mercoledì 29 ottobre 2008

Lutto per la scuola

Il tanto contestato decreto Gelmini è stato convertito in legge con l’approvazione da parte del Senato.
Si è una giornata di lutto per:
- La Democrazia perché un Governo ed una maggioranza arrogante non è stata in grado di dialogare e di confrontarsi con il paese;
- La Scuola che ritorna indietro aggravando la crescita degli studenti e rendendo evanescente il loro futuro. Con l’approvazione definitiva del decreto "il sapere al lavoro" non viene tenuto in considerazione nella società della conoscenza;
- Gli studenti, docenti e genitori che non sono stati considerati per nulla anzi sono stati definiti in modo strumentale e scorretto a causa delle loro manifestazioni e contestazioni al decreto Gelmini;
- Per i parlamentari della maggioranza che hanno dovuto chinare il capo al Presidente Berlusconi nonostante che in diversi casi hanno risolto in modo brillante con lo stesso metodo i suoi problemi personali in materia di giustizia;
- Per i Parlamentari dell'opposizione che si sono fatti carico dei problemi della scuola presentando degli emendamenti che sono stati tutti respinti dalla maggioranza.
Ascoltiamo gli studenti animatori dell’autunno caldo della scuola cosa pensano e quali sono le loro riflessioni.
“Stiamo vivendo dei giorni particolari, dichiara Pietro Garzillo, e di grande partecipazione democratica. Con il “riscatto” di una generazione di ragazzi che avevamo troppo facilmente già etichettato come vuota ed effimera. E invece no. Sono ragazzi consapevoli del presente e che guardano al futuro. Fuori da ogni schema di appartenenza politica, si informano, si confrontano, agiscono insieme per ottenere un futuro migliore per tutti. Vogliono riappropriarsi di un futuro del quale si sentono derubati da una generazione di padri che pretende di decidere per loro”.
“Per questo quanto accaduto oggi, afferma Pietro, è una delle pagine più tristi della storia della democrazia italiana, perché c’è un governo che procede imperterrito per la sua strada come un carro armato, senza ascoltare la voce dei suoi stessi figli. Ma nello stesso tempo, forse, una pagina ricca di speranza perché questi ragazzi sanno bene quello che vogliono e come lo vogliono ottenere: avanzando democraticamente e pacificamente le proprie istanze, le proprie idee, le proprie proposte”. Sanno essere critici e propositivi nello stesso tempo. E di questa critica e di questa proposta, ora, la politica – quella buona che è ancora capace di rispetto e di ascolto e di agire nell’interesse di tutto il Paese – dovrà farsi carico. Senza mai nemmeno pensare di poterli strumentalizzare a fini di parte”.
“La pessima figura del governo, conclude Pietro, oggi, è stata controbilanciata dalla notevole statura morale di questi ragazzi. E di questo il Paese deve andar fiero”.
“Nella causa su Facebook "A favore dell'istruzione e della ricerca! No alla L.133/08", che conta più di 138000 membri, e che è nata contro i tagli previsti dalla finanziaria che riguardano l'Università, sono confluite moltissime persone, dichiara Enrico Testi fondatore del gruppo, che protestano contro il decreto Gelmini”. “Il decreto è stato approvato, continua Enrico, oggi da un governo che sembra aver perso contatto con i cittadini, un governo che fin dall'inizio ha cercato di svilire la protesta di svariate migliaia di persone appartenenti a qualsiasi ceto e partito e che ha negato il dialogo e la parola ad un'ampia parte dei cittadini italiani”.
“Cosa fare adesso? Per quanto riguarda il decreto Gelmini, conclude Enrico, vengono avanzate, da più parti, proposte di referendum (mentre per la L.133/08 che è una legge di bilancio questo è impraticabile), che io appoggerò qualsiasi sia il partito che farà partire l'iniziativa. Per quanto riguarda il futuro dell'istruzione in generale spero che il grande movimento che si è creato contro la riforma Gelmini e contro i tagli all'università non si disperda. Dobbiamo sfruttare questa unione di intenti e continuare nella nostra attività di informazione e protesta pacifica per rendere più chiare possibili, ai cittadini italiani, le conseguenze delle scelte del governo”.
“Le preoccupazioni e le ansie dei giovani, dichiara Elisa Cavazza, riguardo ciò che questo governo sta facendo alla scuola all'Università, sono lo specchio dell'ansia e la preoccupazione per il proprio futuro. Già da tempo i giovani sanno che si dovranno continuamente reinventare, mettere in gioco. E queste cosiddette riforme della scuola e dell'università attaccano alla base proprio lo sviluppo delle capacità per affrontare al meglio il mondo che verrà, che sta arrivando così in fretta”.
Parlo di "cosiddette riforme", afferma Elisa, perché si vanno a modificare scuola e università a partire dall'esigenza di fare cassa, di tagliare. E questo è davvero inedito nella storia italiana. Mentre una vera riforma dell'istruzione nasce da un confronto su un progetto educativo, su modifiche strutturali che sappiano razionalizzare, premiare il merito, migliorare il valore educativo della scuola intesa come ambiente complesso, mantenere quello che funziona (come la struttura della scuola primaria!) e modificare strutturalmente gli sprechi, gli ostacoli, le inefficienze, le ineguaglianze”.
