domenica 20 aprile 2008

Il PD del Nord

Dopo i risultati elettorali che hanno premiato il centro destra l'attenzione degli esponenti del PD si pone sulla possibilità di organizzare il PD del Nord. Questa idea è nata 15 anni fa ad opera del Sindaco di Venezia Cacciari, il quale in una intervista rilancia la proposta affermando che al Nord occorre "una forza di rappresentanza autonoma, coerenti con i processi di trasformazione come i distretti, il capitalismo personale, la rivoluzione culturale della classe operaia". Cacciari prefigura una "struttura del PD federale, libera nella formazione dei gruppi dirigenti, nelle strategie".
Ritengo che sia urgente pensare al futuro del PD per costruire l'alternanza alle prossime elezioni politiche e per affrontare in condizioni migliori le prossime scadenze elettorali (elezioni europee ed amministrative). La questione settentrionale può essere affrontata in modo efficace se l'idea di Cacciari viene realizzata. L'aggregazione territoriale del Nord (Liguria, Piemonte e Lombardo-Veneto) è già esistente per motivi politici di rappresentatività, economiche (area tra le più sviluppate dell'Europa) e per ragioni culturali. Non condivido la proposta di Cofferati di includere nel Nord l'Emilia Romagna che rappresenta altre omogeneità.
Occorre pensare ad altre aggregazioni del PD nei territori, dove esistono identità e problemi diversi rispetto al Nord, nel Sud e nel Centro.
Inoltre, c'è bisogno che il PD sia presente con potere decisionale là dove nascono i bisogni delle persone cioè nei comuni. I problemi reali e percepiti (sicurezza, legalità e altro) vanno affrontati in queste comunità di base riformando i poteri dei comuni.
Su questi temi occorre che si avvii un confronto efficace e urgente.
Allegati:
Il Nord e il PD
PD del Nord. Tutti contro Cofferati
Cofferati: PD del Nord
Al Nord una sinistra preistorica
Massimo Cacciari sulla questione settentrionale

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ti rendo la visita al nostro blog (pdvedano.blogspot.com). io più che un PD del nord vedrei un nord del PD. Mi spiego: quello che occorre è che nella dirigenza del PD siano presenti esponenti del nord, altrimenti come fai a capirne le esigenze? nell'ultimo governo prodi (tanto per intenderci) non c'era nessun ministro ne sottosegretario lombardo-veneto. e tanto meno ve ne sono ora tra i collaboratori più stretti di Veltroni. non puoi lasciare fuori dal PD la parte più produttiva e popolosa del paese...

Anonimo ha detto...

Occorre che il territorio sia rappresentano direttamente con propri uomini. La proposta del Sindaco di Venezia Cacciari si muove in questa direzione: autonomia nella scelta del gruppo dirigente.

Anonimo ha detto...

In realtà credo che il problema principale sia il radicamento nel territorio del pd al nord come al sud, non tanto la costruzion di un pd al nord.
Ciao

Paolo Borrello
www.paoloborrello.ilcannocchiale.it

daniela ha detto...

Accolgo volentieri il tuo invito a partecipare al blog, anche se sono in momento (che dura già da parecchio tempo) di profonda amarezza e delusione.
Il Pd ha creato grandi aspettative e stimolato un entusiasmo che avevamo dimenticato: grandi idee, grandi progetti, ma le modalità di attuazione non sono state all'altezza. E' mancato quel coraggio che veltroni ha tante volte invocato come necessario a dare una concreta svolta al modo di fare politica. Il coraggio c'è stato quando si è deciso di andare da soli e mi pare che la decisione abbia ottenuto le soddisfazioni che meritava, ma è mancato nella formazione delle liste, nell'organizzazione territoriale, nelle manacate prese di posizione che avrebbero convinto la gente che "facciamo sul serio".
Il centralismo che la dirigenza nazionale ha imposto è stato deleterio: tuttavia non credo che un Partito del Nord sarebbe la soluzione. Vedo questa ipotesi come una rincorsa alle idee leghiste e non mi piacciono le copie. Dividere il Partito in in Partiti territoriali è il contrario di quanto sognavo per il nuovo soggetto politico: un partito di grande respiro, che promuovesse elaborazioni e dibattiti interni per crescere, formarsi, creare una solida indentità, comune a tutta la nazione. Altra cosa invece è l'autonomia che deve essere riconosciuta al territorio: nello Statuto e nella Carta dei Valori è prevista, ma è ancora tutta da applicare.
In quanto a federarsi con l'IdV, certo sono d'accordo, ma la vedo dura: il nostro Partito brilla per divisioni 9nterne (ce le siamo portate pari pari dai due partiti fondatori e siamo anche riusciti a peggiorare la situazione!), figuriamoci se si riesce a federarsi con l'IdV! La campagna elettorale ha visto ogni candidato lavorare in proprio: il coordinamento della segreteria PD è stato puramente di facciata. Se continuiamo così, non andiamo da nessuna parte.
Nella lettera del nostro segretario regionale (e senatore) si legge, tra l'altro, l'invito ad essere vigili e pronti a denunciare gli errori che farà questo governo e a coglierne le promesse disattese: a parte che preferirei che utilizzassimo le nostre energie per per costruire noi stessi, credo che il Governo attuale avrà atteggaimenti e comportamenti molto più responsabili di quelli che ha manifestato nel precedente mandato. Credo tra l'altro che Alemanno farà molto bene a Roma, quindi smettiamola di contare sulle manchevolezze degli altri e vediamo una buona volta di colmare le nostre!
Daniela Granuzzo

Anonimo ha detto...

Condivido le analisi di Daniela sugli errori del PD e sul fatto che lo statuto e la carta dei valori prevedono l'autonomia territoriale del partito. Ma tutto questo non è stato realizzato. Quindi, non bastano gli atti ufficiali e formali per realizzare il cambiamento. Molte organizzazioni che operano a livello internazionali si sono dati un modello non centralizzato con unità indipendenti dal punto di vista della strategia e della organizzazione senza dividersi. Ritengo che il PD dovrà se vuole essere presente nel territorio dotarsi di una struttura autonoma del Nord, così come proposta da Cacciari, "dal punto di vista della leadeership e dei programmi, radicata territorialmente e socialmente". Nel post "Il futuro del PD" ho scritto che il PD deve utilizzare meglio le forze del cambiamento che hanno modificato le regole della società industriale ed hanno accelerato i cambiamenti della società post-industriale e delle organizzazioni.
Il cittadino, che si riconosce nel PD, deve essere considerato una risorsa per innovare il partito attraverso la co-creazione delle scelte che incidono nel territorio e nella vita delle persone. Il cittadino non è soddisfatto se partecipa soltanto alle primarie per eleggere la nuova classe dirigente. Pertanto, credo che occorre costruire un nuovo rapporto con il territorio e con le persone, avviare un modello di partito federalista ed essere presenti con potere decisionale nei luoghi dove nascono i bisogni delle comunità.