giovedì 26 febbraio 2009

Conquiste del lavoro sul progetto Flexsecurity

Si riporta l'articolo di Manlio Masucci pubblicato su Conquiste del Lavoro del 19 febbraio.
"Il Senatore del Pd invia una lettera aperta al ministero del Lavoro per sollecitare la transizione a un regime di flexsecurity. Dalla Cisl le prime valutazioni: ”La proposta è affascinante ma contiene alcune criticità”
Flessibilizzazione delle strutture produttive, meritocrazia, e superamento della divisione fra protetti e precari. In altre parole un new deal per riformare il mercato del lavoro e offrire migliori prospettive alle nuove generazioni e ai lavoratori alle prese con anni di precariato. La nuova proposta del senatore del Pd, Pietro Ichino, per la transizione a un sistema di flexecurity è da pochi giorni sul tavolo del ministero del Lavoro e ha trovato il sostegno convinto del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
La Cisl ha preso atto della proposta ritenendola ”affascinante, nonché utile a sollecitare un proficuo dibattito” anche se non ha potuto far ameno di sottolineare alcune criticità.
La proposta di Ichino si sostanzia ora in una lettera aperta indirizzata al ministro per il Lavoro e il Welfare, Maurizio Sacconi, e al suo omologo del Governo ombra, Enrico Letta. La lettera, sottoscritta già da numerose aziende, richiede un’iniziativa bi-partisan per la promozione della riforma, ”attraverso un rapido e intenso processo di negoziazione tra le parti sociali per la messa a punto dei dettagli del progetto e la susseguente attivazione di un altrettanto iter parlamentare del disegno di legge flexsecurity, destinato ad applicarsi ai nuovi rapporti di lavoro”.
L’idea alla base della riforma delineata da Ichino è quella di un sistema di protezione del lavoro ispirato
ai modelli nord-europei di flexsecurity, destinato ad applicarsi ai nuovi rapporti di lavoro. Un sistema capace di offrire ai neo assunti un contratto a tempo indeterminato, con un sistema di protezione ”alla danese”, ovvero in grado di offrire sicurezza per tutti e una stabilità crescente con il crescere dell’anzianità. Insomma le imprese avranno costi di licenziamento inizialmente bassi ma crescenti con l’anzianità di servizio. Il nuovo regime si applicherebbe alle nuove assunzioni delle imprese che stipulano, con uno o più sindacati, il contratto collettivo denominato ”contratto di transizione al nuovo sistema di protezione del lavoro”. I dipendenti già in organico avranno la possibilità di scegliere se accedere al nuovo regime oppure conservare la vecchia disciplina.
Il contratto ipotizzato da Ichino prevede inoltre la creazione di un ente bilaterale o consortile, cui verrebbe affidata la gestione dell’assicurazione contro la disoccupazione e dei servizi di riqualificazione e assistenza nella ricerca del nuovo posto per i lavoratori licenziati. Tale ente, il cui finanziamento resterebbe a carico delle imprese con un contributo statale, sarebbe chiamato a stipulare un contratto di ricollocazione con il lavoratore licenziato, a cui verrebbe garantita un’indennità di disoccupazione pari al 90%dell’ultima retribuzione per il primo anno, digradante del 10% in ciascuno dei tre anni successivi.
La durata massima dell’indennità di disoccupazione sarebbe pari a quella del rapporto di lavoro intercorso, con il limite di quattro anni con un costo totale massimo pari a circa due annualità dell’ultima retribuzione. Questo tipo di accordo obbligherebbe il lavoratore a partecipare a tempo pieno a tutte le iniziative di riqualificazione e ricerca della nuova occupazione mentre, per quanto riguarda le imprese, un meccanismo bonus/malus premierebbe quelle che ricorrono di meno ai licenziamenti economici.
Con la nuova disciplina i contratti a termine, tranne pochi casi ben circoscritti, sparirebbero dal mercato
del lavoro lasciando spazio ai contratti a tempo indeterminato per tutti i neo assunti con un periodo di prova di massimo sei mesi.
Nel contratto proposto da Ichino si prevedono nuove norme per la protezione dai licenziamenti. Il controllo giudiziale e l’articolo 18 sono previsti solo per il licenziamento disciplinare e quello discriminatorio, salva la possibilità per il giudice di condannare l’imprenditore anche solo al risarcimento
o alla reintegrazione.
Per quanto riguarda i licenziamenti economici Ichino prevede l’esenzione dal controllo giudiziale per i licenziamenti non disciplinari: in questo caso tutti i lavoratori hanno diritto a un’indennità di licenziamento crescente con l’anzianità, più il contratto di ricollocazione.
Per quanto riguarda le pensioni Ichino prevede che sulle retribuzioni di tutti i neo assunti gravi un contributo pensionistico del 30% a carico dell’azienda.
Sulla proposta di Ichino arrivano le prime valutazioni della Cisl, attraverso un’analisi a cura di Livia Ricciardi. A fianco di una valutazione positiva rispetto alle finalità della proposta che si basa sulla promozione della buona occupazione, sulla limitazione dei contratti flessibili, sul riconoscimento del modello della flexecurity nordeuropea, non manca un’enumerazione delle criticità. Il documento della Cisl mette in rilievo come la proposta di Ichino preveda il superamento, anche se solo per i neo assunti, dell’articolo 18: ”Un possibile percorso - si legge nella nota – potrebbe consistere nel completare in questi mesi l’estensione degli ammortizzatori sociali ai settori ed alle tipologie contrattuali escluse, per affrontare poi, nella seconda parte del 2009, il tema, centrale nella proposta di Ichino, di una tipologia di nuovo contratto che eviti il rischio che le imprese, all’uscita dalla crisi, affrontino la ripresa utilizzando soprattutto contratti a termine."
Manlio Masucci

Leggi tutto...

Consensi al progetto Flexsecurity

Sono state consegnate venerdì scorso a Maurizio Sacconi ed Enrico Letta le lettere aperte sottoscritte da un gruppo di 67 aziende che contano 50.000 dipendenti e di un gruppo di circa 200 giovani a sostegno del progetto Flexsecurity.
Si riportano due messaggi a sostegno del progetto della Ferrari e di un giovane .
Messaggio del Direttore Risorse Umane della Ferrari
Caro Ichino
Ho letto con profondo interesse la Sua iniziativa per la transizione ad un sistema di Flexsecurity.Trovo la proposta particolarmente interessante e soprattutto utile per affrontare la tematica del sistema di protezione del lavoro in maniera moderna e costruttiva.
La Ferrari è da sempre promotrice di iniziative rivolte alla qualità della vita dei propri dipendenti, iniziative che le stesse Organizzazioni Sindacali hanno più volte apprezzato con l’adesione alla logica della “partecipazione attiva”.
In tal senso, indipendentemente dagli aspetti di schieramento politico, mi auguro che Lei possa ottenere adesioni da tutte le parti sociali al fine di realizzare un progetto che ponga l’Italia all’avanguardia sul tema della protezione del lavoro.
Voglia gradire i miei più cordiali saluti
Mario Mairano
Direttore Risorse Umane e Segreteria Generale
Ferrari SpA
Messaggio di Michele Ballerin del Movimento Federalista Europeo
Cari amici di Libertàeguale,
aderisco alla vostra lettera aperta, e aggiungo le seguenti considerazioni:
mi sembra scontato che un riformista del XXI secolo debba orientarsi verso un modello di flexsecurity come quello che prospettate, e che rappresenta del resto l’ultimo ritrovato in fatto di politiche sociali fra quanti il laboratorio europeo ha prodotto negli ultimi anni. Resta però il problema delle risorse che occorrerebbero per metterlo in campo; e il dissestato bilancio dello stato italiano giunge, come sappiamo, assolutamente impreparato all’appuntamento. In breve: un debito pubblico che oscilla intorno al 110% rispetto al PIL non offre molti margini di manovra in questo senso.
Qui può essere utile distinguere il breve dal lungo periodo. Sul lungo periodo si tratta di avviare le famose riforme strutturali: quelle di cui al momento non si vede traccia, e che fanno invece timidamente capolino dal programma anticrisi del PD (penso ad esempio alla lotta all’evasione, ma ci vorrebbe, mi sembra chiaro, ben altro).
Nel breve periodo, quello in cui è più urgente intervenire soprattutto per dare sostegno alle fasce deboli (disoccupati, precari ecc.) e alle stesse imprese, si potrebbe considerare più seriamente l’idea dei titoli di stato europei, i cosiddetti eurobonds. La proposta, elaborata dal professor Alberto Majocchi, risale a circa quindici anni fa, quando fu lanciata dall’ex presidente della Commissione Europea Jacques Delors, ed è stata ripresa recentemente dal ministro Tremonti ma anche da esponenti del centrosinistra e dallo stesso Napolitano. L’emissione di bonds permetterebbe all’Unione Europea di contrarre un debito leggero e gestibile, procurandosi in poco tempo le risorse da destinare a politiche sociali mirate negli stati membri che più ne hanno necessità, e finanziare così, ad esempio, un programma europeo di flexsecurity. Titoli europei risulterebbero sempre più appetibili di titoli, ad esempio, italiani, e non si renderebbe necessario corrispondere agli investitori interessi particolarmente elevati (forse qualcosa di più rispetto ai bund tedeschi).

L’unico scoglio (politico) a questo progetto di finanza europea sarebbe probabilmente la resistenza di “stati virtuosi” come la Germania, che potrebbero respingere l’idea di accollarsi in qualche misura il debito dei paesi che come l’Italia hanno gestito in passato i loro bilanci con scarso rigore. Ma anche la Germania potrebbe avere qualcosa da guadagnare se l’economia italiana (e la relativa domanda di beni e servizi) trovasse il modo di sostenersi in questa congiuntura: e la politica degli Union bonds darebbe in questo senso un contributo essenziale.
Il problema è complesso e questo messaggio, già troppo lungo, non può pretendere di esaurirlo. Ho voluto sollevare il problema finanziario non per fare l’avvocato del diavolo ma perché è il problema, ineludibile, che aspetta chiunque entri nella stanza dei bottoni e voglia prendere di petto la questione dei costi sociali della crisi. Credo che una soluzione come quella degli Union bonds potrebbe dare alla vostra proposta qualcosa in più in termini di pura fattibilità.
Un cordiale saluto e mille complimenti per il bel lavoro di cultura politica che state facendo.
Michele Ballerin
Movimento Federalista Europeo
Su Facebook è stato costituito un gruppo di sostegno al progetto BASTA CON IL PRECARIATO. Si alla Legge sulla FLEXSECURITY che in poco tempo ha raccolto l’adesione di 1482 persone. Nel gruppo vi è la possibilità di dialogare, confronntarsi ed aggiornarsi sul progetto.
Si indicano i siti web che hanno scritto e posto attenzione al progetto Flexsecurity:
http://apps.facebook.com/causes/219160
http://cambiamentoorg.blogspot.com/2009/02/lettere-aperte-sostegno-della.html
http://pdvedano.blogspot.com/2009/02/flexsecurity-unidea-contro-il.html
http://ettore94.blogspot.com/
http://circolobiagi.blogspot.com/2009/02/sottoscrizione-sostegno-della.html
http://www.pdverona.it/news_dettaglio.asp?News_Id=492
http://federicocuratola.blogspot.com/
http://www.democratix.it/?q=node/204
http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2169648
http://www.tuttiinpiazza.it/articoli/economia_e_finanza/il_senatore_pietro_ichino_e_la_flexsecurity/il_senatore_pietro_ichino_e_la_flexsecurity.asp
http://sansalvo.blogspot.com/2009/02/riceviamo-e-pubblichiamo_15.html
http://www.energie-nuove.com/visualizza_blog_singolo.php?id_blog=847&primo_livello=menu&id_livello=847
http://lavocediobama.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=2132618
http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2169648
http://jobtalk.blog.ilsole24ore.com/
Si invitano i lettori di questo blog ad inviare una e-mail di sostegno al progetto a manuelacampanella@yahoo.com indicando nome e cognome, data e luogo di nascita, indirizzo e città. Occorre specificare “sottoscrivo il progetto”.

