martedì 12 ottobre 2010

Intervista a Vincenzo D’Arienzo

VincenzoD’Arienzo, consigliere della Provincia di Verona, è candidato alla segreteria provinciale del Partito Democratico ed ha accolto la proposta di essere intervistato sulle prospettive del PD e della Provincia di Verona.

Considerata la crisi del sistema politico chiaramente visibile con la forte presenza del partito delle astensioni, quali fattori di cambiamento intende utilizzare al fine di recuperare e realizzare un rapporto di fiducia tra il PD ed i cittadini della provincia di Verona?
Sono convinto che occorra, innanzitutto, rafforzare l’identità del nostro Partito. Ciò favorisce la credibilità e la nostra autorevolezza, verso gli iscritti e gli elettori. Credo, inoltre, che occorra valorizzare tutte le conoscenze e competenze presenti, dei militanti e degli amministratori, affinché si possa determinare una chiara e definita proposta programmatica e di impegno. Un investimento, quindi, forte su noi stessi per essere più forti verso l’esterno. Il patrimonio che abbiamo, di idee e di proposta, va volto verso l’area di riferimento del centrosinistra e la società civile. Nel primo caso, rendendoci luogo di incontro e di mediazione in modo da essere perno centrale e motore di una coalizione ampia di forze, nel secondo per stimolare le numerose realtà associative e favorire un “nuovo e rinnovato civismo” nell’ambito del quale mettersi e metterci in discussione per far emergere nuove e qualificate responsabilità sociali e di impegno amministrativo. La trasparenza è un fattore essenziale per ricreare un rapporto nuovo e produttivo con i cittadini veronesi. I cittadini elettori hanno il diritto di sapere e di conoscere in modo chiaro e genuino cosa avviene nel Partito Democratico, nella classe politica e quali sono le scelte che vengono compiute. Solo così potranno confrontarsi e partecipare in modo sostanziale e non formale alla vita sociale e politica promossa dal PD e condizionarne le scelte.
Punto molto anche sulla continua elaborazione culturale e politica. Ed è per questo che intendo dare avvio ad una Fondazione con autorevoli e riconosciuti esponenti (se, possibile, non solo di area) affinché supportino il Partito in questo fondamentale segmento di impegno.

Quale approccio intende adottare per elevare la crescita di Verona nel contesto internazionale e, quindi, della sua Provincia nel momento in cui la crisi economica impone un ruolo ed una ipotesi di sviluppo delle città?
Verona sarà interessata da tanti progetti infrastrutturali di rilevanti dimensioni (TAV, autostrade, interporti, Motorcity...). Ciò farebbe pensare che lo sviluppo e il benessere sia automatico e che, per questo, anche il ruolo della città crescerà. In parte è vero, ma i cambiamenti profondi che vi saranno rischiano, se non mediati, di avere solo effetti negativi. Un Partito di governo come il nostro ha il dovere di misurarsi con scelte del genere e di intraprendere ogni azione di conoscenza e di contatto con tutti i livelli decisionali deputati al fine di tutelare le prerogative e le specificità territoriali. E' vera rappresentanza di interessi locali, affrontare progetti in ogni sede attuati. Un’azione del genere porta Verona in ambiti nuovi, difficilmente raggiungibili da una piccola cittadina di provincia. Quindi, attraverso la rappresentanza concreta degli interessi io penso che avremo occasione per portare qui opportunità che ci consentiranno di favorire la crescita sia economica che sociale, due fattori non divisibili. Inoltre, occorre considerare che molte città si sono riqualificate facendo leva su fattori creativi ed immateriali e ponendo attenzione alla formazione, valorizzazione ed attrazione dei talenti.

