giovedì 31 luglio 2008

Il Partito Democratico e la rete

L’avvento di una nuova tecnologia della comunicazione, di norma, non è semplicemente l’avvento di uno strumento per veicolare contenuti. E’ qualcosa di più: l’avvento di un modo di pensare, di rapportarsi agli altri, di leggere il mondo. E così internet, negli anni, non si è rivelata soltanto un potente mezzo per diffondere su scala mondiale informazioni e conoscenze, ma ha prodotto al suo interno la nascita di inedite forme di comunicazione, oltre ad integrare quelle precedenti come radio, stampa, televisione, cinema e così via, nonché di una nuova filosofia di vita o, se vogliamo, di un nuovo modo di organizzare i saperi e di relazionarsi agli altri imperniato sulla logica della rete.
Una logica fluida, inclusiva, degerarchizzata, orizzontale. Il web è un mondo in cui milioni di persone hanno, almeno in potenza, la possibilità di accedere ad una ragnatela mondiale di contenuti arricchendola, in maniera relativamente facile e libera, di contributi propri e originali. Si sviluppano spontaneamente, senza alcuna direttiva calata dall’alto e senza alcun disegno preciso, comunità virtuali composte da un fitto reticolato di pagine web nel quale è difficile intravedere una gerarchia, anche se di certo alcuni nodi sono più frequentati e centrali di altri.
I vari siti, blog, forum, community e così via si connettono a vicenda attraverso i link e ciò che ne viene fuori sono aggregati dai contorni fluidi, sfuggenti, che riuniscono al loro interno contenuti simili e quegli utenti che condividono interessi, passioni, convinzioni. L’accesso è relativamente libero per ogni tipo di internauta e i rapporti, all’interno di questi aggregati, sono per lo più informali, in genere regolamentati soltanto dalle abitudini o dalle regole non scritte del buon senso e dell’educazione (come la cosiddetta netiquette).
Siamo lontani dalle gerarchie che limitano la libertà d’espressione e la circolazione delle conoscenze nelle università, nelle imprese, nella pubblica amministrazione, ma anche nei giornali o nei mass media. Per non parlare dei partiti: in crisi di identità, almeno nel nostro paese, da tanti anni. Da quando la caduta del Muro di Berlino e gli scandali di Tangentopoli spazzarono via i partiti tradizionali, chiusi, logori, corrotti e oramai fossilizzati, e costrinsero quelli rimasti a ripensarsi ed aggiornarsi, avviando un lungo e tormentato percorso che a quanto pare non si è ancora concluso.
Probabilmente non è un caso che il partito di maggior successo degli ultimi quindici anni sia stato in realtà un non-partito come Forza Italia, nato più in televisione e sui media piuttosto che all’interno delle istituzioni e contrapposto sin dalla sua nascita, nel 1994, ai partiti tradizionali che all’epoca toccavano il fondo della loro impopolarità.
Il Partito Democratico, nel 2007, è nato anche per dare una svolta a quella interminabile e inconcludente fase di transizione cominciata almeno venti anni fa; è nato dalla fusione (a freddo, dicono alcuni) di Democratici di Sinistra e Margherita: i primi erano i principali eredi del Partito Comunista italiano e non erano riusciti a rendere la loro formazione un moderno partito socialdemocratico a vocazione maggioritaria, paragonabile ai partiti socialisti delle grandi democrazie europee, mentre la Margherita altro non era che un cartello elettorale dall’identità vaga, nato pochi anni fa per raccogliere al suo interno il Partito Popolare, cioè ciò che era rimasto della sinistra democristiana, più qualche modesta scheggia centrista.
Il Partito Democratico è nato anche perché le precedenti formazioni politiche erano giunte alla frutta e non riuscivano ad acquisire consensi, appartenendo ancora troppo al passato. Bisognava ripartire da zero e per farlo non occorreva un nuovo simbolo (la politica italiana ne avrà partoriti migliaia) ma una nuova identità che non fosse la mera somma di Ds e Margherita. E occorreva (anzi, occorre ancora) una nuova idea di partito: non evanescente e plebiscitaria come quella berlusconiana, ma neanche rigida, gerarchizzata, verticale, lenta, pesante come quella dei partiti tradizionali, Ds compresi. Servirebbe una struttura di partito che avvicini i giovani e che riesca accessibile e comprensibile alle persone comuni, senza i riti e le liturgie dell’antica politica politicante e senza il vuoto linguaggio politichese troppo simile all’antilingua di Calvino.
Bisognerebbe, in poche parole, introiettare nel Partito Democratico la logica democratica ed orizzontale della Rete. Non è passato neanche un anno dalla sua nascita e i segnali che arrivano dal suo interno sono tutt’altro che incoraggianti. Il Partito Democratico sembra inchiodato agli uomini e alle idee del passato.
Antonio Cilardo
http://www.luomoqualunque.splinder.com/

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martedì 29 luglio 2008

Assegni sociali: pasticcio del veronese Matteo Bragantini

I cittadini italiani che versano in stato di bisogno, che non hanno 10 anni di contribuzione e che hanno compiuto 65 anni di età non potranno beneficiare dell’assegno sociale se l’art. 20, comma 10, del disegno di legge n. 949 non verrà modificato dal Senato. Norma
Il merito di questa operazione è da attribuirsi ai deputati Matteo Bragantini, leghista e veronese, e Karl Zeller, Svp, i quali hanno presentano due emendamenti di modifica dei requisiti per il diritto all’assegno sociale al fine di limitare l’accesso alla prestazione sociale degli extracomunitari.
Bragantini ha proposto il limite di residenza di almeno 10 anni e Zeller il limite di aver lavorato con un reddito pari all’importo dell’assegno sociale.
Il risultato dell’unificazione degli emendamenti prevede che per aver diritto alla prestazione occorre aver lavorato e soggiornato 10 anni in Italia.
Questa conclusione penalizza circa 700 mila persone che si trovano in stato di bisogno (casalinghe, anziani senza redditi, religiosi ed altre categorie). L'assegno sociale rappresenta per molti anziani un sostegno per la sopravvivenza.
L’odio verso gli extracomunitari ha reso ciechi i due deputati che non hanno capito che la discriminazione si sarebbe estesa ai cittadini italiani anziani e bisognosi di sostegno ed assistenza.
I requisiti attuali dell’assegno sociale sono i seguenti:
- 65 anni di età;
- La residenza in Italia;
- I redditi devono essere inferiori ai limiti stabiliti ogni anno dalla legge. Nella valutazione dei redditi sono compresi quelli del coniuge.
Per il 2008 tali limiti sono pari a euro 5.142,67 annui se il richiedente è solo e a euro 10285,34 annui se l’interessato è coniugato.
L’importo dell’assegno sociale per il 2008 è pari a euro 395,59 mensili. Assegno Sociale
Se il Senato non provvederà a modificare la normativa, introdotta dalla Camera dei Deputati su iniziativa di Matteo Bragantini e Karl Zeller, dal 1 gennaio 2009 varieranno i requisiti per il diritto all’assegno sociale, i quali sono molto restrittivi rispetto a quelli in vigore. Pertanto, i cittadini italiani ultra sessantacinquenni che si trovano in condizioni di indigenza non potranno usufruire di tale prestazione se non sono in possesso dei nuovi requisiti proposti dai deputati Bragantini e Zeller.
L’on.le Bragantini ha svolto un bel servizio ai cittadini italiani e veronesi. Una grande mortificazione per la città di Verona che accoglie associazioni e volontari che operano a favore dei soggetti più bisognosi e sfortunati e non merita di essere presentata come la madre di chi non condivide l'amore per il prossimo e la solidarietà.

