martedì 3 febbraio 2009

Accordo quadro e pubblico impiego

Epifani afferma che l’accordo quadro di riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio non è stato firmato dalla Cgil perché non tutela il potere di acquisto e non garantisce la contrattazione di secondo livello. Dall’incontro con Walter Veltroni Epifani rimane fermo sulle sue decisioni in un momento di grave crisi economica e del mercato del lavoro.
Sull’accordo il governo è riuscito a frantumare l’unità d’azione dei sindacati non avendo la sensibilità di Carlo Azeglio Ciampi, il quale ha dichiarato che “un accordo sui contratti è tale se lo firmano tutti.”
Il senatore Pietro Ichino osserva che un confronto tra il vecchio e nuovo sistema contrattuale è inattendibile perché il nuovo dipenderà dalla capacità dei sindacati di innovarsi e svolgere con capacità ed incisività gli istituti previsti dal nuovo sistema (premio di produzione nella contrattazione aziendale, nuovo modello di relazioni industriali). Inoltre, non si può affermare a priori che l’elemento retributivo di garanzia (Erg) porterà ad una riduzione in quanto l’Erg verrà stabilito dai contratti nazionali.
Il nuovo accordo permette alle retribuzioni di aumentare stabilendo una relazione tra retribuzioni e profitto nella contrattazione nazionale e tra retribuzioni e produttività a livello aziendale. Occorre che imprenditori e sindacati abbiano a cuore la crescita e la competitività dell’azienda.
Per quanto riguarda il pubblico impiego la Cgil espone diverse argomentazioni al fine di concludere che l’unico elemento che accomuna il settore privato e pubblico è la durata triennale dei contratti.
Si fa presente che le differenze, indicate esplicitamente nell’accordo, tra il settore privato e pubblico sono le seguenti:
“- nel settore del lavoro pubblico, la definizione del calcolo delle risorse da destinare agli incrementi salariali sarà demandata ai Ministeri competenti, previa concertazione con le Organizzazioni sindacali, nel rispetto e nei limiti della necessaria programmazione prevista dalla legge finanziaria, assumendo l’indice (IPCA), effettivamente osservato al netto dei prodotti energetici importati, quale parametro di riferimento per l’individuazione dell’indice previsionale, il quale viene applicato ad una base di calcolo costituita dalle voci di carattere stipendiale e mantenuto invariato per il triennio di programmazione;
- nel settore del lavoro pubblico, la verifica degli eventuali scostamenti sarà effettuata alla scadenza del triennio contrattuale, previo confronto con le parti sociali, ai fini dell’eventuale recupero nell’ambito del successivo triennio, tenendo conto dei reali andamenti delle retribuzioni di fatto dell’intero settore;”
Il primo punto è soggetto alla concertazione con le Organizzazioni sindacali e permette di superare la visione dell’inflazione programmata tanto contestata dai sindacati.
Il secondo punto la diversità è reale e non capisco per quale motivo sia stata introdotta. Probabilmente per rispettare i vincoli economici dell’accordo.
La preoccupazione non espressa dalla Cgil, ma individuata dal senatore Pietro Ichino, consiste nel fatto che il buon funzionamento della nuova contrattazione collettiva nel settore pubblico presuppone l’attivazione del sistema di valutazione indipendente e trasparente delle performance dei settori della Pubblica Amministrazione previsto dal disegno di legge delega approvato dal Senato e in discussione alla Camera. Oggi vi è l’impossibilità di collegare le retribuzioni dei pubblici dipendenti all’andamento gestionale.
Le ipotesi di contratto sottoscritte prima dell’accordo quadro non garantiscono l’assegnazione del salario di produttività.
Occorre effettuare una ricognizione delle pubbliche amministrazioni al fine di conoscere il sistema di valutazione e misurazione dei risultati ed intervenire per adeguare quei settori che si trovano indietro rispetto ad un sistema efficace, previsto dal disegno di legge delega approvato in Senato. Inoltre, occorre introdurre la trasparenza dei risultati ed un sistema che assecondi il merito e la premialità.
Non intervenire significa mettere a rischio il salario di produttività per i pubblici dipendenti per il 2009.
Ritengo che il governo, le organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l’accordo e la Cgil dovrebbero impegnarsi a trovare una soluzione unitaria che superi l’attuale divisione che certamente non gioca a vantaggio dei lavoratori e non permette di affrontare in modo efficace la grave crisi economica. Proseguire su strade separate non porta benefici a nessuno.
Documento CGIL Funzione Pubblica

1 commento:

Anonimo ha detto...

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Un progresso non solo per la PA ma per l'Italia:



Armonica Rotazione Sociale (ARS)



1)
Per una democratizzazione della Pubblica Amministrazione,
quindi per un Pubblico Impiego assegnato a rotazione
tra quanti desiderino svolgerlo ed abbiano
i necessari requisiti di competenza,
io voto: SI'

2)
Per un bilanciamento del nostro assetto economico,
quindi per una ripartizione delle attività economiche
di pari peso tra settore pubblico e privato,
io voto: SI'

3)
Per l'istituzione della garanzia di un tempo di lavoro minimo,
assistita a sua volta da un reddito da cittadinanza
tra l'assegnazione di un ruolo ed un altro,
io voto: SI'

4)
Per una rotazione del personale in diversi ambiti di competenza,
e parimenti entro uno stesso ambito, quindi per l'affermazione
di una cultura sistemica, organica, olistica,
che integri la cultura specialistica,
io voto: SI'



Danilo D'Antonio


http://Pubblica-Amministrazione-Democratica.hyperlinker.org



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