Leggi tutto...

Il Senato approva DDL sulla P.A.

Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega sulla riforma della Pubblica Amministrazione che è stato approvato dalla sola maggioranza con l’astensione al voto dell’opposizione.
In definitiva non sono cambiate le posizioni assunte dall’opposizione al Senato rispetto a quelle prese alla Camera dei Deputati.
Il ministro Brunetta ha accusato la sinistra di conservatorismo non tenendo conto che la qualità del provvedimento è stata elevata dagli emendamenti proposti dal partito Democratico ed accolti dalle forze politiche durante la prima lettura in Senato. Mi riferisco ai seguenti elementi:
- Trasparenza totale delle amministrazioni pubbliche;
- Valutazione e misurazione del lavoro;
- Istituzione di una Agenzia indipendente;
- Benchmarking comparativo;
- Sistema di premialità.
Alla Camera dei Deputati la maggioranza non ha tenuto in considerazione la convergenza bipartisan realizzata al Senato ed ha introdotto delle modifiche non condivise dall’opposizione e confermate successivamente al Senato in sede di approvazione definitiva del disegno di legge. Tale modifiche normative che riguardano la Class action, la Corte dei Conti, l’Agenzia di valutazione hanno peggiorato la legge. Inoltre la modifica dell’art. 1 consente alla legge ed ai regolamenti di intervenire sulle materie della contrattazione. (vedi P.A.: Camera approva ddl)
Infatti le dichiarazioni di Michele Gentile, responsabile del dipartimento settori pubblici della Cgil, e di Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil, contrastano il disegno di legge approvato. l’Unità
Una grande riforma, come quella della Pubblica Amministrazione, ha bisogno della più ampia convergenza possibile tra forze politiche, sindacali e sociali altrimenti i consensi di una sola parte potrebbero risultare insufficienti ad implementare il cambiamento ritenuto da tutti necessario ed urgente in particolar modo se rapportato alla grave crisi economica.
Il cammino della riforma della P.A. non si è concluso adesso occorre preparare i decreti delegati e si spera che il ministro Brunetta mantenga fede al proposito di coinvolgere il parlamento nella stesura di tali atti.
Il Ministro Brunetta deve capire che non basta l’approvazione di una legge per realizzare il cambiamento e conseguire il vantaggio competitivo ma occorre un consenso il più ampio possibile, la capacità di esecuzione della strategia da parte del management pubblico ed il coinvolgimento degli operatori pubblici. Nel momento in cui i dipendenti pubblici vengono chiamati fannulloni dal Ministro Brunetta e dagli organi di informazione ed il disegno di legge viene definito anti-fannulloni il consenso delle persone responsabili che operano con efficacia si allontana sempre di più.
Per capire ulteriormente quello che è avvenuto al Senato si riporta l’intervista al senatore Pietro Ichino pubblicata su Corriere della Sera del 26 febbraio
Professor Ichino, lei ha detto in Senato che tra i motivi per i quali accettò la candidatura offertale da Walter Veltroni c’era la possibilità di dare un contributo alla riforma della pubblica amministrazione. Ma alla fine la riforma è stata votata solo dalla maggioranza e sono andate deluse le speranze iniziali di un provvedimento bipartisan.
Io credo che il PD abbia svolto fino in fondo il suo ruolo, in maniera incisiva – risponde il senatore Pietro Ichino -. La parte della riforma relativa alla valutazione e alla trasparenza dell’amministrazione è ancora la parte buona che abbiamo inserito noi. Ma poi, nel corso dell’iter parlamentare, il testo è stato marginalmente peggiorato.
Perché?
Perché sono state introdotte norme fuori luogo, come quelle sulla Corte dei Conti e sulle nuove attribuzioni al Cnel, che avrebbero meritato appositi disegni di legge ben più meditati. Senza contare che con l’articolo 1 è stata inserita una norma provocatoria verso i sindacati, che prevede l’intervento anche con semplici regolamenti comunali e regionali sulle materie della contrattazione.
Questo giustifica la non partecipazione al voto del PD?
Non c’è dubbio che sulla scelta del partito abbiano influito anche il quadro politico generale e il difficile momento che sta attraversando il PD, cosi come è vero che sulla valutazione complessiva del disegno di legge c’erano opinioni in parte divergenti, anche se è stato unanime il riconoscimento del lavoro positivo fatto da me insieme con i colleghi Treu e Bianco.
Allora vi è mancato il coraggio e hanno prevalso gli elementi di conservazione, come dice il Ministro Brunetta?
No. Piuttosto è il governo che ha frenato rispetto alle nostre richieste di modifica.
Lei si è molto impegnato per la riforma della pubblica amministrazione. Da esperto, pensa che alla fine la riforma Brunetta migliorerà la situazione o no?
Non lo si può dire prima di vedere i decreti delegati. Il dato positivo è che il ministro Brunetta ha preannunciato un pieno coinvolgimento di tutte le forze parlamentari nella redazione di questi decreti e nel controllo del loro contenuto: non ci tireremo indietro.

Leggi tutto...

lunedì 23 febbraio 2009

Mariano Rabino con i pensionati INPS

Il Consigliere Regionale del Partito Democratico Mariano Rabino ha presentato il 20 febbraio una interrogazione al Presidente della Giunta Regionale ed all’assessore regionale al Welfare per sapere:
- se non reputi necessario intervenire urgentemente presso gli organi e gli uffici statali competenti per conoscere la quantità e gli importi di tali conguagli, suddivisi per anni di riferimento e classificati per provincia del Piemonte;
- se non ritenga opportuno intervenire presso l’INPS per velocizzare e conseguire un’adeguata gestione corrente del pagamento dei conguagli in questione.
Il Consigliere Regionale Mariano Rabino ha presentato l’interrogazione “perché sono innegabili i danni riportati dai pensionati dalla ritardata o mancata gestione da parte dell’INPS dei conguagli pensionistici, specie in un momento in cui la situazione economica del Paese ed il costo della vita non sono favorevoli ai redditi bassi, rappresentati soprattutto dai pensionati che vivono con estrema difficoltà i problemi della vita quotidiana.”
“La ritardata o mancata gestione dei conguagli pensionistici, afferma Mariano Rabino nella interrogazione, porta dei danni ai pensionati in un momento in cui la situazione economica del paese ed il costo della vita non è favorevole ai redditi bassi, rappresentati soprattutto dai pensionati che vivono con estrema difficoltà i problemi della vita quotidiana. Gli importi di tali conguagli partono da poche decine di euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro. Per i pensionati tali importi rappresentano non la risoluzione definitiva dei loro problemi ma almeno un supporto per la gestione della loro sopravvivenza, considerato l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e la perdita del potere d’acquisto delle pensioni.”
Si ricorda che sulla richiesta di velocizzare il pagamento dei conguagli e di conoscere la quantità e gli importi dei conguagli a favore dei pensionati classificati per provincia e per anni di riferimento sono state presentate le seguenti interrogazioni:
- Interrogazione parlamentare del 12 dicembre 2008 presentata dagli on.li Donata Lenzi, Federico Testa e Lucia Codurelli del Partito Democratico al Ministro Maurizio Sacconi;
- Interrogazione del 13 gennaio presentata dal consigliere regionale Franco Bonfante al Presidente della Giunta Regionale Veneto ed all’assessore competente;
- Interrogazione del 26 gennaio presentata dal consigliere regionale Giuseppe Civati al Presidente della Giunta Regionale della Lombardia.
“Mentre la crisi economica, afferma Mariano Rabino, non si è ancora palesata con tutta la sua negatività, credo sia opportuno che lo Stato e le Regioni si facciano promotori di azioni a favore dei pensionati e dei lavoratori a basso reddito affinché possano essere contenuti gli effetti di una crisi che i ceti più deboli sono costretti a subire senza averne responsabilità dirette.”
“La Regione Piemonte, continua il consigliere regionale Mariano Rabino, si sta dotando degli strumenti idonei ad operare a favore delle classi meno abbienti e credo che in quest’ottica sia politicamente rilevante il fatto che, dopo tanti anni, il bilancio di previsione e la legge finanziaria della Regione Piemonte siano stati approvati entro la scadenza del 31 dicembre, segno della preoccupazione con la quale si guarda ai problemi della nostra Regione. Il bilancio e la legge finanziaria sono stati pensati, infatti, proprio con l’obbiettivo di fronteggiare il più possibile la crisi che investe anche il Piemonte, di cui sono espressione il calo della produzione e il forte aumento del ricorso alla cassa integrazione.”
E’ senz’altro positivo che, pur in presenza dell’eredità del passato e di tagli che imporranno al Piemonte di spendere le stesse risorse dell’anno scorso, la Regione, conclude Mariano Rabino, sia riuscita nel difficile tentativo di confermare il graduale superamento dell’addizionale Irpef e dei ticket, di contenere l’indebitamento e di riqualificare la spesa pubblica regionale, destinando maggiori risorse alle politiche a favore delle imprese e a quelle di sviluppo del sistema di protezione sociale. In quest’ottica rientrano i 40 milioni di euro di risorse aggiuntive destinate alle politiche di coesione sociale, a partire dal raddoppio degli stanziamenti destinati al sostegno al reddito dei lavoratori di aziende in crisi. In momenti come questi l’immissione di liquidità e il sostegno agli investimenti sono i principali motori per evitare che la crisi si aggravi ulteriormente.”
Sui conguagli a favore dei pensionati INPS sono intervenuti tre parlamentari nazionali - Donata Lenzi, Federico Testa e Lucia Codurelli- tre consiglieri regionali per il Veneto, la Lombardia ed il Piemonte ed ancora non si conoscono i dati relativi ai conguagli da porre in pagamento.
Il Ministro Maurizio Sacconi e l’INPS, che si presenta come l’ente più efficiente delle Pubbliche Amministrazioni, non hanno dato alcuna risposta e si muovono contro la trasparenza nelle Pubbliche Amministrazioni e non si fanno carico del disagio sociale dei pensionati INPS titolari di pensione rapportata al reddito.

Leggi tutto...