Per elevare la qualità della vita dei cittadini veronesi e la competitività delle imprese occorre migliorare la gestione dei servizi pubblici locali. Cosa non ha funzionato fino adesso e cosa pensa di fare per il futuro?
Il sistema pubblico, e non intendo solo le Istituzioni, ma anche le aziende di proprietà pubblica, non ha nel proprio DNA il supporto alle imprese. Certo, l’efficace gestione dei servizi pubblici locali aiuta, ma questa ha un senso se comunque vi sono segmenti che funzionano. Io non ricordo significativi interventi in ambito economico, e sono 12 anni che sono Consigliere Provinciale! Quindi, la situazione è ancora peggiore di quella immaginata.
Ciò ci coinvolge comunque. E coinvolge sia gli amministratori che i nostri rappresentanti nelle medesime società. Da questo punto di vista, la competenza e le capacità di ognuno faranno la differenza. La competenza delle persone dovrà essere il faro da seguire perché abbiamo disperatamente bisogno di gente che sa e conosce. Pertanto, credo che valorizzare il merito, la conoscenza e le “professionalità” di coloro che si propongono per un incarico sia uno degli antidoti alla problematica evidenziata.

I costi della burocrazia e dell’inefficienza delle PA incidono sulla competitività delle imprese, in modo particolare delle Piccole e Micro Imprese, e sulla qualità della vita dei cittadini veronesi. Come pensa di sostenere il cambiamento delle PA nella provincia di Verona nel quadro della riforma per migliorare l’offerta di servizi pubblici?
Le Amministrazioni pubbliche rappresentano un fattore fondamentale per la qualità della vita dei cittadini e per la competitività delle imprese. Una PA inefficiente rallenta e non favorisce lo sviluppo dell’impresa e la crescita della ricchezza nazionale. Gli imprenditori lamentano la scarsa semplicità dell’iter burocratico, lunghi periodi di attesa per l’erogazione di un servizio, la disorganizzazione dei diversi uffici, i costi della burocrazia, i ritardati pagamenti per le forniture ed i servizi resi e spesso la mancanza di un interlocutore. I cittadini subiscono molto spesso l’inefficienza e richiedono un livello di qualità dei servizi migliore.
Le medie, piccole e micro imprese che rappresentano in larga parte il tessuto produttivo dell’Italia (95% della struttura produttiva, 80% dell’occupazione, 70% della ricchezza) e soprattutto del Veneto sono quelle che subiscono di più gli effetti della cattiva organizzazione delle Pubbliche Amministrazioni.
Per i motivi esposti occorre intervenire nei comuni della Provincia di Verona al fine di attuare i contenuti del decreto legislativo n.150/2009 attuativo della legge delega n. 15/2009.
Penso sia utile costituire, ed è una novità rispetto al passato, uno specifico gruppo di lavoro competente le cui elaborazioni devono essere di supporto per il Partito e gli amministratori locali affinché, con cognizione e consapevolezza, si possa perseguire in ogni sede il rinnovamento della PA. Chissà che da Verona possa partire una buona proposta da inviare ovunque.

Le organizzazioni hanno realizzato un continuo adattamento ai cambiamenti veloci che sono intervenuti nel pianeta al fine di mantenere o accrescere la competitività. Al contrario le organizzazioni politiche, quali i partiti, molto spesso sono rimasti fermi rispetto ai cambiamenti radicali. Come pensa di operare in provincia di Verona per superare il gap descritto?
Voglio un Partito a governo diffuso, coinvolgente e inclusivo proprio per affrontare tutte le sfide che la società pone. Spesso si dice che fuori sono più avanti di noi. Bene, andiamo a vedere, confrontiamoci continuamente, mescoliamoci e riflettiamo le esperienze positive.
Penso che debba essere perseguito convintamente un rapporto con la società in grado di far scaturire un “nuovo civismo” (superando le conosciute versioni mascherate o cooptate) nonché la necessità di assunzioni dirette di responsabilità amministrative. Spetta a noi creare le condizioni affinché nascano in questi ambiti volontà nuove di impegno sociale.
Ciò va alimentato e favorito attraverso iniziative e percorsi di condivisione programmatica e culturale di governo del territorio da realizzare su temi quali il governo locale del lavoro, dell'ambiente, della mobilità, della crescita, economica e infrastrutturale, dei rapporti sociali.