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sabato 26 luglio 2008

Intervento di Federico Testa su D.L. n. 112

Si riporta l’intervento alla Camera dei Deputati dell’on.le Federico Testa sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008: Sviluppo economico, semplificazione, competitività, stabilizzazione della finanza pubblica e perequazione tributaria.
Si tratta di una normativa presentata, prima sulla stampa e anche qui in Aula, come un intervento di liberalizzazione e di apertura del mercato, con conseguenti vantaggi per i consumatori.
Credo - e cercherò di dimostrarlo - che la sostanza della norma proposta non corrisponda assolutamente a quanto dichiarato, che gli effetti saranno di ulteriore chiusura del mercato e di limitazione della concorrenza e che tutto ciò avrà pesanti conseguenze sulle famiglie, sui cittadini e sulle imprese, che si troveranno a pagare il conto di questa vera e propria controriforma.
Ma prima di analizzare nel merito la proposta, mi si consenta una breve considerazione di metodo, che in questo caso produce pesanti conseguenze anche sul merito del provvedimento. I servizi pubblici locali si chiamano così perché viene riconosciuta la loro rilevanza, ai fini della qualità della vita dei cittadini, e la stessa storia dei servizi pubblici locali nel nostro Paese - e non solo nel nostro Paese - è testimonianza di ciò. Proprio per questo avrebbero meritato, credo, una riflessione ed una discussione di merito approfondita. Si è scelto invece di procedere per decreto, con una norma che giudico raffazzonata, che non produrrà effetti positivi in termini di liberalizzazione e, invece, produrrà effetti pesanti a livello sociale ed economico, oltre ad una serie di difficoltà ed iniquità interpretative, che aumenteranno il contenzioso, che già nel settore è quanto mai diffuso.
Venendo a questo punto, nell'articolo 23-bis il comma 2, è vero, prevede il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali attraverso procedure competitive ad evidenza pubblica (quindi, gara ad evidenza pubblica). Però il comma 3 prevede la deroga (e quindi l'affidamento senza procedura ad evidenza pubblica), purché si tratti di società a capitale interamente pubblico, partecipate dall'ente locale, che abbiano i requisiti richiesti dall'ordinamento comunitario per la gestione in house, e questa possibilità è prevista purché vi siano peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento. Credo che vi siano poche ragioni che non siano ricomprese nelle peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, quindi questa previsione normativa corre il rischio di allargare a dismisura la pratica - ahimè già diffusa - degli affidamenti diretti in house. Ma il punto b) del comma 3 prevede, inoltre, la possibilità di effettuare affidamenti diretti anche a società a partecipazione mista pubblica e privata - tra le altre anche quotate in borsa - nelle quali il socio privato sia stato scelto mediante procedure ad evidenza pubblica. Quindi, sostanzialmente si dice: va bene, la società può essere mista (in una versione precedente era previsto che il privato avesse almeno il 30 per cento, nella versione attuale la quota di partecipazione del privato può essere qualunque, quindi anche l'1 o il 2 per cento). Ma, al di là di ciò, si prevede l'affidamento in house purché sia presente il pubblico e si dice che, in qualche modo, questo diritto all'affidamento diretto deriva dal fatto che il privato è stato scelto tramite gara.
Qui vi è, chiaramente, una confusione e un disallineamento delle finalità rispetto a quanto si prevede, perché è chiaro che un conto è fare una gara, nella quale si va a scegliere a chi affidare la concessione perché offre le migliori condizioni per i cittadini e per le imprese, mentre altro è fare una gara per scegliere un partner. Poi è vero che in qualche modo si collega tutto il ragionamento alla gestione del servizio, ma è chiaro che scegliere il partner tramite gara è cosa molto diversa, proprio perché le finalità sono completamente differenti, rispetto a scegliere il fornitore che possa garantire a cittadini ed imprese le migliori condizioni di fornitura. Si dirà: va bene, ma poi vi è il comma 4 in cui si cerca di limitare un uso indiscriminato di questa previsione normativa, in quanto vi si afferma che l'ente affidante che sceglie una pratica di questo genere deve trasmettere una relazione, e quindi giustificare un po' la sua scelta.
È un peccato che la relazione vada mandata sia all'Autorità garante della concorrenza e del mercato che all'Autorità di regolazione del settore, quindi a due autorità diverse - non si capisce bene perché - che devono esprimere un parere entro sessanta giorni. Trattandosi di due autorità diverse è possibile che ci siano due pareri diversi e che l'Autorità di regolazione del mercato dica che è stato fatto bene mentre l'Autorità di settore che è stato fatto male.
Non si chiarisce, inoltre, se il parere sia o meno vincolante. L'affidamento parte una volta aggiudicata la gara, l'autorità ha poi tempo sessanta giorni. Mi domando cosa succederebbe se il parere dell'autorità o delle autorità fosse un parere negativo e se fosse mai possibile la revoca dell'affidamento. Credo che con una previsione normativa di questo genere daremo da lavorare ai tribunali amministrativi per i prossimi dieci anni. Al comma 5 si prevede la proprietà pubblica delle reti. Sul tema della proprietà pubblica delle reti in dottrina ci sono fiumi di parole scritte, si discute se proprietà e gestione debbano andare insieme e sui vantaggi e svantaggi delle due ipotesi. La previsione in oggetto lascia non risolti alcuni temi quali ad esempio, nel settore della distribuzione del gas, le modalità con le quali il pubblico potrà ricomprare l'80 per cento delle reti di distribuzione del gas che, in questo momento, sono di proprietà dei privati. Sulla base di tale previsione normativa, evidentemente le amministrazioni locali dovranno indebitarsi, allo scopo di ricomprare dai privati le reti che sono state dai medesimi costruite e sono attualmente di proprietà dei privati. Trascuriamo per il momento il tema della determinazione del prezzo al quale tale operazione verrà effettuata: al riguardo i tribunali amministrativi del nostro Paese sono, in questo momento, assolutamente ingolfati di procedimenti legali, proprio perché la cosa non è chiara dal punto di vista legislativo.
Al comma 7 si prevede che le regioni e gli enti locali possano definire i bacini di gara per i diversi servizi. Si dà quindi a soggetti che fino ad oggi hanno avuto tutto l'interesse a non definire bacini di dimensioni economiche tali da sfruttare economie di scala ed economie di scopo - che vengono anche citate - la potestà di decidere se fare o non fare i bacini. È evidente che, con ogni probabilità, questi bacini non saranno fatti o saranno fatti in modo tale da non rispondere ai criteri di efficienza economica che si vogliono perseguire ma secondo logiche completamente diverse.
Desidero citare solo un caso: in questo momento, per restare alla distribuzione del gas, le ultime gare per l'affidamento dei servizi di distribuzione sono state vinte da operatori che hanno offerto ai comuni l'85 per cento del VRD che è il margine del distributore. Tali operatori ottengono quindi l'affidamento cedendo in cambio al comune l'85 per cento di quanto incasseranno negli anni futuri. La conseguenza principale di tale meccanismo è che nessuno fa più investimenti nelle reti del gas. Poiché il gas è anche una materia prima con problemi di sicurezza, probabilmente alla conclusione di tali affidamenti, ci troveremo con una rete bucata e con grossi problemi. Si dirà: va bene, ma, a fronte di tutto questo, ci sono delle sanzioni. La sanzione è quella prevista al comma 9, in cui si prevede che i soggetti titolari della gestione di servizi pubblici non affidati mediante procedure competitive non possono acquisire la gestione di servizi in ambiti territoriali diversi. Anche in questo caso, vi è l'eccezione delle società quotate in borsa, per cui, sulla base di questa norma, ci sono imprese e imprese: le imprese di cui al comma 3, lettera b), e quindi le società miste pubblico-private quotate in borsa, possono andare fuori dai territori, le società solamente private no. Secondo me, questa norma finisce alla Corte di giustizia europea in cinque minuti e, comunque, comporterà una serie di contenziosi infiniti, perché si discrimina tra soggetti economici che operano con uguali diritti sul mercato.
È evidente che la sanzione non è idonea ad ottenere il risultato che si vuole raggiungere, che è quello di superare la dimensione localistica del servizio pubblico. Infatti, se sono il sindaco di una piccola comunità e ho voglia di fare la mia piccola azienda locale in house, con il mio piccolo consiglio di amministrazione e con il mio piccolo collegio sindacale, in realtà, non ho nessun interesse ad andare nel comune vicino, perché comunque preferisco mantenere quel pezzo di potere che mi è garantito da questi meccanismi di affidamento, che si sono consolidati nel tempo. La sanzione, quindi, non funziona e una sanzione che non funziona consente la prosecuzione di comportamenti che non rientrano tra le finalità dichiarate di questo provvedimento. C'è un ultimo tema che mi sento di sollevare: al comma 10 si prevede l'emanazione di una serie di regolamenti. La lettera h) del comma 10 prevede, nella disciplina di affidamento, idonee forme di ammortamento degli investimenti e una durata degli affidamenti strettamente proporzionale ai tempi di recupero degli investimenti. La cosa ha una sua logica, ciPag. 81mancherebbe altro, ma c'è un problema. Visto che siamo partiti con gli esempi sul settore del gas, continuiamo su questi: gli impianti di distribuzione del gas hanno una durata di ammortamento di 60 anni.
Sulla base della lettera h), quindi, si prevede di fare affidamenti proporzionali ai tempi di recupero degli investimenti, cioè affidamenti per 60 anni. È chiaro che il tema della durata degli affidamenti è un tema delicato: in dottrina ci sono discussioni, bisogna trovare il giusto punto di equilibrio tra il fatto di favorire gli investimenti da parte delle imprese e, dall'altro, non consolidare situazioni di monopolio.
Anche questa mi pare una buona dimostrazione del fatto che il problema, nel suo complesso, avrebbe richiesto un approccio diverso e più meditato. Per tutte queste ragioni, quindi, come il fatto che, a mio avviso, questa normativa non risolverà i problemi che ha dichiarato di voler risolvere e anche dal punto di vista di tutte queste incongruenze, che, secondo me, davvero aumenteranno il contenzioso già molto presente nel settore, e quindi finiranno per lasciare tutto immutato, non posso che ribadire il rimpianto per un'occasione oggettivamente persa ai fini della modernizzazione del settore e, più in generale, del Paese.
È un'occasione persa, che produrrà un aumento del contenzioso e certamente andrà nella direzione opposta a quella della creazione di un mercato vero, a vantaggio dei cittadini, delle famiglie e del sistema delle imprese.