Il Senato esamina DDL Brunetta

Domani torna al Senato il DDL Brunetta sulla trasparenza e valutazione nelle Amministrazioni Pubbliche.
Alla Camera il PD ha espresso un voto complessivo contrario. A determinare questa scelta hanno contribuito in modo decisivo le preoccupazioni espresse dai sindacati della funzione pubblica.
Al Senato il voto finale del Partito Democratico dipenderà dall’accoglimento o no di una serie di ordini del giorno mirati a vincolare il Governo, in sede di esercizio della delega legislativa, sui punti critici della nuova disciplina che hanno dato luogo a quelle preoccupazioni.
Ritengo che una riforma di così vasta portata non possa essere varata a colpi di maggioranza perché occorre la più ampia convergenza possibile altrimenti si rischia che i contenuti rimangano nella carta e diventano oggetto di studio e non di implementazione operativa.
In un momento di grave crisi economica occorre una Pubblica Amministrazione efficiente ed efficace che partecipi al miglioramento del sistema Italia, intervenga positivamente sulla competitività delle imprese, offra servizi efficaci ai cittadini e dia un apporto alla diminuzione della spesa pubblica tramite la eliminazione di sprechi e doppioni, evitando cosi tagli irrazionali di costi e risorse.
Questo è un obiettivo del paese e per tale motivo occorre che Governo, maggioranza ed opposizione superino gli steccati ed agiscano insieme per riformare le regole ed introdurre elementi di cambiamento.
Questo è il primo passo importante. Dopo l’approvazione del DDL e dei decreti delegati occorre stabilire una strategia seria e responsabile per la gestione del cambiamento. Quest’ultima fase richiede il consenso di tutti altrimenti si rischia di non modificare nulla nella sostanza.
Ho rivolto alcune domande al senatore Pietro Ichino per comprendere la posizione del Partito Democratico.
Alla Camera, sulla riforma della Pubblica Amministrazione il PD ha votato contro, a differenza del Senato, dove nel dicembre scorso il voto era stato di astensione. Secondo lei quali sono i motivi di questa posizione del PD?
Il testo del disegno di legge approvato dal Senato (con l’astensione del PD) alla Camera ha subito modifiche molto marginali: non credo che il voto finale diverso espresso dal Gruppo del PD alla Camera sia imputabile a quelle modifiche. Credo, invece, che su quella scelta abbiano influito in parte il deterioramento del contesto politico generale, in parte il prevalere nel Gruppo dei Deputati della sfiducia circa la possibilità di controllo del Parlamento sui contenuti dei decreti delegati che il Governo elaborerà.
Ora che cosa farà il Gruppo dei Senatori del PD, quando il disegno di legge tornerà in aula al Senato?
Proprio questa settimana il disegno di legge è tornato alla Prima Commissione del Senato. In questa sede abbiamo sottolineato in modo molto deciso la necessità che il Governo renda possibile un controllo stretto da parte del Parlamento sulla elaborazione dei decreti delegati e abbiamo preannunciato la presentazione di ordini del giorno moto puntuali in Aula, martedì prossimo. Il mantenimento del nostro voto di astensione, o il passaggio a un voto contrario, dipenderà dalle risposte che il Governo darà in Aula su questi ordini del giorno, dalle garanzie concrete che otterremo circa l’elaborazione dei decreti.

Leggi tutto...

domenica 22 febbraio 2009

Impegnarsi nel territorio

I giovani del Partito Democratico di Verona non rimangono fermi continuano ad impegnarsi nel territorio con maggiore vigore e impegno ritenendo che le dimissioni di Walter Veltroni e la elezione Dario Franceschini a Segretario del Partito Democratico rappresentano un appello a lavorare, impegnarsi di più per il bene del paese e del PD.
Si riporta il comunicato del Coordinatore Comunale, Federico Benini, sugli avvenimenti che interessano i giovani di Verona.
“Ieri si è svolto il primo incontro tra i coordinatori delle otto circoscrizioni dei giovani democratici di Verona.
E’ stata dettata la linea politica di generazione democratica che nei prossimi mesi verrà attuata nel comune e sarà il nucleo di un progetto forte e concreto.
Tre sono i punti che i giovani della città vogliono promuovere: ambiente, cultura, sociale. Questi tre cardini costituiscono il seme di ciò che i giovani pensano di Verona: una città più verde e pulita, una città che promuove le bellezze storiche e artistiche che le sono unicamente state donate, ma contemporaneamente una città attenta ai più deboli e a coloro che necessitano di essere aiutati.
Questo trinomio è per i giovani democratici Verona e da qui partirà il nostro progetto.
Entrando nel merito, sono stati individuati dei problemi che i giovani democratici hanno intenzione di occuparsi in tempi molto rapidi.
- Caserma Passalacqua: i giovani democratici dicono no al progetto approvato dall’amministrazione comunale. Vengono triplicati gli alloggi e lo spazio che doveva essere destinato al “campus universitario” viene inesorabilmente a mancare.
- Nuovo Corso Milano: i giovani democratici si rifiutano di sostenere il nuovo progetto approvato, che trasforma una strada di quartiere in “un’autostrada”. Noi siamo convinti che il problema di corso Milano non si risolva incrementando il traffico e il congestionamento nella via più inquinata d’Italia, ma attuando un progetto di smaltimento di traffico verso le vie parallele quali via S. Marco, la tangenziale e Borgo Nuovo e investendo in corso Milano come una strada a due corsie con relativi alberi e piste ciclabili.
- Scritte sui muri: il comune ha approvato un provvedimento che prevede di sanzionare chi imbratta e scrive sui muri della città. Ebbene noi abbiamo già scattato delle foto che porteremo al sindaco e dimostrano chi in realtà ama fare questa tipologia di arte muraria (ma se pensate solo a una scritta politica in prossimità dei cavalcavia, chi vi viene in mente?)
- Progetto cineforum: i giovani della città stanno portando avanti un’iniziativa culturale che abbia come obiettivo di sensibilizzare i ragazzi al mondo del cinema. Inoltre si propone di analizzare il bilancio comunale, che attualmente prevede un taglio dell’oltre il 60% sul festival del cinema “schermi d’amore”. Verona, se si continua di questo passo, rischia la deriva culturale, con danni inimmaginabili sul turismo e quindi sulla nostra economia. La cultura è un investimento non un fardello.
- Si propongono delle feste/incontri in data 1 maggio e 2 giugno come momenti in cui i giovani democratici possano, in un’atmosfera di festa, riflettere sul tema del lavoro e sui valori costituzionali, invitando ospiti e associazioni che da sempre si sono occupate di volontariato sul tessuto cittadino.”

Leggi tutto...

Franceschini segretario del PD



Un discorso con dei tratti intimi: la riflessione sui titoli dei giornali, i dialoghi con Veltroni. “In questi giorni ho letto di tutto su di me, e i miei amici mi hanno chiesto di fare un discorso che susciti calore ed emozione. Invece serve franchezza, serve guardarci negli occhi per capire i nostri limiti e ribadire l’orgoglio delle cose fatte. Ma dobbiamo rimboccarci le maniche tutti insieme. Spero che Arturo si candidi, perchè serve un confronto vero e autentico". Ed elenca tra le cose da rivendicare: il radicamento con 6.000 circoli, la velocità nel mescolare le provenienze perché “dove si sono fatte le primarie non si è visto lo schema ex DS contro ex Margherita”. E poi la scelta politica di rompere le vecchie alleanze (che attribuirà a Veltroni) e l’orgoglio per “il grande senso di responsabilità che ha non un PD contenitore, ma una cosa nuova. Non abbiate paura, non ci saranno crisi”.

Leggi tutto...

venerdì 20 febbraio 2009

Pietro Ichino risponde sul Progetto Flexsecurity

Le sue proposte di riforma da quella della Pubblica Amministrazione al progetto sulla Flexsecurity sconvolgono lo status quo e prospettano dei cambiamenti eccezionali. Ritengo che mantenere degli equilibri esistenti che non generano più valore per i cittadini e le imprese perché appartengono al passato è inaccettabile. Occorre un continuo adattamento del sistema all’evoluzione della società e del pianeta. Purtroppo alle sue proposte seguono consensi convinti e dissensi legati alla paura di generare degli effetti non prevedibili e non gestibili con gli strumenti del passato e ad una visione ideologica della società che non tiene conto dei cambiamenti intervenuti nel pianeta e rappresentati da Alvin Toffler in La terza Ondata e da Alain Touraine in La globalizzazione e la fine del sociale. Ho apprezzato i dissensi costruttivi che mirano a migliorare le sue proposte ed avviare il cambiamento in aree intoccabili.
Nel sito del senatore Pietro Ichino è presente la bozza di lavoro sulla Flexsecurity predisposta in funzione del dibattito in corso da ottobre in seno alla Consulta del lavoro e del welfare del PD, che avrebbe dovuto concludersi con la Conferenza programmatica dell’aprile prossimo, se gli ultimi eventi politici non avessero temporaneamente interrotto l’itinerario previsto.
Alla Camera, sulla riforma della Pubblica Amministrazione il PD ha votato contro, a differenza del Senato, dove nel dicembre scorso il voto era stato di astensione. Secondo lei quali sono i motivi di questa posizione del PD?
Il testo del disegno di legge approvato dal Senato (con l’astensione del PD) alla Camera ha subito modifiche molto marginali: non credo che il voto finale diverso espresso dal Gruppo del PD alla Camera sia imputabile a quelle modifiche. Credo, invece, che su quella scelta abbiano influito in parte il deterioramento del contesto politico generale, in parte il prevalere nel Gruppo dei Deputati della sfiducia circa la possibilità di controllo del Parlamento sui contenuti dei decreti delegati che il Governo elaborerà.
Ora che cosa farà il Gruppo dei Senatori del PD, quando il disegno di legge tornerà in aula al Senato?
Proprio questa settimana il disegno di legge è tornato alla Prima Commissione del Senato. In questa sede abbiamo sottolineato in modo molto deciso la necessità che il Governo renda possibile un controllo stretto da parte del Parlamento sulla elaborazione dei decreti delegati e abbiamo preannunciato la presentazione di ordini del giorno moto puntuali in Aula, martedì prossimo. Il mantenimento del nostro voto di astensione, o il passaggio a un voto contrario, dipenderà dalle risposte che il Governo darà in Aula su questi ordini del giorno, dalle garanzie concrete che otterremo circa l’elaborazione dei decreti.
Il suo progetto sulla Flexsecurity viene presentato da qualcuno come uno scambio tra maggiori ammortizzatori sociali in ambito micro e maggiore libertà di licenziamento. Condivide il giudizio?
Mi sembra un modo molto riduttivo di presentare il progetto. Oggi, un lavoratore che viene licenziato per motivi economici od organizzativi e che impugna il provvedimento a norma dell’articolo 18, se perde la causa rimane con un pugno di mosche in mano: non ha una lira di indennizzo e gode di un sostegno molto modesto, quando non del tutto nullo nel mercato del lavoro. Il nuovo sistema di protezione delineato nel progetto gli garantisce in ogni caso, senza la necessità di passare per giudici e avvocati e senza l’alea del giudizio, un forte sostegno del reddito fino alla durata massima di quattro anni e servizi efficienti di riqualificazione e ricerca intensiva della nuova occupazione. Come si fa a dire che il vecchio regime è “migliore” del nuovo? La verità è che il nuovo regime giova sia ai lavoratori, sia alle imprese. E giova loro anche per un altro motivo.
Quale?
Che nell’economia moderna i tempi di un procedimento giudiziale sono enormemente più lunghi rispetto a quelli che sarebbe necessario rispettare nell’aggiustamento industriale agli shock tecnologici o di mercato. E quei tempi sarebbero tempi troppo lunghi anche se si dimezzassero rispetto ai tempi attuali del processo del lavoro in Italia. Da noi, poi, i giudici tendono ad ammettere il licenziamento soltanto se l’impresa è in crisi; ma l’aggiustamento industriale dovrebbe poter avvenire molto prima, in modo da prevenire la crisi. Questo vecchio regime di protezione dei lavoratori contro il licenziamento per motivi economici od organizzativi ha, così, l’effetto di indebolire il nostro tessuto industriale.
Alcuni nel progetto per la transizione alla Flexsecurity avvertono il rischio concreto dell’aumento complessivo della precarietà anziché della sua riduzione e della diminuzione del potere contrattuale dei sindacati con la conseguente diminuzione delle retribuzioni. Sono vere queste preoccupazioni?
Per sostenere questo occorrerebbe considerare “precari” tutti i lavoratori a tempo indeterminato britannici, danesi, svedesi, olandesi, e tanti altri, solo perché nei loro Paesi non si applica un meccanismo del tipo dell’articolo 18 del nostro Statuto dei Lavoratori, bensì soltanto una indennità di licenziamento e un sistema di sicurezza nel mercato del lavoro. Ma questa è una sciocchezza: in realtà quei lavoratori, complessivamente, godono di una protezione della continuità del lavoro e del reddito molto migliore rispetto agli italiani.
Viene affermato che il fatto che non esista potere contrattuale dei sindacati per i lavoratori precari non deve essere in alcun caso motivo per ridurlo agli altri. Condivide l’affermazione?
Condivido. Ma il mio progetto non riduce affatto il potere contrattuale dei lavoratori protetti.
Il piano anti-crisi del PD comprende le sue proposte di cambiamento del mercato del lavoro e del progetto Flexsecurity?
Il piano anti-crisi presentato la settimana scorsa dai vertici del PD riguardava le misure volte a contrastare immediatamente la recessione economica sostenendo i redditi più bassi e aumentando la domanda di beni e servizi, incentivando i consumi più sostenibili dal punto di vista ecologico. Non avrebbe avuto alcun senso inserire tra quelle misure il progetto per la transizione a un regime di flexsecurity, che nella sua prima fase riguarderà presumibilmente soltanto un numero limitato di lavoratori.
In seno alla Consulta del Lavoro e del Welfare la sua proposta ha incontrato difficoltà? Viene contestato il fatto che lei nel suo blog ha scritto che la maggior parte delle persone che sono intervenute alla riunione della Consulta erano o a lui favorevoli o non contrarie. Cosa risponde a queste persone?
Nel mio sito ho riportato l’elenco degli interventi favorevoli o comunque aperti al progetto e di quelli contrari. Non ho avuto alcuna smentita. Quello stesso rendiconto mostra, certo, che su questo progetto ci sono posizioni contrastanti in seno alla Consulta del Lavoro del PD. Ma è anche vero che dallo scorso dicembre si sono registrati gli interventi favorevoli di numerosi membri del Governo-ombra (Veltroni, Morando, Letta, Chiamparino), tutti riportati nel Portale della Flexsecurity del mio sito, mentre non se ne è registrato neppure uno solo contrario.
Per aderire al progetto Flexsecurity occorre inviare una e-mail a manuelacampanella@yahoo.com indicando cognome e nome, data e luogo di nascita, indirizzo e città, specificando la sottoscrizione del progetto

