domenica 25 gennaio 2009

Con Pietro Ichino contro le nuove BR

Nel processo a carico delle nuove Brigate rosse, in corso a Milano, gli imputati presenti in aula hanno contestato il senatore Pietro Ichino definendolo massacratore degli operai.
Oggi nel mondo contemporaneo occorre coniugare tante cose insieme: la liberta di pensiero, la democrazia, la testimonianza politica, la legalità e tante altre cose. Spesso è molto difficile creare un quadro coerente di valori, di obiettivi e di condizioni sociali. Questo dovrà essere il nostro impegno.
Per quanto riguarda Pietro Ichino non è difficile creare un quadro coerente delle cose che ho indicato in quanto il terrorismo e le relative minacce sono da condannare per chi crede nei valori della democrazia e la testimonianza politica non può essere al servizio dello status quo che non permette di realizzare il cambiamento facendosi carico dei problemi emergenti.
Pietro Ichino ha indicato con il suo impegno politico il cambiamento in un’area pericolosa soggetta a rischi imprevedibili, a minacce ed intimidazioni terroristiche poiché nell'attuale situazione politica la tutela dei lavoratori nel quadro normativo esistente è in pericolo ed occorre reinventarla in un rapporto coerente con l'evoluzione del pianeta e del mondo del lavoro.
Su Facebook è stato costituito da Annalisa Chirico, membro dell’assemblea nazionale dei giovani del Partito Democratico, il gruppo “Pietro Ichino, una battaglia per la libertà di pensiero”, di cui si riporta la presentazione:
“La libertà di passeggiare in bicicletta per le strade di Milano, di uscire all'ultimo momento e di non pianificare il proprio tempo libero.
Di tutto questo Pietro Ichino sente la mancanza, ma, nonostante questo, va avanti nella sua battaglia politica e culturale, convinto che la libertà di pensiero in una società libera non possa essere negoziata o limitata a causa delle "intimidazioni permanenti" perpetrate da terroristi.
Perché in Italia "chi tocca lo Statuto muore", e il professore, bersaglio dei terroristi, lo sa bene.
Perché in Italia il tema del lavoro può costare ancora la vita a dei pensatori liberi, giuslavoristi e politici, che sfidano i tabu del passato e propongono una visione riformista, già ampiamente assorbita in altri Paesi Europei.
Cogliamo l'occasione per rivolgere un pensiero a Ezio Tarantelli, Massimo D'Antona, Marco Biagi e a quanti hanno subito la pena di morte per le idee liberamente professate.
Esprimiamo solidarietà a tutti gli uomini politici che oggi sono impegnati a riformare il lavoro per garantire maggiore tutela e diritti, e rischiano la vita per questo loro impegno.
Diciamo al professore ed ai suoi colleghi di andare avanti. Noi gli siamo vicini.”
“Tornano gli insulti e le minacce contro Pietro Ichino, dichiara Walter Veltroni in un messaggio inviato al gruppo, da parte delle nuove Br. E’ un fatto gravissimo, tanto più grave perché avviene nell’aula di un tribunale. Ad Ichino torno, personalmente e a nome di tutto il Pd, a rinnovare la solidarietà, come rinnoviamo il pieno impegno contro il rischio di un ritorno del terrorismo e di ogni elemento di violenza e intolleranza politica.” Anche Piero Fassino ha scritto al gruppo: “Condivido e apprezzo la sua iniziativa a sostegno del prof. ichino, che ho la fortuna di conoscere da anni."
Donata Gottardi, parlamentare europeo e docente di diritto del lavoro all’Università di Verona, ha dichiarato che “Le minacce a Pietro Ichino sono un fatto gravissimo. Non possiamo pensare che possa riaprirsi la scia di sangue lasciata dai giuristi del lavoro. La ferita del terrorismo non deve riaprirsi. Tra qualche mese ricorderemo che sono passati dieci anni dall’uccisione di Massimo D’Antona. Allora eravamo tutti sconvolti e attoniti, non riuscivamo a capire, a comprendere come poteva essere successo. Dopo pochi anni è stato ucciso anche Marco Biagi. E di nuovo la domanda: perché? Perché un giurista del lavoro rischia la vita quando è chiamato a scrivere in testo normativo le idee che mette a disposizione? E’ un dramma per il nostro Paese e per la democrazia. E’ un dramma per tutti noi.”
Il mio amico Paolo Ferrario, docente di Politica dei servizi sociali, che mi ha informato immediatamente della notizia dichiara che “non è un paese normale quello in cui un professore di diritto deve vivere privato della libertà di movimento - e in tensione quotidiana per le eventuali ritorsioni nei confronti dei suoi familiari - solo perché un gruppo pericoloso di militanti della sinistra eversiva lo ha messo sotto tiro e non vede l'ora di sparagli alle spalle.
Il professor Pietro Ichino e gli assassinati Marco Biagi e Massimo D'Antona, continua Paolo, hanno avuto il merito di interpretare al momento giusto le trasformazioni del mondo del lavoro e proporre proposte adatte a regolarne i diritti nella nuova situazione. C'è tutta una cultura politica, quella della sinistra politica e sindacale, che si è fondata sul lavoro dipendente che dura tutto un ciclo di vita.
Oggi la situazione non è più la stessa: ognuno cumula lavori diversi ed estremamente variabili in cicli estremamente corti. E costoro non hanno tutele e attività di compensazione e salvaguardia nelle fasi di transizione.
Il lavoro di questi giuslavoristi è proprio quello di estendere diritti sociali anche a queste categorie, includendo l'elementare diritto della ricongiunzione pensionistica di fattispecie lavorative di natura giuridica differente.
Questo è il lavoro intellettuale e politico del professor Pietro Ichino.”
“Ed è intollerabile che il nostro sistema politico, conclude Paolo Ferrario, sappia balbettare solo parole si leggera solidarietà a chi deve pagare, lui da solo, i costi umani dell'essere preso di mira da persone che nel loro albero genealogico hanno la sinistra ideologica e massimalista. Occorrerebbe una grande e corale solidarietà nei confronti di Ichino. Spero solo che le voci che gli arriveranno riducano almeno di poco il peso che devono portare lui ed i suoi familiari.”
Il terrorismo non è giustificabile in una società democratica e gli spazi di partecipazione e di espressione libera vadano ampliati sempre di più nelle organizzazioni sindacali, nei partiti politici ed in tutte le altre aggregazioni. Il terrorismo non c'è bisogno di rievocarlo lo si vede concretamente nelle espressioni, nei comportamenti e nel caso di Ichino nelle aule dei Tribunali.
A maggior ragione in uno stato democratico vi sono gli strumenti di partecipazione democratica che possono essere ampliati ma mai sostituiti dalle ideologie terroristiche.
Purtroppo alcune testimonianze ed alcune dichiarazioni irresponsabili alimentano l'odio, la violenza e la lotta violenta. Molti di noi nella vita vissuta fino ad oggi hanno avuto delle occasioni per effettuare delle scelte sbagliate, per diventare mafioso o terrorista eppure molti (ed io tra questi) le hanno respinte con convinzione e tenacia pur vivendo in una situazione di debolezza senza garanzie.
In questi due giorni, dall’apertura del gruppo ad oggi, ho ricevuto in Facebook tanti messaggi di solidarietà al senatore Ichino dopo aver comunicato l’accaduto. Alcune persone hanno risposto (pochi per fortuna) con lo stesso linguaggio dei terroristi ed ho rievocato gli anni 70 e 80, dall’assassinio di Moro al giudici Falcone e Borsellino. Nel rispondere a questi personaggi ho rappresentato che i loro comportamenti verbali offrivano spazio alle nuove brigate rosse ed usavano il loro stesso linguaggio.
Tra i messaggi che esprimevano solidarietà al senatore Ichino desidero citare quello di Benedetto Gugliotta perché semplice, sincero e genuino: “Ichino merita rispetto per il suo coraggio e ammirazione per le soluzioni che propone con grandissima lucidità, trasversalità di pensiero e, ovviamente, competenza. Oltre alle BR, sono comunque troppe le persone che lo ostacolano, ed è vergognoso.”
La solidarietà da esprimere al senatore Ichino non può essere di cortesia che si spegne in un attimo ma di impegno politico e democratico accanto a lui e per lui perché questi uomini di grande valore non debbano essere uccisi dalla solitudine e dalla esclusione.
"Le minacce al prof Ichino, dichiara l'on. Federico Testa, puntano a riportarci al clima di intolleranza e violenza di anni addietro. Proprio nei giorni dell'anniversario dell'uccisione di Guido Rossa, esigono da tutti noi scelte chiare e senza ambiguità a difesa della democrazia e della libertà di espressione, che proprio da siffatti atteggiamenti possono essere messi in discussione."
"Senatore Ichino, solo poche parole per farle sapere che io sono con lei, dichiara Alessandro Cascone." "La società civile, continua Alessandro, trova ragione di sopravvivere grazie a persone come lei e al suo modo di sentire e vedere lo Stato di diritto nel quale, nonostante tutto, viviamo. Tutto cio' che sarà in mio potere fare faro' per tenere le luci ben accese su quanto accaduto a Milano e non consentire all'ignavia dei tanti, politici compresi, di mettere la sordina a quanto accaduto. Sappia che ella è, per una persona come me, uno dei pochissimi fari di speranza sulle tenebre del sistema Italia; sappia che è grazie a persone come lei che persone come me credono che anche in Italia si potrebbe dire yes, we can; per tutto cio' io dico 10, 100, 1000 Ichino."

