sabato 2 agosto 2008

Famiglie sempre più povere

Il Senato ha votato la fiducia al governo sulla manovra finanziaria che passa alla Camera dei Deputati per l’approvazione definitiva. La manovra ha un peso di 37 miliardi lordi ed introduce la Robin tax, la social card, il piano casa per giovani coppie e single con figli, le contestate norme sui precari e assegni sociali.
Walter Veltroni aveva invitato il Governo a ritirare “dalla manovra le norme sugli assegni sociali e sui precari che, seppur corrette, restano insufficienti. Il Parlamento, ha dichiarato Walter Veltroni, non è il luogo per esercitare i muscoli di ciascuno. Bisogna utilizzare un solo muscolo il cervello. E siccome, continua Veltroni, la manovra dovrà comunque tornare alla camera, noi chiediamo al governo di ritirare queste misure. Poi le soluzioni che troveremo potranno essere inserire in altri provvedimenti”.
Sui precari ha scritto un articolo Tito Boeri rilevando problemi, limiti ed effetti nella giungla del mercato del lavoro italiano. Articolo
Un gruppo di donne rileva i tagli ai livelli essenziali di assistenza. Articolo
Gli aiuti allo sviluppo dei paesi poveri subisce una contrazione rispetto agli impegni presi dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite. Articolo
Il pubblico impiego subisce dal 2009 l’eliminazione del salario accessorio finalizzato alla produttività e della contrattazione integrativa (vedi post precedenti sull’argomento: - Fannulloni in agitazione; Organizzazione e lavoro nella Pubblica Amministrazione). Tale decisione viene presa nel momento in cui il Governo avvia la detassazione degli straordinari e premi di produzione nel settore privato ed i Sindacati e la Confindustria sono impegnati a riformare la contrattazione e ad individuare gli strumenti più idonei finalizzati all’aumento della produttività, la quale in Italia è bassa nel settore privato e pubblico.
Per il diritto agli assegni sociali, dopo il pasticcio di Matteo Bragantini e Karl Zeller, verrà richiesta dal 2009 una permanenza nel territorio italiano di almeno dieci anni. Aggravando la situazione di coloro che vivono in Italia in stato di bisogno e sono oggetto di odio e di razzismo.
La manovra economica non tiene conto dello stato di difficoltà in cui versano le famiglie italiane con un’inflazione che si è attestata a luglio al 4,1%. Sono aumentati i prezzi dei beni di prima necessità: la pasta del 25% ed il pane del 13%. Questa tendenza se non gestita efficacemente porta a considerare la pasta ed il pane dei beni per i ricchi. Istat - Indici dei prezzi al consumo
Accanto all’aumento dei prezzi bisogna considerare che i redditi dei lavoratori crescono meno dell’inflazione ed il potere d’acquisto delle famiglie continua a ridursi. Infatti, le retribuzioni orarie dal 1995 al 2006 sono aumentate del 4,7% rispetto ad una crescita di cinque o sei volte più ampia registrata in altri paesi europei. I consumi subiscono una continua contrazione dovuta alla diminuita capacità d’acquisto delle famiglie. Il 15% delle famiglie non arriva a fine mese ed il 50% vive con 1900 euro al mese. Istat - Rapporto annuale 2007
Un'indagine dell'Istat condotta su un campione di circa 28 mila famiglie rileva che nel 2006 le famiglie che vivono in situazioni di povertà sono 2 milioni 623 mila e rappresentano l'11,1% delle famiglie residenti. Le famiglie povere rappresentano 7 milioni 537 mila individui, pari al 12,9% dell'intera popolazione. Istat - La povertà relativa in Italia nel 2006
Le famiglie sono costrette ad adottare strategie di risparmio dirette a limitare la spesa o a scegliere prodotti di qualità inferiore. Istat - I consumi delle famiglie
“I dati di oggi sull’inflazione, dichiara Walter Veltroni, confermano quello che diciamo da settimane e cioè che avanza l’impoverimento delle famiglie italiane nel totale disinteresse del governo e nella totale assenza di ogni iniziativa volta ad aumentare salari e pensioni e sostenere le imprese”.
Famiglia Cristiana pone l’attenzione sull’impoverimento delle famiglie e nell’editoriale afferma che “ci sono i poveri (sempre più numerosi) e i "mezzi poveri" (quelli che coltivano pomodori sui balconi di casa). Eppure, per entrambi, non c’è allarme generale, né "emergenza nazionale". Non portano voti, non sono "di moda", come la giustizia, la sicurezza e l’inutile "lodo Alfano", approvato a razzo, in un solo giorno, dal Senato. Poi s’è discettato sull’inno di Mameli, dopo il dito medio di Bossi alzato al cielo della Padania, tra i rimproveri (apprezzati) di Fini e le spallucce (deprecabili) di Berlusconi”. Articolo
Il quotidiano La Repubblica ha aperto un sondaggio sulla possibilità di concretizzazione di un autunno caldo con iniziative di sciopero. Dal 30 luglio hanno votato 15661, esprimendo le seguenti posizioni:
- Lo sciopero generale è giusto e i sindacati lo faranno n. 10746 voti - 69%;
- Lo sciopero generale è giusto e i sindacati non lo faranno n. 979 voti - 6%;
- Lo sciopero generale è giusto ma i sindacati non lo faranno n. 3351 voti - 21%;
- Lo sciopero generale è sbagliato e i sindacati non lo faranno n. 414 voti - 3%;
- Non so n. 171 voti - 1%. Sondaggio
Dal sondaggio si evince chiaramente che il 90% dei lavoratori sono pronti a iniziative di lotta (sciopero generale) e che il 21% dei votanti ritiene giusto lo sciopero generale e non ha fiducia nei sindacati che dovrebbero proclamarlo.
Ritengo che i problemi delle famiglie non possono essere risolti con lo strumento caritatevole della social card e che bisogna lottare per conseguire un livello di vita dignitoso e libero dal bisogno.
L'inflazione programmata stabilita dal Governo dell'1,7% non potrà essere presa in considerazione per il rinnovo dei contratti pubblici e privati in quanto le retribuzioni non si adeguerebbero al costo della vita e subirebbero un ulteriore perdita di potere di acquisto.
Occorre introdurre il quoziente familiare, tanto declamato dal centro destra durante la campagna elettorale, ed effettuare nello stesso momento una ricognizione delle prestazioni sociali erogate dai Comuni, dall'INPS e da altri Enti al fine di stabilire coerenza, trasparenza ed efficacia degli interventi. La moltiplicazione degli interventi assistenziali, tra cui ultima la social card, non permette di avere una visione complessiva e puntuale dell'efficacia degli interventi stessi.
La Banca d'Italia rileva che la colpa dell'aumento della spesa alimentare è della rete di distribuzione. La catena del valore (dal produttore al consumatore) è inefficiente e troppo lunga con un ricarico del costo finale del 300%. Le imprese in questo caso prosperano nell'inefficienza e non realizzano condizioni di competitività a vantaggio dei consumatori.

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