Leggi tutto...

giovedì 19 febbraio 2009

Veltroni: Io lascio, il PD non torni indietro


"Ho sempre avuto un'idea della politica come missione civile, un mezzo e non un fine. Lascio con assoluta serenità, spero che la mia scelta possa tutelare il partito dalla sindrome del logoramento che c'è stata nelle settimane passate." Walter Veltroni
Si riporta la dichiarazione di Francesco Magagnino rilasciata dopo le dimissioni Di Walter Veltroni molto interessante per avviare una fruttuosa stagione di impegno politico a Verona. “Voglio anche io esprimere una personale considerazione su quanto accaduto. Lo spunto me l'ho da una delle mail mandate in ML che conclude dicendo "questo per me è il sogno che è finito ieri sera".
Ebbene cari amici, al di fuori di personali polemiche, ritengo per lo meno strano se solo ieri ci si sia accorti della fine del sogno.
Ogni 2x3 si ripete la solita solfa, facce nuove, mancano leader, ricambio, nuovo gruppo dirigente ecc ecc.
Ebbene, proviamo ad astrarci dal contesto del quotidiano vivere il partito in cui molto di noi sono immersi.
Ci rendiamo conto che siamo noi stessi quei soggetti che andiamo invocando?
Ci rendiamo conto che il leader che manca siamo ognuno di noi? Potrebbe essere ognuno di noi?
Che la leadership che invochiamo è la nostra?
Appurato e condiviso questo, riusciamo ad andare oltre ed assumere una volta per tutte la coscienza e la responsabilità che il ricambio che desideriamo è nei confronti della stessa dirigenza che molti di noi legittimano di continuo, e con continuità, nel quotidiano del partito???
Allora, quando è veramente il momento in cui finisce il sogno? Quando il leader in essere abdica o quando sono i leaders a venire che lo fanno coricandosi su prati decisamente sfioriti?
Il mio personale momento in cui è finito il sogno?
Si chiamavano primarie del PD; si chiamava rinnovamento della classe dirigente e non ricambio della classe dirigente; si chiamava massima espressione di democrazia; si chiamava osare insieme per costruire da 0 e non proteggere lo 0 in cui eravamo e in cui ci troviamo ancora.
Il mio personale momento di fine sogno è quando abbiamo perso questo treno.
A proposito dei prati sfioriti su cui ci corichiamo. Facemmo quella scelta, faceste molto di voi quella scelta. Nel pratico parlo delle primarie del PD quando si decise di soffocare una lista indipendente dai partiti per mere logiche di interessi immediati; e noi, giovani, che avremmo dovuto prendere in mano il volante preferimmo farci guidare ancora. Fu una scelta inutile, siamo, siete, tutti dove eravate prima. Qualcuno ha guadagnato, più o meno legittimamente, qualche microscopico passo. Ma il leader che invochiamo, il leader che ognuno di noi vorrebbe per il nostro partito non credo che possa essere rappresentato da qualcuno che ha proceduto a microscopici passi. Quindi stiamo cercando quello che noi stessi non siamo.
Se vogliamo cambiare questo partito non penso che lo si possa fare conquistando postazione dopo postazione attraverso sedie dopo sedie (sedie?sgabelli!), la guerra di trincea logora anche i migliori. Abbiamo bisogno delle bombe. Abbiamo bisogno di posizionarci su approcci nuovi e di mettere in discussione le ortodossie fino ad ora imposte.
Se continueremo a pensare che l'essere nel partito sia una questione imprescindibile continueremo sempre ad accettare la mediazione.
Dobbiamo imparare a piantare fiori laddove il terreno è poco fertile. Se non fioriranno avremo fallito ma saremo umanamente più ricchi, se fioriranno saremo forse il leader e la nuova classe dirigente che andiamo cercando. Se invece di fiori continueremo a piantare semenze di sola erba, forse il prato lo otterremo, ma rimarrà il nostro solito brutto prato sfiorito.”

Leggi tutto...

mercoledì 18 febbraio 2009

Free Blogger



Il rischio di oscurare Facebook, YouTube ed i Blog
Dall'intervista di Alessandro Gilioli al sen. D'Alia pubblicata su "L'Espresso"
A. Gilioli: Io volevo parlare di questo emendamento: innanzitutto, spieghi lo scopo e l'utilità.
D'Alia: L'emendamento introduce l'articolo 50 bis al pacchetto sicurezza, che consente al ministro dell'interno, su comunicazione dell'autorità giudiziaria che procede per delitti di istigazione a delinquere o apologia di reato, attribuisce al ministero dell'interno il potere di disporre che i fornitori di connettività alla rete internet utilizzino gli strumenti di filtraggio nei confronti di quei siti o social network che contenessero, diciamo, dichiarazioni e quant'altro connesse a queste ipotesi di reato.
Cioè, è una norma che serve a cominciare a intervenire nella regolamentazione di internet e questo nasce sostanzialmente dalle vicende che hanno riguardato Facebook, della comparsa su quel social network di gruppi inneggianti a Riina, Provenzano, alle Brigate Rosse eccetera.
E poiché non vi è alcuno strumento, nell'ordinamento, che consenta un intervento immediato qualora ovviamente si ravvisi un'ipotesi di reato, cioè qualora la magistratura stia indagando, il ministro dell'interno interviene con uno strumento di natura squisitamente cautelare che serve ad evitare che vi sia una moltiplicazione di questi siti o di queste manifestazioni illecite sulla rete.
Ovviamente, tutto questo avviene con la possibilità del ricorso all'autorità giudiziaria da parte degli interessati, e comunque attraverso una procedura di natura contraddittoria anche con i gestori dei siti a cui viene notificata una diffida ad oscurare o cancellare quelle parti che sono in contrasto con le posizioni citate.
A. Gilioli: Però, senatore, mi permetta di interromperla. La contestazione che viene fatta è proprio questa: io ho letto bene il suo emendamento, non si parla di cancellare le parti ma di oscurare il sito. Allora si dice: se c'è un gruppo su facebook che incita a Provenzano piuttosto che altre cose, gli effetti del suo emendamento non sarebbero cancellare quella pagina ma oscurare l'intero sito.
D'Alia: Ma mi scusi: se il gestore del sito non si fa carico di cancellare questi soggetti dal sito, è giusto che il sito venga oscurato. Il ministero diffida il gestore, il gestore poi ha due possibilità: o ottemperare e quindi cancellare dal sito i gruppi oppure non ottemperare. Se non ottempera si rende complice di chi inneggia a Provenzano e Riina quindi è giusto che venga oscurato.
A. Gilioli: All'interno di YouTube, per esempio, ci sono diversi video che potrebbero ricadere, forse, all'interno della tipologia da lei enunciata. Se YouTube non cancella quei video viene oscurato l'intero YouTube?
D'Alia: Secondo me si, certo.
A. Gilioli: Ancora un altro caso...
D'Alia: Le faccio un esempio: se su YouTube esce un video, come è successo e peraltro ci sono state diverse polemiche, in cui quattro ragazzi picchiano un loro coetaneo disabile - peraltro, in questo caso siamo in presenza della rappresentazione di un reato non è che siamo in presenza di una apologia: c'è la diretta o la riproduzione di un film in cui viene commesso un illecito penale - è giusto che un sito lo mantenga? Io credo di no.
A. Gilioli: Un altro caso: c'è una discussione online, nei siti, nei forum. Fra utenti del forum può capitare che ci si insulti o anche che ci si minacci. Lei questo lo ritiene una tipologia...
D'Alia: Se io minaccio qualcuno, lo minaccio nella realtà o su internet sempre un reato è.
A. Gilioli: Le faccio un'altra tipologia: io sono ipoteticamente autore di un blog. All'interno del mio blog qualcuno, tra i commentatori del mio blog, mi insulta, minaccia. Io che sono il blog master e quindi ritengo che sia giusto lasciare aperto il mio blog a ogni voce, comprese quelle che mi minacciano e mi insultano, non tolgo queste voci.
Anche in questo caso si rientra nella tipologia?
D'Alia: Guardi, rientrano tutte quelle ipotesi che sono previste dal codice penale nell'ambito dei delitti di istigazione a delinquere o disobbedire alle leggi. I delitti di apologia di reato, che sono previste dal codice penale o da altre disposizioni. Sono tutte ipotesi che sono ricondotte a fattispecie illecite, che sono già sanzionate nel codice penale e che quindi hanno la necessità di essere sanzionate in tutte le loro manifestazioni. Non è che cambia se io faccio un ciclostile con cui dico che Riina...
A. Gilioli: Scusi senatore, stiamo parlando dei commenti a un blog...
D'Alia: Guardi, i commenti a un blog non è che sono diversi: se in un commento a un blog io dico che le Brigate Rosse hanno fatto bene ad uccidere Moro, questa si chiama apologia di reato. Che io lo faccia sul blog, con un telegramma, su un bigliettino, con un comunicato stampa non cambia: sempre di reato si tratta e va perseguito, e va perseguito colui il quale se ne fa complice pubblicando queste porcherie, ivi compreso se è un gestore di internet tanto per essere chiari.
Io la penso in questo modo.
A. Gilioli: Senta senatore: lei è un frequentatore della rete?
D'Alia: Certo
A. Gilioli: Su facebook ci va?
D'Alia: No, su facebook vado poco perché mi indigna vedere su quel sito che si censurino le mamme che allattano i figli perché si ritiene esteticamente un fatto offensivo, antiestetico e poi si consenta a vari gruppi, ad esempio "Omaggio a Cutolo, chi è parente di pentiti infami e confidenti è pregato di non iscriversi a questo sito dedicato a Cutolo".
Io non ci vado perché questo sito che censura le mamme, come dichiara peraltro correttamente Articolo 21, e consente queste porcherie è un sito indegno, dal mio punto di vista.
Con tutto il rispetto per chi vi accede.
A. Gilioli: Lei è conscio del fatto che se in Italia si chiude YouTube e Facebook siamo peggio della Birmania?
D'Alia: Guardi, io non sono per chiudere né Facebook né YouTube: io sono perché Facebook e YouTube rispettino le vittime di mafia, del terrorismo e degli stupri.
A. Gilioli: E se non le rispettano?
D'Alia: Se non le rispettano non possono avere il rispetto dello Stato.
A. Gilioli: Quindi vanno chiusi.
D'Alia: E' evidente.

