domenica 30 maggio 2010

Emergenza economica ed evasione fiscale

La manovra economica proposta del Governo prende il via nel momento in cui vengono posti alla nostra attenzione alcuni studi e rapporti:
- Il Sole 24 Ore del 24 maggio calcola una evasione fiscale in Italia di circa 120 miliardi;
- Il rapporto Istat rileva che: - il 15% delle famiglie vive in condizioni di disagio economico; l’aumento della pressione fiscale è salita nel 2009 al 43,2% (la media UE si è attestata nel 2009 al 39,5%) rispetto al 42,9% del 2008; la famiglia svolge una funzione di ammortizzatore sociale rispetto ai giovani che non lavorano e non studiano che ammontano a circa 2 milioni (i nullafacenti nel 1983 erano l’11,8% e nel 2009 sono cresciuti al 28,9%). Rapporto Istat
Occorre tenere presente che l’Italia presenta nel 2009 i seguenti parametri economici:
- Pil – 5,9%;
- Rapporto deficit/Pil pari a 5,3%;
- Rapporto debito/Pil pari a 115,80%;
- La spesa pubblica è aumentata rispetto al 2008 del 3,1% e l’avanzo primario si è azzerato e si è trasformato in un disavanzo primario.
L’ultimo avvenimento è rappresentato dalla relazione di Emma Marcegaglia all’assemblea di Confindustria, la quale giudica positivamente gli interventi della manovra economica improntati al rigore ma nello stesso tempo richiede interventi strutturali sulla spesa pubblica e riforme per avviare lo sviluppo. Pertanto, Confindustria assume una posizione critica nei confronti del Governo e dei contenuti della manovra economica.
In questi due anni di Governo Berlusconi è stata assente una seria e responsabile lotta all’evasione fiscale e contributiva e le norme antievasione introdotte dal Governo Prodi, le quali avevano fatto aumentare il gettito fiscale, sono state abrogate dal Governo Berlusconi.
I condoni e lo scudo fiscale varati dal Governo Berlusconi rappresentano una filosofia sbagliata per combattere l’evasione in quanto favorisce gli evasori ponendoli in una posizione privilegiata rispetto ai contribuenti onesti.
La spesa pubblica in questi ultimi due anni è aumentata ed è fuori controllo. Alcuni interventi effettuati dal Governo, primo fra tutti il salvataggio di Alitalia, hanno aggravato ulteriormente la spesa pubblica e l’indebitamento rispetto al prodotto interno lordo.
La manovra economica è iniqua perché contiene dei tagli lineari ed indiscriminati e colpisce allo stesso modo le persone oneste e gli evasori, gli enti virtuosi e quelli inefficienti. Individuare ed eliminare le spese improduttive, gli sprechi ed i doppioni non conviene perché il Governo intende mantenere i propri consensi elettorali specie nel Sud. Articolo di Luca Ricolfi
La eliminazione di tutti gli enti inutili, i quali sono circa mille per un costo di un miliardo di euro, e non soltanto di alcuni avrebbe consentito un risparmio notevole e costante.
Perché il Governo adotta una grande manovra con una pluralità di interventi, i quali in buona parte colpiscono i redditi medio bassi (blocco dei contratti del pubblico impiego, sospensione della riforma Brunetta, tagli per l’università, la scuola e le autonomie locali), quando avrebbe potuto raggiungere l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno finanziario dello Stato con una sana, trasparente e responsabile lotta all’evasione fiscale e contributiva?
Perché in un momento di grave crisi economica e finanziaria, fino adesso sottovalutata da Berlusconi con l’affermazione “la crisi è alle spalle”, la spesa pubblica continua a crescere senza controllo?
Il Governo, non essendosi dotato degli strumenti necessari per contenere la spesa pubblica e per aumentare le entrate dello stato attraverso una efficace lotta all’evasione fiscale, ricorre alla manovra economica di 24 miliardi, la quale non contiene riforme ed interventi strutturali ma provvedimenti per fare cassa, rientrare in alcuni parametri di Maastricht e non subire effetti negativi dai mercati finanziari.
Il sistema Italia è fuori controllo, non funziona con mezzi e capacità proprie, non è flessibile e non è facilmente adattabile con miglioramenti continui alla situazione economica e sociale del paese. Il Governo ricorre ad interventi congiunturali e di facile applicazione che non tengono conto della solidarietà, della equità e delle difficoltà che i ceti più deboli vivono in questo momento di grave crisi economica.
L’unica riforma effettuata dal Governo Berlusconi, la riforma della PA, è stata congelata con il blocco degli stipendi e dei premi incentivanti dei dipendenti pubblici. La cosiddetta legge Brunetta con tutti i suoi aspetti positivi e negativi avrebbe comunque consentito di avviare un percorso di cambiamento nelle PA attraverso l’introduzione della cultura della trasparenza e della valutazione.
Per consentire alla macchina pubblica di fare sistema è necessario realizzare:
1) La trasparenza di tutti i redditi in maniera analoga a quella che già esiste per i redditi da lavoro dipendente per combattere in modo efficace l’evasione fiscale. Ovviamente la trasparenza non deve essere generale ma solo nei confronti del fisco. Vincenzo Visco spiega chiaramente in un articolo come intervenire;
2) L’introduzione dell’informazione analitica nelle PA consente di migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’azione dello Stato nei diversi settori a cominciare dalla lotta all’evasione fiscale e dal settore della sanità. Un approccio strategico di tipo analitico permette allo Stato di ridurre i costi e migliorare la qualità dei servizi attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Tutto questo può essere realizzato tramite la gestione, l’integrazione e la creazione di nuove banche dati e l’elaborazione dei dati e delle informazioni presenti nel sistema frammentato delle PA (Thomas H. Davenport, Jeanne G. Harris, L’analisi delle informazioni come fonte di vantaggio competitivo, Isedi, 2007). L’obiettivo è quello di rendere trasparenti e tracciabili i redditi e controllare e gestire i dati più costosi della sanità;
3) Il settore pubblico si trova stretto tra le crescenti aspettative dei cittadini ed i vincoli finanziari. Pertanto, si rende necessario valutare il rapporto costo-beneficio degli interventi pubblici al fine di non investire risorse che non creano valore o oltre il limite in cui non viene creato valore aggiunto. Si ritiene fondamentale valutare l’efficacia delle risorse utilizzate per aumentare il valore per il cittadino e considerare nello stesso tempo i risultati e la redditività dell’investimento. Occorre realizzare un equilibrio equo tra il miglioramento della qualità dei servizi al cittadino e la riduzione dei costi. Molto spesso tali valutazioni non vengono effettuate come nel caso del salvataggio di Alitalia e del finanziamento del Ponte dello Stretto di Messina.
Occorre prendere coscienza che nel caso in cui gli interventi statali hanno un respiro corto e non strategico, come l’attuale manovra economica, i problemi vengono risolti al momento e si ripresentano nuovamente con grave danno verso i cittadini onesti che pagano le tasse.

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