lunedì 23 febbraio 2009

Il Senato esamina DDL Brunetta

Domani torna al Senato il DDL Brunetta sulla trasparenza e valutazione nelle Amministrazioni Pubbliche.
Alla Camera il PD ha espresso un voto complessivo contrario. A determinare questa scelta hanno contribuito in modo decisivo le preoccupazioni espresse dai sindacati della funzione pubblica.
Al Senato il voto finale del Partito Democratico dipenderà dall’accoglimento o no di una serie di ordini del giorno mirati a vincolare il Governo, in sede di esercizio della delega legislativa, sui punti critici della nuova disciplina che hanno dato luogo a quelle preoccupazioni.
Ritengo che una riforma di così vasta portata non possa essere varata a colpi di maggioranza perché occorre la più ampia convergenza possibile altrimenti si rischia che i contenuti rimangano nella carta e diventano oggetto di studio e non di implementazione operativa.
In un momento di grave crisi economica occorre una Pubblica Amministrazione efficiente ed efficace che partecipi al miglioramento del sistema Italia, intervenga positivamente sulla competitività delle imprese, offra servizi efficaci ai cittadini e dia un apporto alla diminuzione della spesa pubblica tramite la eliminazione di sprechi e doppioni, evitando cosi tagli irrazionali di costi e risorse.
Questo è un obiettivo del paese e per tale motivo occorre che Governo, maggioranza ed opposizione superino gli steccati ed agiscano insieme per riformare le regole ed introdurre elementi di cambiamento.
Questo è il primo passo importante. Dopo l’approvazione del DDL e dei decreti delegati occorre stabilire una strategia seria e responsabile per la gestione del cambiamento. Quest’ultima fase richiede il consenso di tutti altrimenti si rischia di non modificare nulla nella sostanza.
Ho rivolto alcune domande al senatore Pietro Ichino per comprendere la posizione del Partito Democratico.
Alla Camera, sulla riforma della Pubblica Amministrazione il PD ha votato contro, a differenza del Senato, dove nel dicembre scorso il voto era stato di astensione. Secondo lei quali sono i motivi di questa posizione del PD?
Il testo del disegno di legge approvato dal Senato (con l’astensione del PD) alla Camera ha subito modifiche molto marginali: non credo che il voto finale diverso espresso dal Gruppo del PD alla Camera sia imputabile a quelle modifiche. Credo, invece, che su quella scelta abbiano influito in parte il deterioramento del contesto politico generale, in parte il prevalere nel Gruppo dei Deputati della sfiducia circa la possibilità di controllo del Parlamento sui contenuti dei decreti delegati che il Governo elaborerà.
Ora che cosa farà il Gruppo dei Senatori del PD, quando il disegno di legge tornerà in aula al Senato?
Proprio questa settimana il disegno di legge è tornato alla Prima Commissione del Senato. In questa sede abbiamo sottolineato in modo molto deciso la necessità che il Governo renda possibile un controllo stretto da parte del Parlamento sulla elaborazione dei decreti delegati e abbiamo preannunciato la presentazione di ordini del giorno moto puntuali in Aula, martedì prossimo. Il mantenimento del nostro voto di astensione, o il passaggio a un voto contrario, dipenderà dalle risposte che il Governo darà in Aula su questi ordini del giorno, dalle garanzie concrete che otterremo circa l’elaborazione dei decreti.

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