giovedì 19 febbraio 2009

Veltroni: Io lascio, il PD non torni indietro


"Ho sempre avuto un'idea della politica come missione civile, un mezzo e non un fine. Lascio con assoluta serenità, spero che la mia scelta possa tutelare il partito dalla sindrome del logoramento che c'è stata nelle settimane passate." Walter Veltroni
Si riporta la dichiarazione di Francesco Magagnino rilasciata dopo le dimissioni Di Walter Veltroni molto interessante per avviare una fruttuosa stagione di impegno politico a Verona. “Voglio anche io esprimere una personale considerazione su quanto accaduto. Lo spunto me l'ho da una delle mail mandate in ML che conclude dicendo "questo per me è il sogno che è finito ieri sera".
Ebbene cari amici, al di fuori di personali polemiche, ritengo per lo meno strano se solo ieri ci si sia accorti della fine del sogno.
Ogni 2x3 si ripete la solita solfa, facce nuove, mancano leader, ricambio, nuovo gruppo dirigente ecc ecc.
Ebbene, proviamo ad astrarci dal contesto del quotidiano vivere il partito in cui molto di noi sono immersi.
Ci rendiamo conto che siamo noi stessi quei soggetti che andiamo invocando?
Ci rendiamo conto che il leader che manca siamo ognuno di noi? Potrebbe essere ognuno di noi?
Che la leadership che invochiamo è la nostra?
Appurato e condiviso questo, riusciamo ad andare oltre ed assumere una volta per tutte la coscienza e la responsabilità che il ricambio che desideriamo è nei confronti della stessa dirigenza che molti di noi legittimano di continuo, e con continuità, nel quotidiano del partito???
Allora, quando è veramente il momento in cui finisce il sogno? Quando il leader in essere abdica o quando sono i leaders a venire che lo fanno coricandosi su prati decisamente sfioriti?
Il mio personale momento in cui è finito il sogno?
Si chiamavano primarie del PD; si chiamava rinnovamento della classe dirigente e non ricambio della classe dirigente; si chiamava massima espressione di democrazia; si chiamava osare insieme per costruire da 0 e non proteggere lo 0 in cui eravamo e in cui ci troviamo ancora.
Il mio personale momento di fine sogno è quando abbiamo perso questo treno.
A proposito dei prati sfioriti su cui ci corichiamo. Facemmo quella scelta, faceste molto di voi quella scelta. Nel pratico parlo delle primarie del PD quando si decise di soffocare una lista indipendente dai partiti per mere logiche di interessi immediati; e noi, giovani, che avremmo dovuto prendere in mano il volante preferimmo farci guidare ancora. Fu una scelta inutile, siamo, siete, tutti dove eravate prima. Qualcuno ha guadagnato, più o meno legittimamente, qualche microscopico passo. Ma il leader che invochiamo, il leader che ognuno di noi vorrebbe per il nostro partito non credo che possa essere rappresentato da qualcuno che ha proceduto a microscopici passi. Quindi stiamo cercando quello che noi stessi non siamo.
Se vogliamo cambiare questo partito non penso che lo si possa fare conquistando postazione dopo postazione attraverso sedie dopo sedie (sedie?sgabelli!), la guerra di trincea logora anche i migliori. Abbiamo bisogno delle bombe. Abbiamo bisogno di posizionarci su approcci nuovi e di mettere in discussione le ortodossie fino ad ora imposte.
Se continueremo a pensare che l'essere nel partito sia una questione imprescindibile continueremo sempre ad accettare la mediazione.
Dobbiamo imparare a piantare fiori laddove il terreno è poco fertile. Se non fioriranno avremo fallito ma saremo umanamente più ricchi, se fioriranno saremo forse il leader e la nuova classe dirigente che andiamo cercando. Se invece di fiori continueremo a piantare semenze di sola erba, forse il prato lo otterremo, ma rimarrà il nostro solito brutto prato sfiorito.”

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