lunedì 19 aprile 2010

Spesa pubblica, servizi locali e nomine

Si registra in particolar modo nei momenti di crisi un aumento della spesa pubblica e con essa del disavanzo pubblico che in Italia nel 2009 si è attestato al 115,80% sul Pil. Il Pil è crollato  del 5,3%  nel 2009  e nel 2010 si prevede una crescita del Pil dello 0,9% . Inoltre, si percepisce che le risorse indirizzate ai ceti più deboli per alleviare gli effetti della crisi sono sempre insufficienti.
Si pone il problema della spesa pubblica in termini di quantità e di qualità. Una spesa pubblica improduttiva che non crea valore fa aumentare complessivamente i costi della macchina pubblica e nello stesso tempo toglie risorse da destinare ai costi sociali della recessione.
Su la Repubblica è riportata una inchiesta sugli Enti inutili, problema che si trascina da molto tempo, che garantiscono le poltrone ad un migliaio di amministratori con un costo complessivo di un miliardo di euro. Tali risorse potevano essere utilizzate in modo più proficuo per contrastare gli effetti della recessione. La Repubblica 16 aprile 2010
Nel caso degli enti e dei servizi pubblici la cui mission è superata dal tempo occorre adottare la politica dell’abbandono ed indirizzare le risorse finanziarie verso quelle attività che presentano una mission giusta ed adeguata ai tempi. I tagli indiscriminati non risolvono il problema delle spese improduttive.
Il Corriere della Sera riporta lo studio di Confartigianato sui servizi pubblici locali in Italia dal quale emerge la mappa degli sprechi. Inoltre, si evidenzia, oltre alle differenze tra Nord e Sud, la frammentazione della gestione, delle tariffe, dei compensi agli amministratori e dei risultati di gestione anche nelle medesime aree del paese. Corriere della Sera 13 ottobre 2009
Ritengo che in buona parte i risultati di gestione ed i livelli di tariffe dipendono dalla cattiva gestione dei servizi pubblici locali, la quale viene affidata a persone che non sempre possiedono i requisiti di merito, capacità e serietà. Di solito si eludono tali criteri che vengono sostituiti con la fedeltà, l’appartenenza, scambio di favori e altro. Corriere della Sera 12 ottobre 2009
Una lezione in materia di nomine è data dall’approvazione bipartisan da parte delle Commissioni parlamentari competenti dei membri della Commissione Centrale per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche nel rispetto dei requisiti previsti dal decreto legislativo n. 150 del 2009. Inoltre, la commissione centrale con delibera n. 4 del 2010 ha deliberato i requisiti per la nomina dei componenti dell’Organismo indipendente di valutazione. Tali requisiti sono elevati e finalizzati a gestire al meglio i compiti assegnati agli organismi.
Tale delibera prescrive i seguenti requisiti: generali (cittadinanza, età, equilibrio di genere, divieto di nomina, interni ed esterni all’amministrazione, lingue, conoscenze informatiche, esclusività del rapporto), attinenti all’area di conoscenze (titolo di studio, tipologia del percorso formativo, titoli valutabili, studi e stage all’estero), esperienze professionali, capacità e trasparenza delle nomine. Inoltre, è prevista la presentazione del curriculum, di una nota illustrativa del lavoro svolto e degli obiettivi che l’Ente dovrebbe conseguire ed un colloquio. Come si può notare la nomina del membro nell’O.I.V. è molto impegnativa e richiede livelli di professionalità molto alti. CiVIT delibera n. 4/2010
Tutto questo nelle nomine effettuate dagli enti locali nelle società controllate o di proprietà non avviene e, pertanto, si procede molto spesso a designare persone per motivi diversi dalle competenze e conoscenze. I fattori che prevalgono nelle nomine sono la fedeltà verso chi ha proposto la nomina, l’appartenenza ad un partito o ad una componente di un partito. Tali regole sono prevalenti nella maggioranza e nell’opposizione ed ogni parte politica non entra in merito alla rappresentanza designata dalla parte avversa.
In definitiva è un gioco al massacro che non tiene conto delle qualità professionali di cui l’ente ha bisogno.
Questo stato di cose porta, oltre ad una cattiva gestione, a svuotare i consigli di amministrazione delle proprie competenze e a delegarle a persone che non fanno parte dell’organo di governo della società (assenza di un amministratore delegato componente del consiglio di amministrazione e deleghe conferite al direttore generale).
Le inefficienze e gli sprechi delle società di gestione dei servizi pubblici locali sono coperte dall’aumento delle tariffe a danno degli utenti ed in particolar modo dei ceti più deboli (pensionati, disoccupati, cassintegrati, lavoratori dipendenti con redditi bassi, lavoratori autonomi in crisi).
In assenza di una legislazione che disciplini le nomine a livello locale è necessario che i partiti prendano coscienza del problema, cambino percorso e si assumano la responsabilità di nominare persone professionalmente valide.
Per essere nominati in un consiglio di Amministrazione bisogna possedere i requisiti, adattati alla fattispecie, indicati dalla delibera n. 4 del 2010 del CiVIT.
Tra i requisiti da richiedere se ne indicano alcuni:
- Laurea in economia e ingegneria gestionale o attinente l'azienda ed il settore di riferimento;
- Conoscenza del settore specifico di mercato;
- Strategia del settore;
- Competenze finanziarie ed economiche;
- Competenze in analisi di bilancio;
- Valutazione curricula e nota illustrativa degli obiettivi che la società dovrebbe conseguire anche attraverso un colloquio.
La proposta descritta presenta un duplice effetto:
1) Migliorare e qualificare la presenza dei partiti nelle istituzioni pubbliche;
2) Nominare persone competenti che siano utili a migliorare la performance delle società di gestione dei servizi pubblici locali.
Si ricorda che nelle ultime elezioni regionali ha vinto il partito delle astensioni in quanto i partiti politici non godono di un’ampia fiducia nell’elettorato e per tale motivo occorre cambiare il modo di fare politica attraverso l’occupazione del potere per recuperare immagine e credibilità.
L’occasione delle nomine nei consigli di amministrazione delle società di gestione dei servizi pubblici locali è una occasione da non perdere per qualificare la presenza dei partiti e migliorare la performance dei servizi.
Da alcune settimane i giornali riportano l’impegno del centro destra di Verona a riequilibrare la mappa del potere della città tra gli alleati e credo che una proposta di approvare un regolamento comunale che regolamentasse i criteri ed i requisiti per le nomine negli enti non verrebbe accolto.
A questo punto il Partito Democratico di Verona dovrebbe tagliare i ponti con il passato ed introdurre un codice di regolamentazione per le nomine finalizzato a privilegiare le capacità, le competenze e le professionalità. Inoltre, i rappresentanti scelti dovrebbero assumersi l’onere della politica aziendale da perseguire e della trasparenza del loro operato nei confronti degli utenti.

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