Leggi tutto...

martedì 17 febbraio 2009

Sottoscrivi progetto Ichino sulla Flexsecurity

Il presente post tratta la proposta di sottoscrivere il progetto sulla Flexsecurity ed il dialogo che si è sviluppato tra Donata Gottardi, il sottoscritto ed altri amici di Facebook.
Invito di Antonino Leone. “Vi invito a sostenere il progetto del senatore Pietro Ichino sulla Flexsecurity, inviando una e-mail di sottoscrizione a manuelacampanella@yahoo.com specificando Nome e Cognome, data e luogo di nascita, indirizzo, comune di residenza.
Puoi iscriverti alla causa BASTA CON IL PRECARIATO!!! Si alla Legge sulla FLEXSECURITY!!!
Per informarsi invito a leggere il portale della Flexsecurity nel sito del senatore Ichino ed il libro di Tito Boeri e Pietro Garibaldi "Un nuovo contratto per tutti".
E' molto importante intervenire al più presto.
Vi ringrazio per il vostro impegno a favore del progetto del senatore Pietro Ichino”
Donata Gottardi. Caro Antonino, sai come la penso sul progetto. Credo che dovremmo aprire una riflessione a tutto campo. Da condividere o meno quello è solo una possibile proposta. Che scambia maggiori ammortizzatori sociali in ambito micro con maggiore libertà di licenziamento. Penso che di fronte alla crisi che ci aspetta, dovremmo progettare come radicare davvero una diversa cultura del lavoro, da tutte e due le parti del rapporto. Difficile in un Paese come il nostro in cui la reputazione sembra non avere valore, ma ...
Adelfia Franchi. Sono d’accordo con te cara Donata a forza di vedere solo da una parte in Italia migliaia di aziende hanno chiuso
Antonino Leone. Cara Donata, la riflessione il Pd la sta facendo in vista della conferenza programmatica e la bozza di Ichino comprende anche le osservazioni espresse da diversi esponenti comprese le tue. La riflessione va aperta qui a Verona per prendere coscienza della problematica. Ritengo che la normativa vada adeguata al terzo millennio eliminando il lavoro precario ed a tempo e costruendo una grande riforma del lavoro che comprenda i diritti dei lavoratori e la competitività delle imprese. L'attuale situazione non favorisce i lavoratori e le imprese. Occorre tenere presente che una impresa competitiva nel mercato garantisce il posto di lavoro e che la presenza dei precari non giova a nessuno (impresa, sindacati e lavoratori).Avevo chiesto a Damiano e Treu alla tua presenza in un convegno a Verona una discontinuità con il pacchetto Treu e Biagi purtroppo in quella sede non hanno risposto.
Antonino Leone. Cara Adelfia le aziende piccole chiudono in questo contesto economico e normativo. Non certo per i cambiamenti che ci potranno essere.
Donata Gottardi. Caro Antonino, perché non fare ora riferimento al piano anti-crisi del Pd? In materia di lavoro ci sono proposte interessanti e nulla sulla parte voluta da Ichino sulla liberalizzazione del licenziamento. Ciao
Roberta Papalini. Due interventi molto interessanti, li approvo entrambi. Il primo (Donata) perchè per quanto riguarda la proposta di Ichino non è poi cosi male se non fosse per il fatto che lui ingenuamente crede che dare un contributo del 5% (mi pare) alle aziende per assumere a tempo indeterminato (ho capito bene il papier di normative proposte?) risulti all'azienda più vantaggioso che assumere precari che costano due lire e non si ammalano mai e non hanno vita privata che tenga alla priorità lavoro e che possono licenziare senza giustificazione alla scadenza contrattuale. Non mi pare che un 5% aiuti un ragionamento di capitalismo sociale. Il secondo (Antonino) perchè ribadisce che l'impresa deve essere competitiva e quindi prevedere un certo grado di flessibilità dei lavoratori, il che mi stà bene ma anche qui rispondo che le imprese italiane (quelle grandi intendo, che poi sono in mano sempre ai soliti amici di politici) non hanno la morale del buon capitalismo sociale (etica dell'impresa).
Antonino Leone. Cara Donata, La proposta di Pietro Ichino non prevede la liberalizzazione del licenziamento. Walter Veltroni, Enrico Morando ed altri esponenti autorevoli del PD e del mondo economico hanno già espresso apprezzamenti nei confronti della proposta di Ichino. Se non sei stata soddisfatta della risposta di Ichino alle tue osservazioni potevi replicargli direttamente.
La liberalizzazione dei licenziamenti si ha soprattutto quando le aziende entrano in crisi e devono chiudere e non c'è art. 18 che tenga. Occorre secondo me intervenire per garantire il posto di lavoro creando le condizioni affinché l'impresa sia competitiva. A tal fine serve una maggiore partecipazione dei sindacati al bene comune che è rappresentato dall'impresa. L'impresa non può essere vista in termini tradizionali ed in alternativa ai lavoratori. La libertà di licenziamento esiste adesso nei confronti dei precari quando scade il contratto di lavoro. Non è stato Ichino ad introdurre questa "flessibilità" confermata da Prodi e Damiano.
Donata Gottardi. Caro Antonino, non ho risposto alle controdeduzioni di Ichino perché non ne ho avuto il tempo, ma appena ne avrò lo farò e le pubblicherò anche qui in fb. La proposta di Ichino non è la proposta del PD, è la proposta di un singolo. Io vorrei che discutessimo insieme non della proposta di un singolo, ma della proposta del PD, direttamente collegata alla crisi attuale. Dobbiamo cercare di comprendere se tale proposta sia adeguata alla situazione attuale, se sia sufficiente o vada ulteriormente migliorata. Su questo obiettivo è già al lavoro un gruppo di esperti giuslavoristi. Ciao
Antonino Leone. Cara Donata, Le tue affermazioni trovano riscontro nelle dichiarazioni di Pietro Ichino. Però non bisogna sottovalutare che la proposta di Ichino ha trovato le seguenti conferme:
- Walter Veltroni, nella direzione centrale del Partito Democratico del 19 dicembre 2008;
- Enrico Morando, coordinatore del Governo-ombra, Corriere della Sera 15 dicembre 2008;
- Maurizio Martina, segretario regionale lombardo del PD, Unità del 29 gennaio 2009;
- Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e membro del governo-ombra;
- Filippo Penati, Presidente della Provincia di Milano.
Ritengo che occorre preparare qualcosa a Verona. Grazie dei tuoi interventi.
Certo il dialogo tra Donata ed il sottoscritto non si conclude con questo semplice scambio di opinioni condizionate dallo spazio e dal tempo. Spero che rappresenti una occasione per i giovani, i precari ed i lavoratori ad approfondire il progetto del senatore Pietro Ichino e del Partito Democratico dopo la conferenza programmatica perché è in gioco il loro futuro e la costruzione di una nuova democrazia industriale che superi le discriminazioni e l’incertezza nel mondo del lavoro, affermi eguali diritti e doveri per i lavoratori ed esalti la responsabilità sociale dell’impresa.
Adesso propongo la breve intervista a Manuela Campanella, laureata in economia e fondatrice della causa a sostegno del progetto del senatore Ichino.
Il senatore Pietro Ichino ha preparato una proposta di riforma del lavoro in Italia per adattarlo a quello dei paesi del Nord Europa. Ogni volta che interviene Ichino sconvolge gli equilibri esistenti e si prospettano condizioni di cambiamento con posizioni a favore e contro. Tu hai creato una causa in Facebook a favore del progetto con circa 700 membri.
Quali sono gli obiettivi che il senatore Ichino si propone?
Il Senatore Pietro Ichino è promotore di una bozza di progetto di legge sulla FlexSecurity che ha come scopo primario quello di riformare il mercato del lavoro seguendo i principi alla base dei sistemi scandinavi ovvero: protezione dei lavoratori e flessibilità per le aziende
I lavoratori precari che interessi hanno a sostenere il progetto della Flexsecurity?
Se questa legge viene approvata tutti i nuovi assunti e gli occupati che lo preferiranno potranno passare a questo nuovo sistema che gli garantirà un contratto a tempo indeterminato con tutti i diritti annessi (malattia, protezione contro le discriminazioni e altro) ed il pagamento in caso di licenziamento di una indennità di licenziamento ed una di disoccupazione pari al 90% del salario per il primo anno (che diminuisce del 10% negli anni successivi per un max di 3 anni).
I giovani in cerca di prima occupazione perché dovrebbero preferire questo progetto anziché la situazione esistente?
I nuovi contratti saranno a tempo indeterminato e protetti da questa nuova normativa. Inoltre per le imprese sarà più facile assumere e quindi ci sarà maggiore occupazione.
Il sistema di ammortizzatori sociali previsto dal progetto Ichino rispetto ad oggi offre maggiori garanzie anche in termini di rioccupazione?
Si. L'indennità di disoccupazione sarà di fatto pagata da un ente bilaterale finanziato dalle imprese con il compito di riformare e ricollocare il lavoratore presso aziende delle stesso settore il più velocemente possibile. Chiaramente prima questo avverrà meno indennità di disoccupazione l'ente dovrà pagare quindi è interesse di tutti che il lavoratore trovi lavoro rapidamente.
A conclusione di questa breve discussione ritengo che il PD debba discutere al più presto la proposta del senatore Pietro Ichino così finalmente si chiude una fase di dibattito che non sempre è finalizzato a costruire il futuro del lavoro in Italia ma a confermare il sistema vigente che ha causato tanti problemi per i precari, i giovani in cerca di prima occupazione ed anche per il sindacato che in questa fase che dura dal 1995 non rappresenta tutti i lavoratori ma una parte di essi.
Ritengo inoltre che il tema del lavoro vada affrontato non isolatamente ma insieme ai grandi problemi italiani: sviluppo economico, contrattazione sindacale, pubblica amministrazione e impresa. Occorre un rapporto coerente tra le soluzioni proposte ai problemi indicati altrimenti il sistema non funziona a svantaggio, come al solito, dei più deboli.

