lunedì 21 giugno 2010

PA e libertà d’impresa

Dichiarazioni di Pierluigi Bersani, Federico Testa e Irene Tinagli
Continua l’impegno di Tremonti a favore della libertà d’impresa attraverso la modifica della Costituzione. Infatti, il Governo ha iniziato ad esaminare la bozza del Ddl che integra gli articoli 41 e 118 della Costituzione.
L’art. 41 della Costituzione verrà integrato dalla responsabilità personale in materia di attività economica non finanziaria e dai controlli ex post.
All’art 118 della Carta verrà aggiunto: “lo Stato, Regioni ed Enti locali riconoscono l’Istituto della segnalazione di inizio attività e quello delle auto certificazioni”.
L’obiettivo di semplificare e di eliminare lacci e zavorre per rendere veloce l’attività delle PA e delle imprese è lodevole e condivisibile. Gli strumenti adoperati fanno discutere per i tempi e le modalità.
Occorre ricordare che la riforma delle PA è stata bloccata dalla manovra economica del Governo, prima che iniziasse ad esprimere i suoi effetti, con l’introduzione del congelamento delle retribuzioni e del salario incentivante nel pubblico impiego e di quella parte della riforma che prevedeva l’introduzione della trasparenza, valutazione e competenze.
Qui il resto del post Il Governo assume comportamenti contradditori perché da una parte accelera le modifiche costituzionali per ampliare di spazi di libertà all’impresa e dall’altra congela l’unica riforma approvata bloccando il processo di cambiamento nelle PA che avrebbe consentito migliori servizi ai cittadini ed alle imprese.
Il sistema Italia per essere competitivo richiede alle PA velocità e qualità nell’offerta dei servizi, maggiore produttività e diminuzione dei costi della burocrazia. Tali fattori pesano enormemente sulla posizione competitiva delle imprese.
Sull’argomento sono intervenuti esponenti autorevoli ta i quali Valerio Onida, Pietro Ichino e Augusto Barbera sottolineando che l’art 41 non ha mai limitato la libertà d’impresa e non esiste un caso in cui la Corte Costituzionale abbia dichiarato l’illegittimità costituzionale di norme liberalizzatrici dell’attività econonomica.
“E’ interessante, dichiara Irene Tinagli, andare a guardare le classifiche internazionali sulla competitività e scoprire che i Paesi più competitivi del mondo hanno alle spalle Costituzioni, modelli di Stato e di Governo completamente diversi l’uno dall’altro”. “La competitività, afferma Irene Tinagli, è legata ad altro” … ad una molteplicità di fattori tra cui: “un sistema di ricerca e dell’istruzione moderno e competitivo, una PA funzionale e trasparente, ed un sistema fiscale e redistributivo efficiente ed equo, che supporti il lavoro e gli investimenti”.
"Indubbiamente, nel nostro Paese, dichiara Federico Testa – parlamentare PD, troppo spesso abbiamo registrato ostacoli al fluido organizzarsi e crescere dell'attività economica: in questo, la burocrazia ha dato il peggio di sé. Ma proprio per questo motivo non serve "parlare d'altro", mettere in mezzo la costituzione. Ci sono una serie di cose operative che possono essere fatte, aumentando l'autocertificazione e snellendo le procedure, che possono diventare realtà in pochi giorni. Ma forse il Governo preferisce parlare d'altro, per far dimenticare una manovra ingiusta e sbagliata"
"Per semplificare il governo ha scelto la strada più lunga, più inutile, più improbabile". Inutile per Bersani l'intenzione di modificare la Costituzione: "L'articolo 41 non ha mai impedito la libertà di impresa o la semplificazione. E' possibile intervenire già domattina su questi settori". Bersani ricorda quindi che il Pd ha presentato sei emendamenti alla manovra in cui ci sono liberalizzazioni in settori come la benzina, i farmaci o gli ordini professionali. "Se si vogliono fare i fatti - ha proseguito - si possono fare; se si vogliono fare chiacchiere se le faranno da soli".
Se effettivamente il Governo crede nella libertà di impresa e nella eliminazione della burocrazia che la ostacola può intervenire usando lo strumento della legge ordinaria, il quale è più agevole e meno complicato della modifica costituzionale. Inoltre, dovrebbe modificare la manovra economica nella parte in cui vengono bloccati le retribuzioni dei lavoratori pubblici. In questo ultimo settore si può risparmiare eliminando dal 2010 gli sprechi ed il salario accessorio per gli enti o organi della PA che sono sprovvisti di un piano di performance o che non raggiungono gli obiettivi programmati.
Il principio di Tremonti è che “tutto è libero, tranne ciò che è vietato”. Peccato che questo principio non sia applicato ai dati ed alle informazioni in possesso delle PA che rappresentano una ricchezza nell’offerta dei servizi e nel conseguimento degli obiettivi programmati. L’integrazione e la condivisione delle informazioni presenti nelle PA e la conseguente elaborazione analitica consente al sistema di operare in modo efficiente ed efficace, di eliminare le certificazioni e le dichiarazioni di autocertificazione che dovrebbero essere vietate nel caso in cui i dati e le informazioni siano in possesso delle PA e di combattere alcuni fenomeni tra cui la lotta all’evasione. Pertanto, dovrebbe valere il principio che “i dati e le informazioni in possesso delle PA sono condivisibili dal sistema, tranne i casi in cui la legge lo vieti”. Questa regola farebbe risparmiare spese, tempo e renderebbe i processi di produzione del servizio veloci e snelli. Al contrario si assiste giornalmente che un ente pubblico o un organo della PA richiede certificazioni o autocertificazioni che sono già in possesso del sistema rendendo farraginoso, burocratico e lento il rapporto tra le PA e gli utenti (cittadini e imprese). Si registrano i casi più frequenti in cui l’Inps eroga la pensione al delegato di un pensionato defunto e che l’Asl corrisponda il compenso al medico di base per un assistito defunto in quanto non esiste una condivisione di informazioni in tempo reale tra i comuni, l’istituto previdenziale e le Asl.
L’integrazione e la condivisione delle informazioni deve essere accompagnata dall’ampliamento e dalla trasparenza della base informativa. Per esempio la lotta all’evasione fiscale può essere condotta attraverso la trasparenza di tutti i redditi e non solo di quelli derivanti da lavoro dipendente, la lotta alla mafia può essere realizzata in modo efficace attraverso il controllo dei redditi e la costituzione di un data base che comprenda le opere pubbliche e le imprese aggiudicatarie degli appalti.
Tante cose possono essere fatte senza scomodare la Costituzione, la quale non si frappone alla realizzazione di un sistema pubblico integrato e trasparente. Oggi le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione consentono di studiare i fenomeni e di intervenire in modo efficace, risparmiando sui costi.

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