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martedì 22 luglio 2008

Assemblea giovani PD

Si è svolta a Quinzano l’Assemblea dei giovani del PD di Verona per eleggere due rappresentanti negli organi del partito. Sono stati eletti all’unanimità Federico Benini, 19 anni, e Giacomo Marani, 18 anni, rispettivamente coordinatore del comune di Verona dei giovani PD e membro del coordinamento comunale del PD. Gli eletti hanno confermato l’impegno di collaborare insieme al fine di integrare le attività dei giovani di Verona a quelle del circolo cittadino del PD.
Giacomo ha presentato la propria candidatura esponendo alcuni punti programmatici: - lavoro di risposta alla popolarità della giunta Tosi; - rinnovamento: ruolo attivo dei giovani anche in vista delle future elezioni (provinciali, prossime amministrative...); - formazione politica; - approfondimento, in modo concreto e specifico, delle tematiche sociali.
“Credo, ha dichiarato Federico Benini, che immediatamente sia opportuno creare una catena con i responsabili delle otto circoscrizioni e mettersi in contatto con tutti i giovani presenti in esse, giovani che magari sono stati iscritti alla Margherita o ai DS negli anni passati e poi non hanno rinnovato la loro adesione, giovani che magari hanno partecipato alla vita politica, ma senza essere mai stati in possesso di una tessera, ma anche giovani che si sono timidamente affacciati all’esperienza politica e hanno lasciato traccia del loro passaggio”.
“Una volta coinvolti tutti questi ragazzi, continua Federico, è necessario trovare un referente territoriale per ogni circoscrizione che si impegni a collaborare strettamente con il suo circolo, con i giovani consiglieri, e che partecipi ai vari consigli della propria circoscrizione. Il suo compito a sua volta sarà quello di coinvolgere altri giovani del proprio territorio nell’attività del partito”. “Non ci sarà, afferma Federico, alcun esecutivo nel coordinamento giovanile comunale, gli otto referenti delle circoscrizioni avranno un ruolo di supporto per il coordinatore comunale, in quanto la loro sensibilità per il territorio sarà il vero motore per l’avanzamento di proposte a livello di esecutivo comunale, che grazie a Giacomo Marani, diventerà il nostro principale interlocutore”. Una volta costituita questa rete con le circoscrizioni e individuati i vari referenti, conclude Federico, ci saranno delle riunioni a livello comunale, ma strettamente legate all’organizzazione del partito. Per questo, il primo modo per farsi conoscere è essere presenti nei banchetti delle varie zone comunali”.
Giacomo Marani si è impegnato ad essere non solo il referente tra esecutivo comunale e generazione democratica, ma a dare spazio alle sensibilità dei giovani nella politica cittadina con strumenti che valorizzano la partecipazione ed il confronto.
“Il giovanile è la classe dirigente di domani, dichiara Giacomo, quindi noi puntiamo al rinnovamento della classe dirigente, che deve essere preparata quindi avere le conoscenze e deve essere pronta per le responsabilità che verranno assunte”.”Come giovani, continua Giacomo, noi abbiamo l'obbligo di formarci. Sarà importante incontrare i nostri amministratori per capire cosa succede nel consiglio comunale e preparare proposte e iniziative. Il giovanile vuole essere un laboratorio di idee, dove ogni idea seria verrà presa in considerazione. Il nostro compito è quello di produrre iniziative e progetti costruttivi. In questo momento ne abbiamo alcune già in cantiere come Ostello, Fondazione Arena, Politiche sociali che dobbiamo portare avanti e proporne di nuove”.
"Il dialogo con tutte le realtà della società civile, afferma Giacomo, che vanno dalla scuola, all’università, al volontariato. Il nostro obbiettivo è il dialogo con tutti e cercare di avvicinare al nostro gruppo tutte le persone che lo desiderano. Una cosa che ritengo importante è l’affrontare i problemi con impegno e coraggio, pensando soprattutto al futuro della nostra città ed alla valorizzazione delle sue potenzialità".
"Un tema a parte, conclude Giacomo, che è molto caldo in città è "Il diverso", che sono in primis gli immigrati ma anche tutte le persone con handicap e i poveri. Queste persone meritano una riflessione a parte anche se siamo giovani abbiamo il dovere di sapere dell'esistenza e parlare di questi problemi. Cercare di capire tutte le tematiche giovanili : Droga , Alcool, Lo "Sballo. Tutte cose che ci riguardano da vicino e noi cercheremo di affrontare queste nuove mode che nella maggior parte sono pericolose. Penso ai tanti ragazzi che vivono in case famiglia e penso che questi ragazzi sono sempre di più. Quindi anche noi dobbiamo capire e farci un idea, sapendo che Verona è la città con maggior divorzi dell'Italia. Dobbiamo assolutamente affrontare i problemi delle famiglie".
L’assemblea non si è limitata agli adempimenti statutari, ma ha realizzato un confronto ed elaborato delle proposte, tra cui si elencano le seguenti:
- Attività di radicamento nell'università. Organizzazione di appuntamenti fissi di vario tipo, che fungano da luogo di incontro, di socializzazione, di scambio e di formazione culturale e politica. Valorizzare la presenza di studenti erasmus e la vocazione internazionale delle attività universitarie, puntando a mettere al centro l'Europa.
- Riappropriarci del tema dei diritti civili.
- Battaglia sul (mal)costume delle nomine politiche negli enti. I giovani chiedano che il PD assegni a persone competenti e in modo trasparente i ruoli dirigenziali.
- (soprattutto per il ruolo di Giacomo in esecutivo cittadino) Utilizzo dei media, il circolo cittadino assieme ai Giovani del PD rispondano sui media alle sparate e alle inefficienze della giunta Tosi, diffondendo un messaggio che arrivi ai nostri coetanei.
- Il finanziamento della giovanile: dobbiamo essere finanziariamente indipendenti. A questo scopo non possiamo semplicemente autolegittimarci a chiedere fondi a destra e a manca, bisogna inventarsi iniziative e lavorare. Partecipare, ad esempio, al lavoro nelle feste (come fanno i ragazzi a Casaleone gestendo un bar nella Festa della Birra, o dando la disponibilità a montare e smontare le feste) è un buon modo per acquisire credibilità ("ah che brai sti butei che i se impegna") e guadagnare qualche soldino.
- Essere operativi nella realtà politica veronese: supportare il nostro gruppo consiliare in comune e in provincia in tutte le iniziative che riteniamo importanti.
Auguriamo ai giovani del PD che stanno marciando con impegno ed unità un buon lavoro politico per la loro crescita e per la città di Verona che merita tantissimo e, pertanto, dovrà essere gestita con solidarietà e giustizia, rifuggendo le discriminazioni e le prove di forza. Da questi giovani ci attendiamo una stagione di pace, di tolleranza e di rinnovamento.

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venerdì 18 luglio 2008

Alessia Mosca e Gianluca Benamati rispondono

Alla lettera aperta dei dipendenti dell’INPS di Verona sui problemi della P. A. e sul taglio del salario accessorio rispondono Alessia Mosca, deputata del PD e segretario della commissione lavoro, e Gianluca Benamati, deputato del PD e membro della commissione attività produttive. “Sul DL sullo sviluppo economico 112, dichiara Alessia Mosca, il governo ha calpestato tutte le prerogative parlamentari. La Commissione Lavoro, di cui faccio parte, per protesta a questa modalità di lavoro ha deciso di non esprimere il proprio parere. Inoltre, sarà posta la fiducia e, quindi, non sarà possibile fare alcun intervento migliorativo. Nonostante questo, ho preso posizione sul tema da lei sollevato come può trovare nelle dichiarazioni che le invio in allegato e procederemo con alcuni ordini del giorno, che speriamo il governo potrà accogliere”. “Credo che si stiano compiendo dei passi molto pericolosi per lo sviluppo del nostro paese, continua Alessia Mosca. Per quanto mi sarà possibile, date le condizioni in cui l’opposizione è costretta a lavorare, cercherò di fare tutto quanto si potrà per correggere quelli che ritengo essere dei gravi errori”. Il Governo ha chiaramente scelto di puntare sull’effetto annuncio per fare breccia tra gli elettori. L’ultimo esempio arriva dalla strategia seguita nel settore della Pubblica Amministrazione. Dopo aver cavalcato la protesta contro i “fannulloni”, arriva il momento delle decisioni e le promesse si sciolgono come neve al Sole. La manovra d’estate, tra una serie di altre cose discutibili, taglia del 10% la componente integrativa dello stipendio legata ai risultati: quindi, le amministrazioni pubbliche efficienti non saranno da oggi in poi più incentivate a fornire servizi di qualità ai cittadini, dietro la promessa di una ricompensa. E’ esattamente il contrario di quanto serve. Non bisogna solo tagliare, ma anche premiare quelle realtà che si dimostrano efficienti e capaci di rispondere con solerzia alle esigenze dei cittadini/consumatori. Il governo preferisce i fuochi d’artificio e butta via il bambino con l’acqua sporca. Alla faccia della tanto sbandierata volontà di aumentare la produttività e di premiare il merito nella P.A.”.
"Sulla riforma della Pubblica amministrazione il governo fa propaganda e contraddice quanto fino ad oggi sbandierato. La proposta di riforma avanzata dal ministro Brunetta soffoca il merito e livella verso il basso la qualità dei servizi". Lo afferma la deputata del Pd e segretaria della commissione lavoro della Camera, Alessia Mosca, intervenendo nel corso del dibattito sulla manovra finanziaria. "Anziche' colpire i fannulloni e le rendite di posizione - prosegue l'esponente del Pd - il piano del governo taglia la componente dello stipendio legata alla produttività' e lascia immutati i privilegi". Conclude Mosca: "E' un brutto segnale, alla vigilia di una stagione di rinnovi contrattuali che dovrebbero segnare la promozione del merito e della produttività anche nel settore pubblico".
“Tutte le sue preoccupazioni sono da me condivise nel merito, dichiara Gianluca Benamati. La mia e la nostra battaglia è quella tesa a modificare il più possibile questo provvedimento. Non le nascondo che in relazione alla composizione numerica della camera dei deputati ed alla considerevole maggioranza di cui il governo dispone, così come in relazione al frequente ricorso alla fiducia, nutro poche speranze sulla possibilità che si possa bloccare questo provvedimento che, ancor prima che iniquo, e' profondamente sbagliato. In ogni caso sia sicuro del mio impegno e della mia consapevolezza di quanto il mio voto significhi per lei”.
Su problemi molto importanti come quello dell'efficienza della P. A. il Governo non consente un confronto ed un dialogo serio in Parlamento al fine di adottare provvedimenti giusti ed efficaci per il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione e non propagandistici.