Leggi tutto...

venerdì 13 febbraio 2009

P.A.: Camera approva ddl

La Camera approva il disegno di legge delega sulla ottimizzazione e razionalizzazione della Pubblica Amministrazione. Hanno votato a favore Pdl e Lega e contro Pd, Idv e Udc. L’impegno bipartisan attestato al Senato si è dissolto alla Camera dove sono prevalse le logiche della maggioranza.
"Le riforme amministrative devono essere affrontate senza logiche di contrapposizione e di parte", ha sottolineato Linda Lanzillotta durante la dichiarazione di voto a nome del Pd, "per non essere velleitarie devono coinvolgere l'intera galassia amministrativa, migliaia di persone che devono condividere i cambiamenti, devono metterci cuore e impegno civile". Invece, ha proseguito, i dipendenti pubblici "da mesi si sentono aggrediti verbalmente dal ministro e fatti bersaglio di campagne non sempre giustificate dai fatti". E rivolta al ministro ha aggiunto: "Lei potrà certamente portare i fannulloni in ufficio, ma i cittadini non avranno alla fine servizi e amministrazioni più efficaci".
Critico nel metodo e nel merito del provvedimento e' stato anche Giovanni Paladini, dell'Idv, che ha denunciato la "totale chiusura della commissione a modificare il testo".Stessa linea ha seguito nella dichiarazione di voto Mario Tassone, dell'Udc: la riforma prometteva "ammodernamento ed efficienza della pubblica amministrazione, ma purtroppo tutto questo non si e' verificato". Non solo. "Ci saremmo attesi una partecipazione diversa dal governo rispetto ai contributi dell'opposizione e da ambienti autorevoli della stessa maggioranza", ha aggiunto, ma così "non e' stato. Riforme di così rilevante portata o si fanno con il contributo di tutti o sono riforme azzoppate, ma restano sul piano embrionale."
L’opposizione ha votato no al provvedimento perché la maggioranza non è stata disponibile ad un confronto costruttivo ed anche perché alcuni norme che riguardano la Class action, la Corte dei Conti e l’Agenzia di valutazione peggiorano il disegno di legge.
"Votiamo no perché non vogliamo che la politica invada di nuovo la Pubblica Amministrazione". Lo ha affermato alla Camera Linda Lanzillotta, deputata del Pd e ministro ombra della Funzione Pubblica, nella dichiarazione finale di voto sul ddl Brunetta. Lanzillotta ha spiegato che "il Partito Democratico ha tentato di dare un contributo positivo al dibattito parlamentare perché la Pubblica Amministrazione è un bene di tutti i cittadini, e perché la sua riforma è interesse di tutti, soprattutto dei più deboli, ma la maggioranza ed il ministro Brunetta, al di là della demagogia sui fannulloni, in realtà non hanno voluto confrontarsi con la necessità di rendere più efficiente e trasparente la Pa".
"Con questo testo - ha aggiunto la ministra ombra - la politica rientrata prepotentemente nella Pubblica Amministrazione, che viene riconsegnata alle lobby e alle corporazioni, come negli anni `80. Infatti, l`Agenzia per la rappresentanza è sottoposta alla discrezionalità dell`esecutivo, soprattutto perché non decide l`allocazione delle risorse, con la conseguenza di ridurne l`autonomia, così come viene ridotta fortemente l`autonomia anche della Corte del Conti con l`introduzione di una aberrante norma che riduce il ruolo dell'organismo di autogoverno. Infine la tanto sbandiera Class Action è solo un inganno perché i cittadini non avranno diritto a vedere risarciti i danni prodotti loro dalla Pubblica Amministrazione".
"Una legge sulla pubblica amministrazione che dichiara di voler maggiore trasparenza, efficienza e rigore si contraddice clamorosamente con il brutto pasticcio sulla Corte dei Conti". Lo afferma il deputato Pd Roberto Zaccaria, vice presidente della commissione Affari costituzionali. "Nello stesso giorno in cui tutti i giornali danno notizia della denuncia della Corte sui pericoli di una maggiore corruzione nella Pubblica Amministrazione - prosegue Zaccaria - la legge Brunetta riduce le garanzie di indipendenza della Corte. Spostando le funzioni di garanzia dal Consiglio di presidenza, dove siedono i rappresentanti del Parlamento, al presidente di nomina governativa, si calpesta l'articolo 100 della Costituzione che vuole l'indipendenza della Corte e dei suoi componenti di fronte al governo. Non ha alcun senso riequilibrare la presenza dei membri 'laici' rispetto ai togati per poi ridurre il collegio a un ruolo del tutto marginale".
La decisione della maggioranza di proseguire da sola nell’approvazione della riforma commette l’errore di sentirsi autosufficiente per quanto riguarda la qualità dei contenuti necessari per innovare la Pubblica Amministrazione.
Adesso il provvedimento passa al Senato dove in precedenza grazie all’impegno dell’on.le Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari Costituzionali e relatore del progetto, al senatore Pietro Ichino ed agli componenti si era realizzato un clima di collaborazione costruttiva. Infatti il provvedimento in Senato è stato approvato con l’astensione del PD.
informazione.it

Leggi tutto...

Lettere aperte a sostegno della Flexsecurity

Nel sito di Gidp-Hrda, associazione dei direttori del personale, e del senatore Pietro Ichino è apparsa la notizia di due lettere aperte a sostegno del progetto della Flexsecurity del senatore Pietro Ichino del Partito Democratico.
Dopo il convegno organizzato da Gidp del 6 febbraio, numerosi direttori del personale, anche a nome delle rispettive aziende - grandi medie e piccole -, invitano i ministri del lavoro del governo in carica e del governo-ombra a una iniziativa bi-partisan sul progetto per la transizione al regime di flexsecurity.
Si riporta il testo della lettera che verrà consegnata al Ministro per il Lavoro e il Welfare Maurizio Sacconi, e al Ministro-ombra Enrico Letta.
“Noi qui sottoscritti, professionisti della gestione delle risorse umane del GIDP-HR, operanti in aziende, che danno lavoro a molte decine di migliaia di dipendenti, avendo esaminato e discusso approfonditamente il disegno di legge predisposto dal prof. Pietro Ichino “per la transizione a un regime di flexsecurity”, concordiamo con quanto ha dichiarato in proposito nei giorni scorsi la Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: è un progetto di riforma necessario – probabilmente il solo realisticamente efficace, nel contesto italiano attuale – per consentire al tempo stesso:
‑ il superamento della divisione fra protetti e precari che contraddistingue oggi il nostro tessuto produttivo e che condanna gran parte delle nuove generazioni a una drammatica esclusione da standard elevati di sicurezza e qualità del lavoro;
‑ una flessibilizzazione delle strutture produttive (indispensabile al nostro Paese per porsi meglio in grado di attirare il meglio dell’imprenditoria mondiale) non costruita su quella divisione, ma coniugata con un alto livello di protezione di tutti i lavoratori new entrants;‑ l’attribuzione, finalmente, di un significato concreto e incisivo al valore della meritocrazia, della quale è di moda oggi riempirsi la bocca, senza però che finora nel nostro Paese si sia fatto nulla di apprezzabile per promuoverla effettivamente (col risultato che i giovani migliori sempre più tendono a migrare verso altri Paesi, più capaci di valorizzarne il talento).
Non ignoriamo le forti resistenze culturali e politiche presenti sia in seno alla maggioranza, sia in seno all’opposizione, contro questa riforma. Ma siamo anche convinti che quelle resistenze non potranno che sgretolarsi di fronte alla disponibilità espressa dalla Presidente di Confindustria, e direttamente da un numero rilevante di aziende, per negoziare un new deal capace di offrire alle nuove generazioni prospettive drasticamente migliori rispetto a quelle offerte dal mercato del lavoro italiano oggi, senza peraltro alterare in alcun modo i diritti dei lavoratori già in attività.
Per questo Vi chiediamo di impegnarVi al più presto in un’iniziativa bi-partisan per la promozione di questa riforma, attraverso un rapido e intenso processo di negoziazione tra le parti sociali per la messa a punto dei dettagli del progetto e la susseguente attivazione di un altrettanto iter parlamentare del disegno di legge.
Restiamo fiduciosamente in attesa di una Vostra risposta, possibilmente congiunta.” Sottoscrizione della Lettera
Un gruppo di giovani sta raccogliendo le adesioni ad una lettera aperta di contenuto analogo, indirizzata agli stessi destinatari, con la quale i firmatari intendono sottolineare la preferenza di chi si affaccia oggi sul mercato del lavoro per un sistema ispirato ai principi della flexsecurity rispetto al sistema vigente attualmente nel nostro Paese: sistema caratterizzato da un regime di vero e proprio apartheid fra protetti e precari, che a due giovani su tre offre la prospettiva di rimanere per molti anni, se non per tutta la vita lavorativa, nella categoria dei precari. Lettera dei giovani
“Noi qui sottoscritti, si afferma nella lettera dei giovani, che stiamo per entrare nel mercato del lavoro, o vi siamo entrati trovando soltanto un lavoro precario, o comunque vediamo che questa è la sola prospettiva aperta per la maggioranza dei nostri coetanei, avendo esaminato e discusso approfonditamente il disegno di legge predisposto dal prof. Pietro Ichino “per la transizione a un regime di flexsecurity”, concordiamo con quanto hanno dichiarato in proposito nei giorni scorsi da numerosi esponenti del mondo politico, sindacale ed imprenditoriale: è un progetto di riforma necessario – probabilmente il solo realisticamente efficace, nel contesto italiano attuale…..”
Lettera dei giovani
Coloro che intendono sottoscrivere la lettera devono far pervenire la propria adesione - con indicazione dell’indirizzo e della data di nascita - alla dott.ssa Claudia Lesmo (candyclod@hotmail.com), oppure alla dott.ssa Manuela Campanella (manuelacampanella@yahoo.com), oppure alla dott.ssa Widad Tamimi (widad.tamimi@pietroichino.it).
Si invitano i giovani, i precari, i direttori del personale e le imprese che condividono la proposta a sottoscrivere la lettera per realizzare la riforma del lavoro e il progetto della Flexsecurity.
Portale della Flexsecurity

Leggi tutto...