Elisa entra nel merito delle misure: “Ecco a cosa ci troviamo di fronte: il progetto formativo alla base della riforma universitaria è costituito dal taglio di 1,5 miliardi di euro in 3 anni e dalla possibilità di trasformare le università in fondazioni, contenuto nella finanziaria Tremonti (L.133/08). Il progetto pedagogico per la scuola, invece, è costituito da un decreto nato "nell'ambito degli obiettivi di contenimento" della spesa pubblica (DL 137). Un decreto che si abbatte peggiorando ciò che funzionava (la scuola primaria) e lascia praticamente invariato ciò che invece andrebbe riformato (la secondaria). Oltretutto privo di qualsiasi dialogo e consultazione con la società, con gli attori interessati, con le categorie, privo di confronto parlamentare, di discussione su una materia tanto importante e tanto delicata per la società tutta”.
“L'esigenza di riforma è forte, conclude Elisa. Studenti, genitori, insegnanti, ricercatori, precari, personale della scuola, tutti assieme come poche volte è accaduto prima, non fanno altro che chiedere, da giorni, che il governo li ascolti. Che ci sia un dialogo. Non solo protestando, ma creando momenti di confronto e di riflessione, garantendo lo svolgimento dell'attività educativa, anche presentando proposte concrete, come il Partito democratico ha fatto oggi riguardo l'università. Non ci arrendiamo, difendiamo il nostro futuro. E se l'unico modo per incidere oramai sarà il referendum abrogativo, concorreremo alla raccolta delle firme necessarie”.
Ho chiesto una dichiarazione sugli effetti del provvedimento nelle comunità locali.
“Dopo l’approvazione del Decreto Gelmini, afferma Franco Bonfante consigliere regionale del Veneto, in tutta Italia c’è stata una forte mobilitazione di studenti, docenti, e, fatto nuovo, anche di un numero crescente di famiglie, preoccupate per il futuro dei ragazzi. Anche a Verona cresce l’attenzione per le conseguenze dei tagli, ed è già prevista una massiccia adesione allo sciopero del 30 ottobre. Con il passare dei giorni emerge il vero volto di questa pseudo-riforma: la cosiddetta riduzione dei costi improduttivi è in realtà un taglio generalizzato che mette in crisi la qualità dell’insegnamento dalle elementari all’università. Vengono tolte risorse fondamentali per mantenere le sedi scolastiche nei piccoli comuni veronesi, con il rischio di una dispersione scolastica crescente. Il blocco del turnover rende docenti e ricercatori precari sempre più a lungo, impedendo loro di essere assunti nel percorso che seguono da anni, con conseguenze gravi per la qualità dell’insegnamento e della ricerca. La reintroduzione del maestro unico toglie professionalità all’istruzione primaria, con probabili conseguenze anche nell’insegnamento dell’inglese, lingua vitale per il futuro dei nostri figli. La presentazione di una mia mozione in Consiglio Regionale ha costretto la Giunta ad essere trasparente, mentre prima cercava di minimizzare i tagli del decreto. Spero che questa materia così cruciale non venga trattata come una mera pratica burocratica, ma invece possa essere data voce ai cittadini e agli Enti Locali”.
“La conversione in legge del decreto, conclude Bonfante, senza confronto e dialogo con il paese ed in Parlamento aggrava la situazione scolastica e rende urgente varare iniziative politiche capaci di rimediare ai problemi che si sono venuti a creare”.
Veltroni e Di Pietro hanno deciso di promuovere un referendum abrogativo della parte più estesa possibile del decreto Gelmini. Pertanto la lotta continua nelle piazze, nelle università ed in rete su Facebook dove si sono costituiti spontaneamente numerosi gruppi democratici contro il decreto Gelmini ed a favore dell’istruzione e della ricerca.
La battaglia non è finita contro l’arroganza ed i sordi l’opinione pubblica deve sapere che la fiducia che ha riposto a questa maggioranza politica si muove contro i loro diritti fondamentali.
Domani vi è un'occasione importante: lo sciopero della scuola. Partecipiamo compatti e democraticamente per sconfiggere nel paese il Governo e la maggioranza politica che ha approvato il provvedimento.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco cosa succederà:

http://blog.trentaelode.it/2008/10/29/ammissione-all-universita-su-facebook-e-myspacea/

Anonimo ha detto...

Il popolo italiano è cresciuto con principi di democrazia e libertà,il
clima di tensione di questi giorni è scaturito dal tentativo del governo di gestire il parlamento con metodi autoritari che non si confanno con lo spirito democratico di tanti italiani.
E'chiaro che se non si dibatte in parlamento una qualsiasi legge,lo si fà poi in piazza,ma la piazza è pericolosa,perchè non è gestibile,
facilmente strumentalizzabile e può essere facilmente soggetta ad essere inquinata da provocatori,con
il fine di far diventare una protesta civile in un episodio di teppismo e,come in passato,anche
episodi finiti in tragedia,vedi Giorgiana Masi ROMA.
QUINDI LA RESPONSABILITà DELLA SITUAZIONE NON è COME DICE LA MAGGIORANZA DEL PD che strumentalizza "l'onda",ma di Silvio Berlusconi che ha sempre rifiutato nei fatti il dialogo
"fregandosene" dell'opposizione e quindi del 45% degli italiani.
C.R