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giovedì 17 luglio 2008

Intervista a Enzo Carra

L'intervista all'on.le Enzo Carra, giornalista professionista e deputato del PD, tratta diversi argomenti: - Il ruolo dell'opposizione del PD; - I problemi della giustizia; - La famiglia; - La Pubblica Amministrazione. Le posizioni di Enzo Carra sono equilibrate e condivisibili e rappresentano un visione, nata dall'esperienza e dai valori in cui crede, molto operativa per innovare il paese.
In quest’ultimo periodo sono stati in molti a scrivere su come svolgere il ruolo dell’opposizione: - L’opposizione responsabile di Piero Ostellino (Corriere della Sera del 18 giugno); - Saper fare l’opposizione di Giovanni Sartori (Corriere della Sera del 21 giugno); Come fare l’opposizione di Gianfranco Pasquino (L’Unità dell’1 luglio). Ritengo che fare l’opposizione non contrasti con il dialogo su specifici argomenti che interessino il paese e che il dialogo dipende in massima parte dalla credibilità e dai contenuti che esprime la maggioranza e dalle proposte presentate dall’opposizione. Secondo lei che tipo di opposizione dovrebbe esprimere il Partito Democratico in Parlamento e nel paese?
Il Pd deve esprimere un’opposizione riformista. Diversa cioè nei toni e nei contenuti da quella precedentemente svolta dalla sinistra cosiddetta radicale e oggi dall’Italia dei Valori di Di Pietro. Il Pd deve proporre, stimolare. Opporsi decisamente quando è il governo a sbagliare terapie, a non fare le riforme di cui l’Italia ha tanto bisogno.
In questi giorni cento costituzionalisti hanno firmato un appello nel quale esprimono “insuperabili perplessità di legittimità costituzionale” sull’emendamento blocca-processi e sul lodo Alfano sull’immunità temporanea per le alte cariche dello Stato e chiedono l’adesione in difesa della Costituzione. Il problema dei rapporti tra politica e magistratura è stato peggiorato dall’esigenza del premier di varare leggi ad personam che lo mettano al riparo dai processi che lo interessano. Condivide l’appello e che propone per uscire da questa trappola che non serve al paese e non riforma la giustizia?
L’emendamento blocca-processi è stato bloccato – scusate il bisticcio – dall’approvazione del lodo Alfano al quale il Pd si è opposto. E’ evidente che un provvedimento così grave e così personalizzato non può che peggiorare un rapporto tra politica e magistratura già molto deteriorato. Capisco le ragioni dell’appello dei 100 costituzionalisti, ma anch’io ne faccio uno, di appello. Se si vuole salvaguardare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura e non si vuole lasciare la politica in balia di pressioni e minacce di ogni genere. Se si vuole lasciare la obbligatorietà dell’azione penale senza che questa diventi una clava da agitare contro la politica. Se si vuole tornare ad un equilibrio tra i poteri senza doversi preoccupare soltanto delle garanzie dei vertici dello Stato. Se si vuole tutto questo si deve ritornare all’articolo 68 della Costituzione e alle guarentigie per i parlamentari. Naturalmente l’immunità va drasticamente ristretta ai cosiddetti delitti propri. E basta.
Durante la campagna elettorale il centro destra si presentava sensibile ai problemi della famiglia e dei redditi bassi. Nelle misure prese in questi due mesi emerge che il governo ha soltanto varato per la famiglia la carta per gli acquisti, una misura caritatevole ed umiliante, ed ha tralasciato la introduzione del bonus bebè e del quoziente familiare. Che interventi dovrebbero essere presi per difendere le famiglie con redditi bassi dall’inflazione e dalla congiuntura economica sfavorevole?
Io penso che per la famiglia si debba prima o dopo giungere alla soluzione “principe” del quoziente familiare. In questi giorni alla Camera si sono discusse alcune mozioni su questo argomento e si è deciso di affrontare il problema nel concreto a settembre. Non credo che arriveremo al quoziente familiare, ma certo si potrebbe arrivare con un’azione concertata tra opposizioni e parti della maggioranza a qualche risultato meno indecente a favore delle famiglie italiane.
Il ministro Brunetta ha speso molte energie nel rendere trasparenti alcuni comportamenti e fatti della Pubblica Amministrazione (retribuzioni, permessi sindacali, distacchi sindacali ed altro). Inoltre, si accanisce contro i fannulloni come se i lavoratori pubblici fossero tutti degli irresponsabili. Rendere trasparenti alcuni avvenimenti è utile se vi è un disegno di cambiamento che ancora non riesco ad intravedere chiaramente. Ma se esiste una proposta del Ministro occorre su questa coinvolgere i lavoratori, i sindacati, i manager e tutte le risorse della P. A. altrimenti si corre il rischio di abbaiare soltanto. Il cambiamento è un processo che non può essere imposto dall’alto ma deve coinvolgere tutte le risorse. Cosa pensa di questo strano modo di procedere e dei contenuti che fino a questo momento ha espresso il ministro Brunetta?
Capisco che il ministro Brunetta ha dalla sua parte una certa opinione qualunquistica che vede nella pubblica amministrazione una palude di inefficienza. Capisco la necessità del coinvolgimento di “tutte le risorse” (umane). Direi, però, che la strada giusta sia quella di dichiararsi del tutto disponibili a ogni processo di modernizzazione e di restituzione dell’efficienza alla pubblica amministrazione. E non soltanto di dichiararsi ma anche di fare qualcosa in questo senso.

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mercoledì 16 luglio 2008

Fannulloni in agitazione?

