mercoledì 25 marzo 2009

Il difetto è del management pubblico

Giuseppe De Rita, sociologo e responsabile del Censis, commentando in una intervista pubblicata dal Corriere della Sera di oggi l’invito del Presidente del Consiglio “a lavorare di più”, afferma che “siamo uno dei popoli che lavorano di più sulla faccia della Terra”.
A questo punto il giornalista Paolo Conti pone la seguente domanda:
“Ma allora, la polemica sui “fannulloni “ e gli scansafatiche?”
De Rita risponde “l’attributo di “fannulloni”, stando a Brunetta, evoca l’universo del pubblico impiego. E anche qui il problema non è dei dipendenti, spesso materialmente costretti a rimanere negli uffici senza far nulla proprio perché privi di mansioni. Il difetto è semmai di chi comanda e non sa coordinare i sottoposti”.
Le dichiarazioni di De Rita confermano quello che ho sempre sostenuto in diversi articoli e nel blog. Per aumentare la produttività nella Pubblica Amministrazione occorre un management pubblico che si assuma la piena responsabilità e sappia utilizzare le risorse messe a sua disposizione: organizzazione, nuove tecnologie, conoscenza e capitale umano. L’utilizzo efficace di tali risorse dipende dal management pubblico ed anche i casi di improduttività degli operatori.
Il cambiamento nelle Pubbliche Amministrazioni non opera per legge ma dipende dalle competenze e dalle capacità del management pubblico.
La prima condizione è quella di rompere il patto sommerso e tacito nel non rendere trasparenti i problemi. Questo rappresenta il primo passo per affrontarli e portarli a soluzione.
Articolo

2 commenti:

roberto celani ha detto...

Perfettamente d'accordo con De Rita.
Aggiungerei tra le scarse qualità dei manager pubblici, l'assoluta o quasi mancanza di criticità nei confronti del potere politico.
Un esempio?
Nessuna voce si è ufficialmente levata negli Enti previdenziali per la "mattonata" subita con l'operazione SCIP2
http://robertocelani.blogspot.com/2009/03/la-banda-del-mattone.html
E di esempi se ne potrebbero far molti altri...
Cordialmente

Andrea ha detto...

Condivido il pensiero di De Rita e evidenzierei come la gestione delle risorse umane è molto carente. Dovremmo focalizzarci più sui risultati e sulle valutazioni e non sui tornelli e il numero di pratiche.