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non è un paese normale quello in cui un professore di diritto deve vivere privato della libertà di movimento - e in tensione quotidiana per le eventuali ritorsioni nei confronti dei suoi familiari - solo perchè un gruppo pericoloso di militanti della sinistra eversiva lo ha messo sotto tiro e non vede l'ora di sparagli alle spalle.
Il professor Pietro Ichino e gli assassinati Marco Biagi e Massimo D'Antona hanno avuto il merito di interpretare al momento giusto le trasformazioni del mondo del lavoro e proporre proposte adatte a regolarne i diritti nella nuova situazione.
C'è tutta una cultura politica, quella della sinistra politica e sindacale, che si è fondata sul lavoro dipendente che dura tutto un ciclo di vita.
Oggi la situazione non è più la stessa: ognuno cumula lavori diversi ed estremamente variabili in cicli estremamente corti. E costoro non hanno tutele e attività di compensazione e salvaguardia nelle fasi di transizione.
Il lavoro di questi giuslavoristi è proprio quello di estendere diritti sociali anche a queste categorie, includendo l'elementare diritto della ricongiunzione pensionistica di fattispecie lavorative di natura giuridica differente.
Questo è il lavoro intellettuale e politico del professor Pirtro Ichino.
Ed è intollerabile che il nostro sistema politico sappia balbettere solo parole si leggera solidarietà a chi deve pagare, lui da solo, i costi umani dell'essere preso di mira da pesone che nel loro albero genealogico hanno la sinistra ideologica e massimalista.
Occorrerebbe una grande e corale solidarietà nei confronti di Ichino.
Spero solo che le voci che gli arriveranno riducano almeno di poco il peso che devono portare lui ed i suoi familiari .