Non era difficile prevedere che i lavoratori pubblici si sarebbero organizzati per contrastare i provvedimenti e le intenzioni del Ministro Brunetta. In tutta la Regione Veneto sono state organizzate dalle Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL delle assemblee molto partecipate per spiegare le posizioni del Ministro della Funzione Pubblica, la visione delle organizzazioni sindacali, le diversità ed i motivi di contrasto.
Quali sono concretamente i problemi di questi lavoratori che negli ultimi tempi si sono visti criminalizzati come l’unica causa dei mali della Pubblica Amministrazione? Questa domanda la rivolgiamo a Francesco Bisognano, segretario regionale della funzione pubblica della Cisl.
“Il Governo ed il Ministro competente, afferma Bisognano, inganna la gente con la pubblicazione delle retribuzioni dei pubblici dipendenti manipolandole con aggiunta delle spese politiche per consulenze e contratti ad personam. Dimostra di essere incompetente nel momento in cui ritiene che non è aumento di produttività avere dimezzato il personale degli enti e aumentato i servizi dando risposte in tempo reale ed impreparato nel disconoscere che lo sviluppo organizzativo e professionale dei dipendenti ha prodotto miglioramenti eccezionali nelle attività certificate dalla relazione della Corte dei Conti sulla qualità e quantità dell'accertamento Contributivo e Fiscale”.
“Il centro destra ha disatteso l’impegno elettorale di diminuire i costi della politica, continua Bisognano, e realizza per decreto la riduzione degli stipendi dei pubblici dipendenti”. I provvedimenti governativi sono interpretati da Bisognano come “il tentativo di esternalizzare i servizi pubblici per realizzare nuove fonti di profitti anziché impegnarsi a migliorare la gestione di tali servizi con provvedimenti appropriati”.
A Verona, come in tutte le altre città venete, è stata promossa da CGIL, CISL e UIL un’assemblea dei lavoratori dell’Inps, Inail, Inpdap e Agenzia delle entrate della Provincia presieduta da Cipriani Luca della CGIL e da Francesco Bisognano della CISL, i quali hanno spiegato a tutti i partecipanti le ragioni dello stato di agitazione, le contraddizioni e le inefficienti misure varate dal Governo. Tra questi motivi vi è la disapplicazione a partire dal 2009 della contrattazione integrativa e del salario accessorio finalizzato all’aumento della produttività e della qualità dei servizi. Il salario accessorio rappresenta in un anno circa 5 milioni di euro per i dipendenti dell’INPS e dell’Agenzia dell’Entrate e 2 milioni di euro per i lavoratori dell’Inail.
Tutto questo accade nel momento in cui nel settore privato vengono detassati lo straordinario ed i premi di produttività e la riforma della contrattazione è finalizzata ad incrementare gli spazi e le competenze della contrattazione di secondo livello rivolta all’aumento della produttività.
Tra i numerosi partecipanti all’assemblea vi è la preoccupazione che il Governo voglia privatizzare la gestione dei servizi pubblici e avviare contratti di lavoro stipulati fra datore di lavoro e singolo dipendente.
Il disegno del ministro Brunetta è quello di ridimensionare le materie oggetto di contrattazione e le responsabilità organizzative del management al fine di disciplinarle per legge. Questo disegno contrasta con i principi che ispirano l’organizzazione dell’impresa pubblica e privata: - La condivisione degli obiettivi è determinante per avviare il cambiamento nella P. A.; - Il depotenziamento del ruolo e delle responsabilità del management pubblico per concentrare il potere nel Governo non facilita l’adattamento dell’impresa pubblica ai cambiamenti veloci che avvengono nella società e nel mondo.
“L'articolo 67 del D.L 112 /2008, afferma Rosalia Lo Presti della CISL, taglia completamente per l'anno 2009 le risorse per i trattamenti economici accessori e colpisce indiscriminatamente anche quegli Enti in cui l'erogazione di tali trattamenti ormai da decenni è legata alla misurazione ed al monitoraggio costante del raggiungimento dei progetti e degli obiettivi fissati con piani annuali. Per mesi è stata condotta una vergognosa campagna mediatica in cui tutti i dipendenti pubblici venivano rappresentati dal Ministro della Funzione pubblica come fannulloni, assenteisti, nullafacenti, parassiti e causa di tutti i mali dell'economia italiana. Se alla Fiat nominassero un amministratore delegato che avesse altrettanta opinione dei propri dipendenti, che spazi di cambiamenti e miglioramenti pensate ci potrebbero essere?”
I provvedimenti del Governo riguardano anche i periodi di malattia, la reperibilità durante tale evento ed i relativi controlli. “A cosa serve tenere agli arresti domiciliari chiunque è assente per malattia, dichiara Lo Presti, creando situazioni discriminanti tra lavoratori pubblici e privati, se poi non si riesce a colpire chi effettivamente ne abusa. Non serve scomodare la Guardia di Finanza per controllare i finti malati, come avrebbe intenzione di fare il ministro Brunetta, basterebbe che i nostri dirigenti svolgessero il lavoro di controllo per il quale sono pagati. Lasciamo, quindi, che la Guardia di Finanza si dedichi a lavori ben più utili per l'economia del paese e non spacciamo quelli che sono i vari disegni di questo governo come tentativi di dare finalmente un volto nuovo alla pubblica amministrazione italiana. Qui è in atto un vero e proprio attacco non solo alla pubblica amministrazione in cui interi settori sono palesemente oggetto di appetiti da parte dei privati, ma siamo di fronte ad un vero e proprio tentativo di smantellamento dello stato sociale”.
Nel precedente post “Organizzazione e lavoro nella P. A.” dell’8 luglio sono stati sottolineati i problemi della P. A., l’urgenza avvertita dai cittadini e dalle imprese di usufruire di servizi pubblici migliori, i provvedimenti del Governo che non si condividono ed in linea generale i cambiamenti da realizzare.
Ritengo che le molteplici cause del malfunzionamento della macchina pubblica potranno essere rimosse intervenendo sui seguenti temi:
- Management pubblico, il quale ha la responsabilità dei risultati e deve essere rimosso nel momento in cui non riesce a conseguire gli obiettivi assegnati e ad adattare il servizio pubblico ai cambiamenti che intervengono con velocità nell’impresa. I manager devono usare in modo efficace il loro potere di organizzazione, valutazione, incentivazione e sanzione;
- Riforma della contrattazione che privilegi il merito e la produttività rafforzando la contrattazione integrativa;
- Misurazione e trasparenza dei risultati e nuovo rapporto con i cittadini attraverso la creazione di una Agenzia indipendente che valuti e controlli i risultati, il grado di conseguimento degli obiettivi, l’impegno del management pubblico.
Vi è un ultima cosa che vorrei ricordare, la quale non è scritta nei manuali di management. Nelle organizzazioni pubbliche è importante scoprire la solidarietà e la sensibilità sociale verso gli altri, valori che animano l’attività delle imprese non profit e dei volontari poiché tali qualità integrate nella P. A. consentono di assicurare ai cittadini l’erogazione di servizi pubblici adeguati alle esigenze ed alle attese.
Ritengo che i lavoratori del pubblico impiego, i quali intervengono alle assemblee, non sono fannulloni ma operatori che intendono partecipare ed offrire il loro determinante contributo. I fannulloni li lasciamo al Ministro Brunetta ed al management pubblico in quanto è un loro esclusivo problema che occorre risolvere specificatamente evitando di colpire nel mucchio.
Documento
Lettera aperta

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sabato 12 luglio 2008

Touadi entra nel PD

Jean Leonard Touadi, deputato eletto come indipendente nell'IdV, entra nel PD. La scelta di Touadi è maturata dopo la manifestazione di piazza Navona. Il deputato ha inviato una lettera a Di Pietro per spiegare le motivazioni della sua scelta.
''In questi giorni ho vissuto una profonda contraddizione tra alcune mie profonde convinzioni e le posizioni che sta assumendo il partito - spiega Touadi, che aveva già espresso le sue perplessità - Avrei voluto una più netta presa di distanze dalle parole pronunciate contro il Presidente della Repubblica, contro il Partito democratico e, da cattolico praticante quale sono, contro il Papa''. Altro punto di rottura, che ha contribuito alla decisione di Touadi, il deterioramento della ''imprescindibile'' alleanza tra Idv e Pd. ''Già al momento della scelta di non confluire in un gruppo parlamentare unico - afferma il deputato - avevo avuto qualche perplessità. Distinti ma uniti, si disse allora. Con il passare delle settimane le ragioni dell'affermazione della legittima identità hanno finito per oscurare quelle dell'unita". L'on.le Touadi è stato accolto con grande entusiasmo nel PD e Antonello Soro, presidente dei deputati PD, non esita a definirlo un "fatto politico importante che premia il nostro modo di fare opposizione; una opposizione ferma, coerente e non subalterna, sempre rispettosa di tutte le istituzioni".
La mancata unificazione di PD e IdV, impegno preso nelle elezioni politiche, non porta fortuna a Di Pietro, il quale ha dimostrato di non sapere costruire una strategia per il futuro e di focalizzare il suo impegno politico all'oggi con posizioni ed errori che non lasciano intravedere prospettive positive per il paese e di cambiamento per il sistema politico.
All'on.le Touadi esprimo un affettuoso benvenuto e l'augurio di un buon lavoro al servizio del paese e delle fasce più deboli dell'Italia e del mondo.

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venerdì 11 luglio 2008

Salva l'Italia: 5 milioni di firme

"Salva l'Italia!”. S'intitola così la petizione che il Partito Democratico ha promosso e che partirà dal fine settimana per concludersi il 25 ottobre, in occasione della manifestazione nazionale indetta dal partito. La petizione ha al centro due questioni: la difesa delle regole democratiche contro le forzature e le leggi sbagliate del governo; la lotta per far ripartire l'Italia, cominciando da stipendi e pensioni.
Tra i primi firmatari, giuristi come Barbera, Mancina, Elia, economisti e protagonisti del mondo del lavoro come Ruffolo, Sangalli, Colaninno, Messori, Ichino, Baretta, Musi.
“Salvare l'Italia, non il premier” è il titolo della parte istituzionale in cui si indicano problemi e provvedimenti presi a difesa degli interessi privati del presidente del Consiglio e non certo per aumentare la sicurezza.
La maggioranza, che ha puntato in campagna elettorale sul tema della sicurezza, oggi taglia drasticamente fondi e uomini e gioca tutto su provvedimenti demagogici e sbagliati, come la raccolta delle impronte dei bambini rom o il reato di immigrazione clandestina.
Leggi ad personam e un sostanziale “azzeramento” del dibattito parlamentare su una manovra economica improvvisata: questa la miscela avvelenata proposta dal governo e che la petizione vuole battere e fermare.
Così sul versante dell'emergenza sociale la petizione sottolinea l'incapacità del governo di affrontare i problemi della crisi economica, dell'impoverimento e del reddito di chi vive di salari e pensioni e non arriva più alla fine del mese.
Una situazione che il governo ignora, mentre le promesse elettorali vengono clamorosamente smentite. Le tasse, che si diceva di voler abbassare al 40 per cento, cresceranno e resteranno per tutta la legislatura al 42,9%. Mentre per i redditi bassi si inventa la “carta” per fare la spesa, finanziata soltanto per il 2008 e con 200 milioni, ovvero due euro al mese per ciascun anziano con pensione inferiore ai mille euro al mese.
E non basta: il governo reintroduce i ticket sulla sanità e taglia gli investimenti per le opere pubbliche e le spese per garantire servizi essenziali alla crescita, come la scuola dove si perderanno 150 mila posti di lavoro, con classi più affollate e studenti meno seguiti.
Ed ecco le prime firme: Pietro Ichino, Giancarlo Sangalli, Paolo Nerozzi, Pierpaolo Baretta, Adriano Musi, Giorgio Ruffolo, Achille Passoni, Matteo Colaninno, Annarita Fioroni, Francesco Silva, Claudio De Vincenti, Salvatore Brigantini, Marcello Messori, Franco Bassanini, Massimo Brutti, Leopoldo Elia, Carlo Galli, Carlo Fusaro, Claudia Mancina, Augusto Barbera.
Walter Veltroni su Democrazia e salari
"Cinque milioni di firme, dichiara Walter Veltroni per dire no ad un governo che non rispetta le regole democratiche, forza la mano sui temi della giustizia e non fa nulla per far crescere salari e pensioni mentre l’Italia vive una pesante crisi e le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese. Il Partito democratico lancia dalla prossima settimana una petizione e punta a raccogliere milioni di firme tra gli italiani che stanno vedendo come il governo non mantiene gli impegni: avevano detto che le tasse sarebbero scese invece aumenteranno per tutta la legislatura, avevano fatto una campagna elettorale promettendo più sicurezza e ora tagliano le risorse proprio alle forze di polizia, parlavano di innovazione e la scuola avrà centomila insegnanti in meno... Quella del PD è una iniziativa che durerà nel tempo e coinvolgerà i cittadini in tutto il Paese, non la fiammata di un giorno ma una campagna capillare che andrà dove gli italiani vivono. Nelle Feste in tutt’Italia, nelle piazze delle città, anche nei luoghi di lavoro: queste milioni di firme saranno anche la base della grande manifestazione che il PD ha promosso per l’autunno, tenendo insieme la difesa della democrazia, della nostra Costituzione, il rispetto delle regole e la necessità di un intervento immediato e forte per dare respiro e risorse alla famiglie, per rilanciare l’economia".
In questi ultimi giorni l'Istat ha posto all'attenzione un calo reale dei consumi delle famiglie italiane, le quali si sono attrezzate a spendere di meno e a cambiare strategia negli acquisti considerate le difficoltà che vivono per i redditi bassi e per l'inflazione dei prodotti di prima necessità (pane, pasta). Tutto questo accade in un momento in cui l'economia va male e segna nel mese di maggio un calo della produzione del 6,6%. Intanto il governo di fronte a questi gravi problemi di sopravvivenza e di solidarietà sprega le proprie energie con il lodo Alfano e le norme blocca processi che servono solo a Berlusconi e certamente non al paese.
Questa grande testimonianza di vita democratica potrebbe essere organizzata offrendo la possibilità ai siti ed ai blog che sostengono il PD di organizzare direttamente la raccolta delle firme. Perchè non ci viene offerta questa occasione di e-democrazia? Perchè non viene considerato che in rete vi sono cosi tante persone che sostengono il PD? Ritengo che questa è una occasione da non perdere per organizzare tutte le forze di cui disponiamo inclusa la nostra presenza in rete. Lancio un appello a tutti i sostenitori del PD in rete di pubblicizzare l'avvenimento tramite la pubblicazione di un post dal titolo "Salva l'Italia".
Video
Petizione
Scheda
Sottoscrizione