giovedì 12 febbraio 2009

Dualismo tra protetti e precari

Dalle dichiarazioni dell’ultimo periodo sembra che si sia presa coscienza dei problemi del lavoro ed in particolare del lavoro di coloro che non sono protetti dall’attuale sistema normativo. Bisogna inoltre tenere presente che con la gravità della crisi in atto le vecchie protezioni del lavoro stabile ed a tempo indeterminato saltano nel momento in cui l’impresa esce dal mercato competitivo.
Il primo effetto sarà quello di non rinnovare i contratti ai precari, i quali non hanno al momento alcuna protezione ne tantomeno il mercato del lavoro offre loro una prospettiva certa.
I lavoratori stabili rischiano di uscire dall’azienda per entrare nell’area degli ammortizzatori sociali, i quali non garantiscono tutti per cui bisogna ricorrere a delle deroghe e non offrono una prospettiva di inserimento stabile nel mercato del lavoro.
Tutti questi problemi di non facile soluzione con il quadro normativo esistente sono stati oggetto di studio e di elaborazione di una proposta da parte del senatore Pietro Ichino. Tale proposta ha incontrato dissensi da parte di coloro che intendono confermare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e non si impegnano ad elaborare proposte complete che contengano soluzioni nuove ed efficaci per garantire a tutti i lavoratori stabili e precari nuovi diritti e nuove garanzie nel mondo del lavoro del terzo millennio.
Alla proposta del senatore Pietro Ichino sono arrivati consensi significativi, primo fra tutti quello del segretario del Partito Democratico Walter Veltroni nella direzione centrale del Partito Democratico del 19 dicembre 2008 e da esponenti del mondo economico e produttivo.
Dal Word Economic Forum di Davis Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, dichiara che occorre “sfruttare la crisi per riconvertire il sistema e dare più potere e maggiori opportunità ai giovani” e bisogna evitare “la divisione per i lavoratori tra anziani di fatto stabili e inamovibili e i giovani che invece sono in prevalenza precari”.
Questo obiettivo potrebbe essere realizzato, afferma la Mercegaglia, “non con licenziamenti più facili, ma studiando un contratto unico, come sta ora ipotizzando il PD, che preveda inizialmente meno tutele e poi progressivamente un loro aumento, evitando così l’attuale segmentazione netta tra anziani e giovani”.
La presidente di Confindustria nel suo intervento ha sottolineato “la scarsa presenza dei giovani nel mondo sia economico, sia politico, e la necessità di “interventi dal mondo dell’educazione a quello del lavoro.” Il Sole 24 Ore del 29 gennaio 2009
Corrado Passera in una intervista al Corriere della Sera dichiara che “il rischio è che la crisi tuteli chi è già tutelato e crei un’economia senza giovani. E faccia dell’Italia un paese di giovani, di donne e di non ancora vecchi inattivi. Oggi chi è fuori dal mercato del lavoro e i precari pagano i privilegi e le rigidità di una parte di coloro che il lavoro ce l’hanno: ben vengano il contratto unico e le proposte del professor Ichino! Più in generale, se vogliamo costruire l’Italia di domani dobbiamo però affrontare finalmente i nodi strutturali della nostra società: l’eguaglianza dei punti di partenza, la scuola, la ricerca, la meritocrazia, la mobilità sociale”. Corriere della Sera del 4 febbraio 2009
Giuliano Cazzola, deputato del Pdl e vicepresidente della Commissione lavoro della Camera, si dimostra disponibile ad un confronto con la proposta di Pietro Ichino e fa presente che il governo pare intenzionato a tenersi lontano dal problema dei licenziamenti e della modifica dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori. Inoltre, ritiene che occorre dare priorità ad una modifica del sistema previdenziale al fine di recuperare fondi da destinare agli ammortizzatori sociali. Avvenire del 4 febbraio 2009 - Risposta del senatore Pietro Ichino
L’economista Mario Monti, intervenendo nel dibattito, afferma che "riforme strutturali per rendere un’economia più competitiva e più equa diventano ancora più necessarie di quanto lo sarebbero state senza la crisi”. “Un esempio di riforma strutturale utile, scrive Mario Monti, per non penalizzare i giovani nel mercato del lavoro è quella proposta dal senatore Pietro Ichino. Essa mira a superare la divisione tra lavoratori anziani di fatto stabili e i giovani che invece, quando riescono ad avere un’occupazione, sono in prevalenza precari. E rispetta anche l’esigenza delle imprese di avere la necessaria flessibilità. Un progetto concreto per introdurre in Italia quella flexsecurity che ha consentito ai Paesi nordici di conciliare alta competitività ed equità. L’idea di Ichino sta facendo strada tra i sindacati, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, la appoggia. Si registra interesse da parte sia della sinistra che del vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola.
I dettagli sono da discutere, ma una riforma di questo tipo potrebbe dare ai giovani speranza oltre la crisi e preparare l’Italia alle dure sfide della competitività internazionale con una maggiore coesione.” Corriere della Sera 8 febbraio 2008
A favore del progetto del senatore Pietro Ichino si sono schierati:
- Enrico Morando, coordinatore del Governo-ombra, Corriere della Sera 15 dicembre 2008;
- Maurizio Martina, segretario regionale lombardo del PD, Unità del 29 gennaio 2009;
- Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e membro del governo-ombra;
- Filippo Penati, Presidente della Provincia di Milano.
Il Foglio del 5 febbraio con un articolo dal titolo "Meglio più contratti" muove delle critiche alla proposta di Ichino e quest’ultimo risponde con una lettera al giornale pubblicata il 7 febbraio.
Si riporta la risposta del senatore Pietro Ichino, pubblicata su Il Foglio del 7 febbraio, al fine di comprendere meglio i contenuti della sua proposta:
“1. Il progetto dimenticherebbe che “l’alternativa al cosiddetto precariato, cioè al lavoro flessibile, è spesso la disoccupazione e l’inefficienza delle imprese”. Ora, la logica in cui l’intera riforma si colloca consiste proprio nell’eliminare quel “cioè”: realizzare un sistema capace di coniugare la massima possibile flessibilità per le imprese con la massima possibile sicurezza per i lavoratori. Come? Così: tutti i lavoratori in posizione di sostanziale dipendenza economica dall’impresa d’ora in poi vengono assunti a tempo indeterminato, ma la loro sicurezza non è data dall’ingessamento del loro rapporto di lavoro, bensì da un sistema ispirato al modello scandinavo, che punta soprattutto al sostegno e assistenza intensiva nel mercato ai lavoratori coinvolti in processi di aggiustamento industriale (per i dettagli devo rinviare al mio sito: http://www.pietroichino.it/
2. Il progetto comporterebbe “una rilevante riduzione di tutela per i 15 milioni di lavoratori dipendenti”. Non è così: il nuovo regime è destinato ad applicarsi soltanto a chi viene assunto dopo l’entrata in vigore della riforma. A questi new entrants, poi, la riforma non offre affatto una “riduzione di tutela”, ma l’applicazione di un sistema di protezione “alla danese”: un sistema comunemente considerato, su scala mondiale, come quello che dà ai più deboli il livello massimo di sicurezza.
3. Il progetto toglierebbe alle imprese “il diritto di sperimentare i lavoratori” prima di stabilizzarli. È vero il contrario: la riforma prevede infatti un periodo di prova fino a sei mesi e, dopo la sua scadenza, una possibilità di licenziamento con costi per l’impresa crescenti nel tempo. Costi, quindi, relativamente bassi nella fase iniziale.
4. Il progetto impedirebbe “il lavoro flessibile di giovani, anziani e persone che cercano un secondo lavoro o che non vogliono il posto fisso”; e danneggerebbe “milioni di autonomi ‑ liberi professionisti, commercianti, artigiani – che potrebbero desiderare di rimanere indipendenti”. Non è così: il nuovo regime esclude espressamente dal proprio campo di applicazione gli iscritti agli albi e ordini professionali; esso, inoltre, è destinato ad applicarsi soltanto a chi trae dal singolo rapporto più di metà del proprio reddito di lavoro (essendo così definita la posizione di “dipendenza economica”); il secondo lavoro, per definizione, non ne è toccato, così come non ne sono toccati, ovviamente, imprenditori e piccoli esercenti.
5. “Il mercato odia le semplificazioni e i modelli unici”: odierebbe dunque anche questo nuovo “contratto unico di lavoro”. Qui concordo; proprio per questo il progetto non prevede affatto un “contratto unico” – espressione che preferisco non utilizzare mai, appunto per evitare questo equivoco – ma soltanto uno standard di sicurezza minimo universale, applicabile a tutti i molti tipi di contratto, dal full time al part-time, dal job sharing al lavoro in staff leasing, dall’apprendistato al telelavoro, e chi più ne ha più ne metta.”
Dopo il convegno del 6 febbraio organizzato dall’Associazione Direttori Risorse Umane con il senatore Pietro Ichino sulla Transizione alla Flexsecutity è partita l’iniziativa di raccogliere le adesioni di altri loro Colleghi, anche a nome delle rispettive aziende, a una lettera aperta ai ministri del Lavoro del Governo Berlusconi e del Governo-ombra, che chiede loro un impegno bi-partisan a sostegno del disegno di legge per la transizione a un nuovo regime di flexsecurity.
Parallelamente, un gruppo di giovani sta raccogliendo adesioni dei loro coetanei su di una lettera aperta simmetrica, indirizzata agli stessi destinatari, di contenuto in tutto analogo: anche i giovani che si affacciano oggi sul mercato del lavoro preferiscono il modello nord-europeo a quello mediterraneo.
Condivido la proposta del senatore Pietro Ichino sulla riforma del lavoro perché modifica l’attuale sistema che offre sempre meno garanzie ai lavoratori particolarmente a quelli precari.
La proposta di Ichino prevede il lavoro a tempo indeterminato per i nuovi assunti con un sistema di sicurezza uguale per tutti ed una stabilità rapportata all’anzianità. I dipendenti in organico possono optare per il nuovo regime o mantenere la disciplina precedente.
L’ente bilaterale previsto nella proposta offre maggiori garanzie del sistema attuale nella gestione dell’indennità di disoccupazione, dei servizi di riqualificazione e di assistenza nella ricerca di posti di lavoro per i lavoratori licenziati. E’ interesse delle aziende ricollocare al più presto i lavoratori licenziati altrimenti dovranno sostenere il relativo costo.
Per i nuovi assunti rimane in vigore l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per la parte che riguarda il licenziamento disciplinare e discriminatorio. Nel caso invece di licenziamenti per motivi economici od organizzativi il lavoratore ha diritto ad un indennizzo rapportato all’anzianità di servizio, all’indennità di disoccupazione più ampia di quella attuale ed ai servizi di riqualificazione professionale e di rioccupazione.
L'Ente bilaterale è finanziato interamente dalle imprese.
Ritengo che la proposta del senatore Pietro Ichino sia molto interessante ed efficace in quanto si muove nella direzione di tutelare i più deboli (giovani in cerca di prima occupazione e precari) e di creare nuove prospettive nel mercato del lavoro a vantaggio delle imprese e di tutti i lavoratori particolarmente nei momenti di crisi. La proposta di Ichino rappresenta l'unica proposta per uscire dall'attuale sistema duale del lavoro tra lavoratori protetti da un parte e giovani e precari dall'altra.
Il Progetto per la transizione a un sistema di Flexsecurity
Intervista a Gianni Rinaldini, segretario Fiom Cgil, e a Pietro Ichino, senatore del Partito Democratico, su Rainews24 del 12 febbraio 2009:
Prima parte
Seconda parte

Leggi tutto...