Le condizioni politiche attuali consiglierebbero al PD di Verona di celebrare il proprio congresso in forma unitaria o almeno di realizzare la più ampia convergenza possibile? Perché questo obiettivo non è stato realizzato? Si possono cogliere degli interessi di parte (per esempio le candidature alle prossime elezioni politiche, sempre più vicine, o altri interessi)?
Il percorso che ha portato alla mia candidatura è uno (tra i tanti) dei limiti che dobbiamo superare in futuro. E’ vero che le condizioni politiche avrebbero voluto un candidato unitario, ma è altrettanto vero che l’unità non è stata cercata con convinzione. Nel tempo, infatti, riconosciuti esponenti che oggi non sono a sostegno della mia candidatura, hanno avanzato proposte nominative sempre differenti. Nell’ordine: Allegri, Mion, Bonfante, Mion di nuovo e il sottoscritto. Stupisce, però, che nonostante le proposte avanzate (tutte documentabili con incontri e telefonate “pubbliche”), alla fine comunque gli stessi proponenti si siano ritirati lasciando, di fatto, inalterato il quadro. Mi esprimo meglio: se quei proponenti che oggi sostengono l’altra candidatura, avessero mantenuto la proposta nominativa, qualsiasi nell’ordine indicato, tranne Bonfante che è statutariamente incompatibile (possibile che non lo sapessero?) e molto prima di quella del sottoscritto, oggi il candidato sarebbe stato unitario.
Non recrimino: rispetto le ragioni delle proposte e le successive ritirate. Il congresso dirà chi aveva ragione. Democraticamente.

Nel PD vi sono delle posizioni minoritarie che si richiamano all’autosufficienza ed alla vocazione maggioritaria? Rispetto a tali proposte cosa pensa?
Il tema è delicatissimo. Prima la suggestione della vocazione maggioritaria che ha condizionato il nostro PD e poi la proposta di un nutrito numero di Parlamentari che, di fatto, delinea una prospettiva diversa rispetto a quella da tanti condivisa di proseguire nel solco de l’Ulivo come voluto da Romando Prodi, ovvero l’incontro tra culture e radici diverse, ma uniti nei valori di riferimento, sono due prospettive strategiche negative.
Il documento presuppone, tra gli altri, di costruire (delegare?) all’esterno del Partito le future candidature di primo piano, quasi che il Partito fosse un’organizzazione da superare o porre a latere di importanti e democratici processi di selezione, e di portare le posizioni sottoscritte dentro e fuori il partito, prefigurando, in questo modo, azioni che rischiano di minare il nostro futuro unitario.
Ciò determina confusione e disorientamento in milioni di elettori che hanno fiducia nel PD!
Il progetto del Partito Democratico, che è l’unico progetto credibile per il rilancio del centrosinistra a Verona, nel Veneto, in Italia, va avanti comunque perché il nostro popolo ci chiede di stare uniti.
A Verona il tema lo sento, anche in ragione della presenza di due Parlamentari veronesi che hanno condiviso le proposte in questione e che sostengono l’altra candidatura. In merito è necessaria una riflessione nel nostro percorso congressuale, anche se quel candidato non ne parla. Lo capisco, ma occorre sapere da chi si candida se l’ispirazione plurale raggiunta prima con l’Ulivo e poi con il Partito Democratico è tuttora valida o se va messa in discussione.
Io affermo il principio di unità e indissolubilità del progetto culturale che ha motivato la nascita del nostro Partito. Le ragioni positive di quella scelta sono molto superiori ai piccoli interessi di qualcuno. Indietro non si torna.
Nel nostro Partito nessuno deve sentirsi ospite, ma nessuno può pensare di demolirne la credibilità perché il PD è un bene indistinto di tutti e dobbiamo con coerenza difenderne il suo valore a Verona come a Roma.
Programma di Vincenzo D'Arienzo

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