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giovedì 10 luglio 2008

I Centro Commerciali fanno risparmiare?

Per capire i fenomeni sociali occorre quasi sempre andare a ritroso nel tempo, pertanto, superato il primo ”uffa”, forse un po’ di interesse penso si possa trovare nelle righe seguenti .
Circa trent’anni fa esistevano in Italia più di centomila negozi di genere alimentari, un sistema distributivo arcaico e polverizzato, che non poteva offrire prezzi competitivi e assortimenti adeguati ai tempi moderni, ci dicevano.
Cominciarono così a nascere i primi supermercati, subito incalzati da ipermercati e centri commerciali : offerte speciali, assortimenti vasti, con novità continue e allestimenti sempre più accattivanti!
E cominciarono a morire i piccoli negozi , quelli della”siora Maria” per intenderci; oggi ne restano meno di un terzo concentrati nei piccolissimi centri, soprattutto al sud . Poiché si trattava prevalentemente di conduzioni familiari ed il processo si sviluppò lentamente, riassorbire più di 200.000 lavoratori non fu difficilissimo, ma chi visse il fenomeno sulla propria pelle forse avrebbe qualche rimostranza da fare .
Così, sull’esempio della Francia, leader mondiale del settore, cominciammo ad avere anche noi sempre più gigantesche strutture, per lo più collocate in periferia o fuori città, dove si và in auto, all’andata vuota, al ritorno colma di tutto quello che può servire alla famiglia moderna, a volte c’è anche parecchio superfluo, ma è la modernità che avanza .
Oggi non possiamo più acquistare due lampadine e mezzo chilo di pomodori, che necessitano urgenti, dobbiamo diligentemente preparare un listone, salire in auto, farci i nostri 5-10 chilometri e la fila per il parcheggio, perdere due - tre ore, lavorare per riempire il carrello, svuotare il carrello sul nastro della cassa, riempire le sporte, pardon Shoppers, caricarle in auto, portarle in casa e sistemare il tutto nella dispensa, nel frigorifero, nel freezer, in cantina . Ma chissà che bel risparmio! Se ci fosse ancora la siora Maria, da lei di sicuro spendevo il doppio!
Certo il comune o la provincia hanno dovuto modificare la viabilità, abbiamo prodotto un bel po’ di smog con la nostra auto, che tra una cosa e l’altra ( carburante, costo iniziale, manutenzioni ) costa esageratamente cara, un esercito di piccoli commercianti si è dovuto riciclare sul mercato del lavoro, la nostra cara zia, che non ha l’automobile, ogni tanto dobbiamo accompagnarla, perché anche lei deve far la spesa. A proposito e gli anziani che non hanno parenti disponibili come se la sbrogliano? Autobus per i centri commerciali non ce ne sono, boh, qualcuno ci penserà! Forse i servizi sociali del comune, tanto sennò cosa fanno?
I piccoli commercianti si sono forse riciclati, chi gli aveva dato in locazione il negozio comincia ad attaccare speranzoso il cartello “affittasi “sulle vetrine, il falegname, l’elettricista, il frigorista di lavoro ne hanno sempre ( è sperabile …). Mi domando come mai queste categorie abbiano sempre votato centro-destra ….. non è che hanno equivocato il termine “conservatore” ? Magari pensavano che i partiti di destra gli avrebbero “conservato” il lavoro , ma non avevano fatto i conti con il MERCATO !
Chissà perché da un po’ di tempo non se ne parla più di questo Mercato , che sia perché ”globalizzato” piace meno?
Intanto a noi, collettività, restano i costi sociali, da pagare con mancata riduzione delle tasse, salari e pensioni sempre più inadeguati, aria irrespirabile.
Ma abbiamo tanti bei centri commerciali, l’imbarazzo della scelta è il nostro nuovo problema!
Lorenzo Dalai

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martedì 8 luglio 2008

Organizzazione e lavoro nella P. A.