mercoledì 11 febbraio 2009

Intolleranza e repressione verso gli immigrati

Non si può non essere d’accordo con l’editoriale di Famiglia Cristiana, la quale sottolinea che i valori della persona umana sono uguali senza distinzioni di religione, di sesso, di razza e di cittadinanza. L’intolleranza e la repressione esercitata dal Governo non ha portato al risultato di programmare e contenere il flusso di immigrazione in Italia.
Ritengo che gli immigrati non hanno alcuna colpa ma hanno la sfortuna di vivere un disagio sociale, quello della sopravvivenza, che nei paesi di origine non possono risolvere.
Si riporta l’articolo di Famiglia Cristiana.
“Anche i cattolici si sono distinti per l'incoerenza morale tra i banchi del Parlamento. La dottrina della Chiesa non è un supermercato dove attingere quel che più aggrada.Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba, che spira nelle osterie padane, è stato sdoganato nell’aula del Senato della Repubblica. E dire che Beppe Pisanu, ex ministro dell’Interno con la schiena dritta, aveva messo in guardia circa quella brama di menare le mani, già colpevole attorno ai tavoli del bar.
Nessuno ha colto il suo grido d’allarme e l’Italia precipita, unico Paese occidentale, verso il baratro di leggi razziali, con medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini (col rischio che qualcuno muoia per strada o diffonda epidemie), cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari, al pari dei "Bravi" di don Rodrigo, registri per i barboni, prigionieri virtuali solo perché poveri estremi, permesso di soggiorno a punti e costosissimo.
La "cattiveria", invocata dal ministro Maroni, è diventata politica di Governo, trasformata in legge. Così, questo Paese, già abbastanza "cattivo" con i più deboli, lo diventerà ancora di più: si è varcato il limite che distingue il rigore della legge dall’accanimento persecutorio. Il ricatto della Lega, di cui sono succubi maggioranza e presidente del Consiglio, mette a rischio lo Stato di diritto. La fantasia del "cattivismo" padano fa strame dei diritti di uomini, donne e bambini venuti nel nostro Paese in fuga da fame, guerre, carestie, in attesa di un permesso di soggiorno (a margine: che credibilità ha il progetto di un’Italia federalista in mano alla Lega?).
Eppure, nessuna indignazione da parte dei cattolici della maggioranza, nessun sussulto di dignità in nome del Vangelo: peccano di omissione e continuano a ingoiare "rospi" padani senza battere ciglio, ignari della dottrina sociale della Chiesa. La sicurezza è solo un alibi per norme inutili e dannose, per scaricare il malessere del Paese sugli immigrati, capro espiatorio della crisi.
Il circo politico ha dato prova, nei giorni scorsi, di manifesta incoerenza morale. Una parte si batte, giustamente, per Eluana ma, al tempo stesso, approva agghiaccianti leggi discriminatorie. L’altra si batte per gli immigrati, ma promuove una cultura di morte. La tutela della vita e della dignità di ogni essere umano va assunta nella sua interezza, così come la dottrina sociale della Chiesa vale per la vita nascente, per quella che si spegne o si vuole spegnere, ma anche per gli immigrati, i barboni e tutti i poveracci ai margini della società.
L’ignobile "cattivismo" leghista ha fatto scattare la maggioranza sull’attenti e oggi il Paese adotta un diritto speciale (indegno di una democrazia) che discrimina tra cittadini (gli italiani) e non-cittadini (gli extracomunitari). La Chiesa non ci sta; gli Ordini dei medici protestano e fanno sapere che non faranno i delatori; la Polizia, delegittimata, non accetta il Far west delle ronde e della giustizia "fai da te": «Quel provvedimento», dicono, “rischia di legittimare azioni incontrollabili di squadracce di esaltati”.
La Lega, invece, esulta. Finalmente, il "bastone padano", evocato da Borghezio nel 1999, oggi è strumento d’ordine autorizzato dal Parlamento. Allora in molti sorridevano e liquidavano i desideri dei "volontari verdi" come chiacchiere. Appunto, da osteria. Le cose, purtroppo, sono andate diversamente.
L’Italia più che di cattiveria ha bisogno di serietà e leggi giuste per affrontare la grave crisi economica, che è il vero problema delle famiglie. Altro che implementare il "fondo rimpatri" per stranieri! Presentando il "Fondo famiglia lavoro", il cardinale Tettamanzi ha detto: “La solidarietà si realizza attraverso il rifiuto di qualsiasi discriminazione”.”
Dopo gli attacchi di alcuni esponenti della maggioranza e la querela del Ministro Maroni a Famiglia Cristiana è intervenuto Walter Veltroni, il quale ha dichiarato che l’Italia sta precipitando verso le leggi razziali. Adesso il ministro Maroni denunci anche me.”
Si nota l’assenza in questo confronto di Rutelli e degli altri tre deputati del PD che hanno votato l’ordine del giorno della maggioranza che non metteva in crisi la loro coscienza in quanto si era stabilito di procedere alla discussione ed approvazione entro due settimane e mezzo del disegno di legge sul Testamento Biologico. Ancora una volta prevalgono gli schieramenti anziché la coscienza dei politici.

Leggi tutto...

Testimonianza di un cristiano in politica

Intervento di Pietro Ichino al Senato nella sessione antimeridiana del 10 febbraio 2009, nel corso della discussione sulla mozione presentata dalla maggioranza in sostituzione del disegno di legge ritirato dal Governo la sera precedente, in materia di trattamenti dovuti nelle situazioni di confine tra vita e morte.
“Vorrei distinguere, nel mio intervento, la parte che svolgo nella mia veste di politico e quella che svolgo come cristiano, o almeno aspirante tale. Non perché questo mi conduca a due conclusioni diverse, ma perché mi sembra necessario sottolineare una distinzione tra i due piani del discorso, che troppo sovente è ignorata o trascurata.
Nella veste di membro, laico, del Parlamento di una Repubblica laica, chiamato a stabilire quale sia il confine tra vita meramente biologica e vita umana, tra stato vegetativo reversibile e irreversibile, ritengo che la legge debba limitarsi a definire il confine al di qua del quale c’è sicuramente vita umana da difendere con ogni mezzo, e il diverso confine al di là del quale il corpo umano può e deve essere considerato a tutti gli effetti morto. Questi sono i soli certi fines, i confini sicuri, che un ordinamento civile può e deve porre. Ed essi non sempre coincidono tra loro. Dico che non coincidono perché tra di essi talvolta si presenta una sorta di zona grigia, una zona di ragionevole opinabilità – corrispondente a quella che gli anglosassoni chiamano band of reasonableness delle opzioni possibili – dove possono verificarsi una infinità di situazioni-limite particolari la cui qualificazione è controvertibile. Qui, a ogni cittadino deve essere consentito, con l’assistenza del medico o di altro consigliere qualificato di sua scelta, agire secondo la propria coscienza.
Per quel che mi riguarda, in una situazione nella quale, come nel caso di Eluana Englaro, fosse ragionevole ritenere irreversibile la mia totale perdita di coscienza, cioè ritenere il mio corpo di fatto condannato a una vita puramente vegetativa, privato irreversibilmente di mente e coscienza, sentirei gravemente lesa la dignità della mia persona se quel corpo venisse mantenuto in vita per lungo tempo, ancorché nel modo più amorevole e rispettoso. Penso che questo senso di ribellione all’idea di una prolungata permanenza forzata in vita del proprio corpo privato per sempre della coscienza sia condivisa dalla grande maggioranza dei miei concittadini. Per questo ritengo che un legislatore laico, fissati i confini della zona di ragionevole opinabilità, debba riconoscere ai familiari di chiunque si trovi in una situazione di questo genere la libertà di scegliere secondo coscienza: di scegliere, cioè, se continuare o no ad alimentare una vita che può essere altrettanto ragionevole ritenere ancora vita umana, quanto non ritenerla più tale.
È evidente, oltretutto, che in una situazione di questo genere l’alimentazione forzata equivale sostanzialmente a un trattamento terapeutico: obbligare i parenti della persona non cosciente a praticarlo violerebbe il principio costituzionale che garantisce il diritto di rifiutare le cure.
Detto questo, e parlo ancora come membro, laico, del Parlamento di una Repubblica laica, rispetto e difendo il diritto di chiunque, nel nostro Paese, quindi anche dei vescovi e in generale del Magistero ecclesiastico cattolico, come degli esponenti di ogni altra chiesa o comunità religiosa, di esprimere liberamente la propria opinione sul discrimine tra vita e morte, tra vita biologica e vita umana, e anche su che cosa la legge dovrebbe stabilire al riguardo: dissento dunque recisamente da chi vede negli interventi delle Autorità religiose sul terreno politico-legislativo una ingerenza indebita o comunque una scorrettezza.
È come cristiano – forse sarebbe meglio dire: come persona impegnata a coltivare intensamente il patrimonio plurimillenario della tradizione biblica –, è in questa veste che mi rammarico di interventi del tipo di quelli che la Chiesa cattolica con frequenza compie su ciò che questo Parlamento deve o non deve fare. E mi rammarico dell’atteggiamento – che non esito a definire clericale, nel senso peggiore del termine ‑ di un Governo che a questi interventi assoggetta programmaticamente e sistematicamente il proprio agire; incurante, oltretutto, del fatto che della nostra tradizione biblica non è depositaria soltanto la Chiesa cattolica, ma anche altre, come quelle protestanti e in particolare quella valdese; ne è depositaria pure, e da molto prima, la Comunità israelitica. E tutte queste, dalle Scritture, traggono insegnamenti di etica politica talora profondamente diversi rispetto alla Chiesa cattolica.
In consonanza con tanta parte di questa grande comunità di persone che nella tradizione biblica cercano il senso della propria vita, penso che la testimonianza di una Chiesa cristiana non debba mai consistere nell’indicare la soluzione giuridico-legislativa specifica da preferire, né tanto meno le concrete modalità dell’impegno politico; penso che essa invece debba educare i cristiani all’esercizio responsabile della propria coscienza, lasciando che proprio quest’ultima resti il punto di riferimento fondamentale per ciascuno di loro nelle scelte politiche, giuridiche, tecniche. Pietro Scoppola amava citare, a questo proposito, un’affermazione del Concilio Lateranense IV del 1215: “Quidquid fit contra conscientiam aedificat ad Gehennam” (“qualsiasi cosa che si faccia contro la propria coscienza prepara all’Inferno”). Ultimamente, la Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II ha detto, con altre parole, la stessa cosa (§ 16): “L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio”. Nelle materie che vanno “rese a Cesare” (Mt., XXII, 21) – e tra queste vi è certamente la materia della legislazione civile ‑ le scelte operative devono esprimere i valori in cui crediamo attraverso la mediazione della coscienza di ciascuno di noi.
“Rendere a Cesare quel che è di Cesare” significa rispettare la laicità dello Stato, della sua politica, della sua legislazione. Questa laicità è sostanzialmente il metodo che consente a tutte le persone di buona volontà di trovare un terreno comune sul quale mettere in comunicazione le loro coscienze, ispirate a fedi e filosofie anche molto diverse, per cooperare nella ricerca delle soluzioni tecniche, politiche, legislative migliori per il bene del Paese. Quel terreno comune viene meno se c’è qualcuno che su di esso (quello, appunto, che il Vangelo ci invita a “rendere a Cesare”), si presenta con la verità in tasca, già bell’e confezionata, certificata con il sigillo della conformità alla volontà di Dio. Con gli occhi di chi legge la Bibbia, vedo in questa pretesa una violazione del secondo Comandamento: “non nominare il nome di Dio invano”.
Per concludere, chiedo alla Chiesa di affermare con forza il valore della vita; ma di rendere alla scienza ciò che le è proprio. Lasciare, cioè ai neurologi la valutazione tecnica circa l’irreversibilità della scomparsa di una componente essenziale della vita umana: la mente, la coscienza; lasciare, più in generale, ai medici la scelta del modo concretamente più umano e caritatevole di trattare, nella loro infinita varietà, i casi in cui si determina questa scomparsa irreversibile. È compito della Chiesa continuare a educare con rigore e passione le persone ai valori evangelici; ma essa deve lasciare loro – e in particolare a quelle che sono impegnate negli organi legislativi e amministrativi dello Stato – la libertà di compiere secondo coscienza le scelte proprie della funzione civile o professionale che esse svolgono, confrontandosi in proposito con le persone di fede diversa senza la pretesa di possedere in quel campo una verità rivelata, direttamente attinta dalla volontà divina. Anzi, credo che la Chiesa debba vegliare a che nessuno avanzi questa pretesa, nessuno violi il secondo Comandamento.
Al Governo e al Parlamento chiedo di riconoscere e proteggere, come impone la Costituzione, nella zona tra i due confini ‑ della certezza di vita umana da una parte, della certezza di morte dall’altra ‑, quella band of reasonableness delle opzioni possibili, all’interno della quale ogni cittadino, cristiano o no, deve poter decidere e agire secondo la propria coscienza.”

Leggi tutto...