L’attenzione verso la Pubblica Amministrazione sale nei momenti di crisi economica, di valutazione della spesa pubblica ed all’inizio della vita di ogni governo che puntualmente si propone il miglioramento del sistema pubblico. Inoltre, i cittadini avvertono costantemente l’esigenza urgente di una gestione più efficiente ed efficace dei servizi pubblici.
Negli ultimi tempi sono molte le cose che sono state realizzate sul piano normativo ma sono risultate insufficienti per modificare l’urgenza e la necessità, percepita dai cittadini e dalle imprese, di un significativo cambiamento nella gestione dei servizi pubblici.
Molti si esercitano ad attribuire la responsabilità del malfunzionamento della macchina statale ai fannulloni o ai nulla-facenti. Al contrario ritengo che le cause siano diverse e molteplici e bisogna valutare una pluralità di fattori per capire ed intervenire in modo efficace.
Se il problema fosse rappresentato soltanto dai fannulloni basterebbe condurre una lotta efficace a tale “categoria” per risolvere i problemi della P. A.. Purtroppo non è cosi perché non tutti i lavoratori pubblici sono fannulloni anche se la produttività del sistema privato e pubblico in Italia è bassa rispetto agli altri paesi europei.
Nel mese di maggio di quest’anno sono stati realizzati due sondaggi da Istud (Osservatorio Istud) su un campione di 275 manager e da Axis Research (Rapporto Axis) su un campione di 806 cittadini della popolazione adulta.
Da tali sondaggi risulta che il Governo non riuscirà a rendere veramente efficiente il lavoro nella P. A. per il 72,7% dei manager e per il 39% dei cittadini. Mentre hanno fiducia nel miglioramento il 27,27% dei manager ed il 47% dei cittadini.
I manager dimostrano di avere scarsa fiducia nella capacità riformatrice del Governo in carica probabilmente perché sono più coscienti che il cambiamento della P. A. è complesso, interessa il sistema e una pluralità di risorse. I cittadini sono più fiduciosi e coltivano la speranza di una gestione migliore dei servizi.
I manager intervistati sono certi per l’87,27% che l’efficienza della P. A. sia un problema centrale per la ripresa del paese. La risposta prevalente dei manager mi trova d’accordo in quanto l’efficienza del sistema dipende anche da una P. A. che sia in grado di gestire i servizi ai cittadini ed alle imprese almeno quanto lo siano gli altri paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna).
I cittadini individuano le cause dell’inefficienza della P. A.: - Disorganizzazione del sistema per il 48%; Dipendenti fannulloni per il 33%; Cittadini poco collaborativi per il 9%. Inoltre, valutano l’efficienza dei dipendenti statali: - Maggior parte efficienti per il 14%; - Metà efficienti e metà fannulloni per il 54%; - Maggior parte fannulloni per il 25%.
Dal sondaggio risulta che per i manager e per i cittadini la causa principale dell’inefficienza della P. A. non dipende esclusivamente o per la maggior parte dai fannulloni.
La P. A. deve uscire definitivamente dal paradigma tayloristico (divisione del lavoro e lavoro per adempimenti) per cogliere le opportunità offerte dalle forze del cambiamento del terzo millennio rappresentate dalla conoscenza, dal capitale umano e dalle nuove tecnologie. Tali fattori hanno cambiato le regole della società industriale e post-industriale ed accelerato i cambiamenti nel pianeta ormai globalizzato.
E’ necessario elevare la qualità del sistema dell’istruzione nelle scuole superiori e nell’università ed utilizzare in modo efficace la formazione per coloro che sono in attesa di primo lavoro e nell’impresa al fine di influire sulla produttività e sull’incremento del capitale intellettuale.
Numerose ricerche sull’impatto dell’information technology sul sistema produttivo hanno rilevato che l’introduzione della rete nelle imprese porta benefici in termini di produttività e di ricavi.
L’information technology permette di realizzare progetti di e-government ed un sistema informativo integrato ed unitario necessari alla P. A. ed al sistema per operare con efficienza, efficacia ed economicità di gestione.
Dall’utilizzo efficace di tali fattori possono essere risolti numerosi problemi che ostacolano il funzionamento del sistema pubblico tra i quali si indicano:
- La frammentazione, l’orientamento all’adempimento e la pluralità di regole della P. A. non facilita standard elevati di qualità dei servizi pubblici;
- Il sistema pubblico nella gestione dei servizi non fa sistema al suo interno per migliorare i parametri di qualità e di produttività e con l’ambiente esterno (utenti, imprese, enti pubblici) per realizzare le collaborazioni e le integrazioni necessarie a garantire una performance elevata.
- L’evoluzione normativa non può cambiare da sola le routines organizzative consolidate e la qualità dei servizi pubblici, appellandosi esclusivamente alla propria autorità;
- Il mancato adattamento della P. A. al cambiamento proposto da studiosi ed esperti di management e realizzato nelle imprese private spinte dalla competitività nei mercati globali.
Il management pubblico ha precise responsabilità e ad esso compete:
- La capacità di management e di guida (leadership);
- La creazione della conoscenza e la sua applicazione produttiva nei processi;
- Il coordinamento, l’adattamento organizzativo e la produttività, non più rapportata al lavoro manuale ma al lavoro basato sul sapere.
Occorre un management pubblico rinnovato e cosciente delle politiche di cambiamento radicale da attuare, collegato al terzo millennio e non al mantenimento dello status quo. Un management che impieghi in modo efficace il potere di organizzazione, valutazione, incentivazione e sanzione di cui è legittimamente titolare.
Il ministro Brunetta ha pubblicizzato i redditi dei dirigenti del ministero, i dati sulle assenze per malattia o per aspettative sindacali. Tale misura è utile ma risulta insufficiente per realizzare in Italia la total disclosure.
Ritengo che la trasparenza totale dei risultati operativi e di funzionamento di tutti i settori della P. A. e dei parametri di qualità dei servizi pubblici, integrata da analisi, valutazioni e bechmarking permetta di:
- Prendere consapevolezza dei problemi e delle azioni da intraprendere;
- Adeguare la capacità tecnologico-organizzativa dell’impresa pubblica;
- Migliorare la produttività e l’offerta dei servizi pubblici che si ripercuote sui cittadini e sull’impresa privata;
- Realizzare un contesto competitivo nella P. A. che permetta di applicare le best practice da qualunque parte esse provengano;
- Premiare il merito, eliminare i privilegi e le protezioni, riformare la contrattazione e garantire con quella decentrata premi incentivanti rapportati alla produttività ed ai risultati.
Inoltre, occorre porre attenzione alla realizzazione nelle unità periferiche di progetti bottom-up che favoriscano le decisioni prese alla periferia del sistema per affrontare i problemi più complessi alla presenza di elementi di controllo dall’alto;
- Alimentare l’interesse dell’opinione pubblica che potrà verificare in ogni momento il grado di conseguimento degli obiettivi dei piani collegandosi in rete.
Come si può facilmente capire il malfunzionamento della P. A. non può essere addebitato ai fannulloni come semplicisticamente il Ministro Brunetta vuol fare intendere. Occorre guardare le cause strutturali del sistema per scoprire che vi sono problemi di management, di organizzazione, di conoscenza e di selezione e ricerca di talenti che vanno affrontati e risolti per realizzare una nuova stagione per la P. A..
La lotta ai fannulloni è un falso problema che il Ministro Brunetta utilizza strumentalmente. Intanto con il decreto legge n. 112 del 25 giugno è stata disapplicata unilateralmente la contrattazione integrativa di ente e le relative risorse finalizzate al finanziamento della produttività, dell’efficienza e della professionalità dei lavoratori. Questa decisione presa senza dialogo e confronto con i lavoratori pubblici e con le organizzazioni sindacali peserà nel futuro delle relazioni sindacali.
Con il ministro Brunetta si corre il rischio di una eccessiva legislazione che restringa gli spazi contrattuali e delle responsabilità organizzative del management, concentrando il potere nelle mani del Ministero e del Governo. I modelli organizzativi da applicare nei servizi pubblici non possono essere stabiliti per legge in quanto si evolvono di continuo ed occorre per mantenere una performance elevata che si adattino all'evoluzione veloce dei cambiamenti intervenuti nell'impresa e nella società.
Il Ministro Brunetta avrebbe dovuto conoscere e approfondire i contenuti dei contratti integrativi di ente, le metodologie di assegnazione dei compensi incentivanti applicate da ciascun Ente, i piani di lavoro ed i risultati conseguiti ed avviare un confronto con le organizzazioni sindacali per migliorare ulteriormente la contrattazione integrativa.
Sono in molti a sostenere che tutto questo è finalizzato alla affermazione di contratti di lavoro stipulati fra datore di lavoro e singolo dipendente. Mi viene difficile da credere perchè non porterebbe ad un miglioramento dei servizi pubblici.
Ritengo che elementi di novità nella contrattazione integrativa possono essere introdotti: - il merito nella progressione della carriera e nell’assegnazione del salario accessorio; una migliore finalizzazione del salario accessorio a piani reali di miglioramento della qualità e della produttività dei servizi.
Nell’INPS esistono già da molto tempo la misurazione e la valutazione dei risultati, piani di incentivazione, business plan, statistiche mensili, cruscotto direzionale e, quindi, mi risulta molto difficile convincermi della gravità dei comportamenti del Ministro Brunetta. Sono anche convinto che ogni cosa possa essere migliorabile.
Pietro Ichino e Pietro Micheli affermano che “è indispensabile che la cittadinanza sia posta in grado di conoscere, valutare, e chiedere conto di tutto; di partecipare direttamente alla determinazione degli obiettivi fissati dai dirigenti; di controllare se e quanto essi vengono realizzati; di esigere che i dirigenti incapaci di realizzarli siano rimossi. L’esperienza dei Paesi dove le cose funzionano meglio ci dice che tutto questo non è possibile se la trasparenza non è garantita …. da un organo di valutazione veramente indipendente”. Editoriale
Una ulteriore contraddizione del decreto 112 si riscontra nella mancanza di provvedimenti che interessano il management pubblico che copre un ruolo di grande responsabilità.
Allora cosa vuol dire che tutti i lavoratori pubblici, escluso i manager, sono dei fannulloni?
Se qualcuno crede a questo vuol dire che non ha capito proprio nulla dei problemi attuali della Pubblica Amministrazione.
Piano industriale PA
Contributi ed osservazioni

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sabato 5 luglio 2008

Grazie Guido Papalia

Mario Schinaia è il nuovo procuratore di Verona e Guido Papalia con tutta probabilità verrà nominato procuratore a Brescia.

Ho avuto l’opportunità di conoscere il procuratore Guido Papalia quando operava a Reggio Calabria. A quell’epoca vivevo a Villa San Giovanni dove svolgevo attività politica ed ho iniziato a stimarlo fin d’allora per il suo impegno in quella terra molto difficile. Trasferitomi nel 1983 a Verona ho avuto il piacere di incontrarlo ancora e di continuare ad apprezzarlo per l’impegno che ha profuso in questa città e per la sua sensibilità sociale.
Ho letto con molto piacere che molti uomini politici e delle istituzioni veronesi hanno valutato positivamente il suo impegno nella città scaligera.
Il consigliere regionale Gustavo Franchetto afferma che “al procuratore Guido Papalia darei la medaglia della città. E’ un uomo straordinario che ha servito Verona con passione, rigore, comprensione. Forte di un raro senso di legalità ha combattuto i reati con tenacia e imparzialità. Ha liberato la città dalle grandi organizzazioni criminali dedite alla droga, ha risolto i casi più eclatanti di omicidio, ha combattuto la corruzione senza sosta . Un grande Procuratore punto di riferimento anche nei momenti più bui della vita civile e sociale di Verona. A lui un grazie vero, senza riserve, e un grande augurio per il nuovo incarico".
Mi fa piacere che il procuratore Papalia abbia stabilito la sua residenza a Verona così avrò la possibilità di incontrarlo e dialogare con lui.
Al nuovo procuratore di Verona Mario Giulio Schinaia esprimo l’augurio di buon lavoro.

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In difesa della Costituzione

Cento costituzionalisti hanno firmato un documento nel quale esprimono “insuperabili perplessità di legittimità costituzionale” sull’emendamento blocca-processi e sul lodo Alfano sull’immunità temporanea per le alte cariche dello Stato e chiedono di aderire al loro appello “in difesa della Costituzione”.
Clicca per firmare l'appello
Si riportano le dichiarazioni del senatore Paolo Giaretta e dei consiglieri regionali Franco Bonfante e Gustavo Franchetto e di Walter Veltroni, segretario del PD, sulla giustizia.
Il senatore Paolo Giaretta ha affermato che "La norma “sospendi-processi” è un macigno ingombrante sulla strada delle riforme. Altro che battaglia per la sicurezza! Altro che certezza della pena! Per impedire un solo processo, quello che riguarda il Presidente del Consiglio, se ne impediscono oltre 100.000. Processi che riguardano reati gravissimi: solo per fare qualche esempio processi per stupro, rapina, furto, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione, corruzione, omicidio colposo. La Lega parla di combattere l’immigrazione clandestina e la prostituzione di strada. Intanto piega la testa ai voleri di Berlusconi e impedisce lo svolgimento dei processi che riguardano questi ed altri gravissimi reati.
Nessuna democrazia moderna ha mai conosciuto quello che sta accadendo nel Parlamento italiano: la sospensione, per legge, del diritto dei cittadini a vedere celebrati i processi, la sospensione per legge del diritto alla giustizia. È un fatto molto grave. Grave soprattutto perché non avviene negli interessi della collettività, ma nell’interesse di un uomo solo, il capo del governo Silvio Berlusconi, che vede sospeso il processo sul caso Mills in cui è imputato. È il ripetersi di una storia già vista: l’interesse generale sacrificato al particulare del premier.
La norma “sospendi-processi” comporterà danni anche economici per i cittadini che attendono giustizia e intaserà le cancellerie dei tribunali con un carico burocratico insostenibile (dovranno essere spedite a imputati, testi, avvocati centinaia di migliaia di notifiche di rinvio), rallentando ancora i tempi già lenti della giustizia italiana.
Ma nel decreto sulla sicurezza è contenuto un altro provvedimento che mina le basi della sicurezza dei cittadini: il provvedimento che vieta le intercettazioni telefoniche per reati punibili con pena inferiore ai 10 anni di carcere. Non chiamiamoli “non gravi”, pertanto. Non si potrà intercettare per acquisire le prove di reati riguardanti il sequestro di persona, il furto in appartamento lo stupro, lo sfruttamento della prostituzione, l’immigrazione clandestina. Le azioni di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine di bande di criminali, presenti anche nel nostro territorio, saranno molto meno efficaci, perché private di un mezzo fondamentale per le indagini e l’acquisizione delle prove. La destra fa i proclami sulla sicurezza e poi nei fatti colpisce e indebolisce la magistratura e le forze dell’ordine. E la Lega tace.
Va chiarito che il diritto alla privacy non c’entra nulla con il provvedimento sulle intercettazioni. La privacy si tutela sanzionando la divulgazione impropria, non spuntando le armi di coloro che sono in prima fila a combattere contro la criminalità.
Il Partito Democratico ha scommesso sulla possibilità di un rapporto più civile tra maggioranza e opposizione. Lo abbiamo fatto non per debolezza o creduloneria ma per la convinzione che un clima meno conflittuale tra le forze politiche e intese alte sulle riforme istituzionali ed economiche siano negli interessi del Paese. Abbiamo cercato di farlo naturalmente con il Presidente del Consiglio scelto dagli italiani.
È chiaro che per impostare in modo costruttivo il rapporto tra maggioranza e opposizione bisogna essere in due a crederci. E bisogna dimostrarlo con degli atti concreti, a cominciare da quello di subordinare gli interessi particolari all’interesse generale. La risposta di Berlusconi è stata netta: prima i suoi interessi, poi (forse) gli intessi generali del Paese. È una gerarchia di priorità che non ci sta bene, ed è chiaro che su questa base è impossibile trovare un’intesa.
I parlamentari veneti del Partito Democratico continueranno a percorrere la strada difficile di un’opposizione costruttiva, ma certo il premier oggi ha messo un macigno molto ingombrante sulla strada di un percorso comune".
Il consigliere regionale Franco Bonfate ha dichiarato che “Nel momento in cui tutti invocano la certezza delle pene come miglior strumento per affrontare l’emergenza sicurezza, ora il governo fa venir meno anche la certezza dei processi.
A questo punto il Veneto, territorio già abbastanza fertile per furti, rapine e violenze, rischia di diventare una terra di nessuno, sempre più esposta alla delinquenza della malavita comune. La Regione Veneto deve far sentire la propria voce ed opporsi senza titubanze ad un provvedimento vergognoso come questo”.
All’indomani dell’approvazione da parte del Senato della cosiddetta ‘norma blocca-processi’, destinata a mettere uno stop ai processi per reati commessi prima del 30 giugno 2002 e punibili con meno di dieci anni di reclusione, il consigliere regionale del Partito Democratico, Franco Bonfante, porta la questione all’attenzione del Consiglio regionale con la presentazione di una mozione ad hoc.
“Chiederò, afferma Bonfante, che la Regione, compreso il presidente Galan, prenda una posizione netta contro questa norma che di fatto affossa a livello nazionale oltre 100 mila processi per reati che non possono essere di certo considerati di scarsa gravità, visto che parliamo di furto, estorsione, usura, sfruttamento della prostituzione e stupro. Credo non sia difficile intuire le ricadute negative che si registreranno anche nel Veneto, dove non a caso il tema della sicurezza è in testa alle preoccupazioni dei cittadini”.
Il consigliere Bonfante sottolinea come “l’indulto si è dimostrato un errore, anche se riduceva l’entità di pene già comunque inflitte. Ma qui siamo alla follia, perché con l’atto approvato dal centrodestra si impedisce addirittura che i colpevoli vengano processati. Senza contare che per i prossimi mesi gli uffici giudiziari andranno nel caos più totale, impegnati a dover distinguere tra processi da bloccare e quelli da far proseguire. Un’istituzione come quella regionale ha il dovere di opporsi a questo scempio”.
Il consigliere regionale Gustavo Franchetto intervendo ad una tavola rotonda, organizzata dal sindacato di polizia Coisp, ha dichiarato che “non potevamo tenere questo dibattito estraniato da quanto accade in questo momento in Italia. In queste ore ci sono una serie di provvedimenti legati alla sicurezza. Sappiamo quali sono le posizioni di Idv. Ma vorrei togliermi fuori dalla logiche politiche. Il capo della Polizia Manganelli dice: manca la certezza della pena, siamo costretti a rifare più volte lo stesso lavoro.
Il problema quindi non è bloccare alcuni processi, ma mettere mano alla macchina della giustizia. Mi pare che non ci sia sintonia tra le necessità reali e quanto il governo mette in cantiere. Come le ultime iniziative: mi chiedo se siano solo spot o se servano davvero a migliorare la sicurezza.Come il tema intercettazioni. Sappiamo bene quanto siano servite per portare a galla reati veri. Adesso, se passa il decreto, rischiano di non poter più essere scoperti.
A condire il tutto le cifre pubblicate oggi su “Repubblica”. Molte meno risorse (538 milioni di euro di tagli nella finanziaria Tremonti), niente turn over, migliaia di poliziotti in meno. La domanda che mi faccio, spontanea, è se il centrodestra non stia crollando sul tema sicurezza. L’esecutivo Prodi era stato pesantemente battuto su questo tema. Berlusconi si era qualificato agli elettori come leader di una colazione che sa dare risposte qualificate sull’argomento. E invece?
Detassano gli straordinari ai lavoratori privati e non ai poliziotti! Pare che ci sia la volontà di colpire e non di aiutare. Tolgo risorse, taglio finanziamenti e voglio assicurare sicurezza. Ma come?
Mi paiono ingredienti contraddittori rispetto un impegno preciso che la maggioranza si era preso. Come Italia dei Valori (ricordo che una parte del decreto-sicurezza il ministro Maroni l’ha copiato dalle proposte di Di Pietro) non possiamo che essere critici e delusi. Ci pare che molte cose non tornino. Sui temi del controllo del territorio e della sicurezza non vedo nessun segnale concreto dal governo. Un’ultima riflessione, che vuole anche lanciare la manifestazione di Roma a piazza Navona del prossimo 8 luglio cui IdV parteciperà: se si attua il decreto blocca-processi, tutti i reati che creano la paura non li processiamo più. Tutti i processi per furto, scippo e simili salteranno, e la macchina-giustizia non sarà mai più in grado di farli ripartire”.
Si riporta l’elenco dei reati che la giustizia dovrebbe sospendere in quanto vengono puniti con pene inferiori a dieci anni: aborto clandestino, abuso d’ufficio, adulterazione di sostanze alimentari, associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, calunnia, circonvenzione di incapace, corruzione, corruzione giudiziaria, detenzione di documenti falsi per l’espatrio, detenzione di materiale pedo-pornografico, estorsione, falsificazione di documenti pubblici, frodi fiscali, furto con strappo, furto in appartamento, immigrazione clandestina, incendio e incendio boschivo, intercettazioni illecite, maltrattamenti in famiglia, molestie, omicidio colposo per colpa medica, omicidio colposo per norme sulla circolazione stradale vietata, peculato, porto e detenzione di armi anche clandestine, rapina, reati informatici, ricettazione, rivelazioni di segreti d’ufficio, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione, somministrazione di reati pericolosi, stupro e violenza sessuale, traffico di rifiuti, truffa alla Comunità Europea, usura, vendita di prodotti con marchi contraffatti, violenza privata. Tra questi reati vi sono quelli che interessano il premier (corruzione giudiziaria), quelli che contrastano con il reato di clandestinità (immigrazione clandestina) che il centro destra intende introdurre e quelli che interessano le donne (sfruttamento della prostituzione, stupro e violenza sessuale, molestie). Intanto Walter Veltroni lancia la proposta di raccogliere "cinque milioni di firme per dire no a un governo che non rispetta le regole democratiche, forza la mano sui temi della giustizia e non fa nulla per far crescere salari e pensioni, mentre l'Italia vive una pesante crisi e le famiglie faticano ad arrivare a fine mese". Risulta così evidente che il governo Berlusconi non è in sintonia con il paese e che tratta i problemi emergenti in modo personale e con tante contraddizioni.

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