sabato 20 novembre 2010

Valutazioni negative per l’Italia

L'Ocse nel suo rapporto trimestrale indica una crescita mondiale non omogenea ed inferiore rispetto alle attese (al 4,6% nel 2010, al 4,2% nel 2011 e al 4,6% nel 2012). Nell’area Ocse la crescita economica si attesterà nel 2010 al 2,8%, al 2,3% nel 2011 e al 2,8% nel 2012. Nell’Eurozona è prevista una crescita dell’1,7% nel 2010, dell'1,8% nel 2011 e del 2% nel 2012.
In Europa si conferma la posizione critica dei paesi in difficoltà: Grecia e Irlanda (con un andamento negativo del pil 2010, rispettivamente del 3,9% e dello 0,3%) ma anche Spagna e Portogallo (-0,2% per la prima quest'anno e per il secondo l'anno prossimo).
La crescita italiana si attesterà nel 2010 all’1%, nel 2011 all’1,3% e nel 2012 all’1,6%. Le previsioni ravvisano per l’Italia una forte crescita del debito pubblico italiano che si attesterà nel 2010 al 120% in rapporto al Prodotto interno lordo.
Mario Deaglio, professore di economia internazionale all'Università di Torino, sostiene che per spezzare il circolo vizioso tra debito pubblico elevato e bassa produttività l’Italia dovrebbe crescere del 3% all’anno. Con l’attuale ritmo di crescita l’Italia potrà raggiungere il livello di crescita pre-crisi non prima del 2015.
Lo studio Paying taxes 2011, realizzato dalla Banca mondiale e dalla società di consulenza PriceWaterhouseCoopers, che rileva il carico fiscale delle imprese di 183 paesi classifica le imprese italiane al 167° posto. Il peso fiscale complessivo gravante sulle aziende italiane e' pari al 68,6%, a fronte di una media europea del 44,2% e di una globale del 47,8%.
Il valore del sommerso economico rilevato dall’Istat è compreso tra il 16,3% ed il 17,5% del PIL, tra 255 e 275 miliardi di euro.
Il valore dell’evasione fiscale rilevato da Confindustria si attesta su 120 miliardi.
Bisogna, inoltre, ricordare che la ricerca di World Economic Forum posiziona l’Italia:
- al 48° posto per competitività, dopo la Lituania, il Cile, Cipro, l’Islanda. A guidare la lista vi sono Svizzera, Svezia, Singapore, Stati Uniti e Germania;
- al 118° posto per efficienza produttiva. Solo 20 Stati hanno fatto peggio di noi e tra questi Turchia e Grecia. Prima di noi vi sono Stati del terzo mondo: Zambia, Mozambico, Senegal, Camerun.
L’annuario Istat 2010 rileva che l’occupazione scende dell’1,6% (- 380 mila unità) tra 2008 e 2009 (23,025 milioni di occupati) per la prima volta dopo il 1995 e nonostante l’aumento dell’occupazione straniera (di 147.000 unità).
Il quadro economico dell’Italia è molto negativo ed in prospettiva non lascia intravedere un cambiamento di rotta per risolvere i problemi strutturali del paese. Il rigore nel porre sotto controllo i conti pubblici, non accompagnato da interventi strutturali e riforme, non è sufficiente ad invertire la tendenza dell’economia italiana.
Occorrono delle risorse aggiuntive, quantificate dal professore Mario Deaglio in 30 o 40 miliardi, da destinare ad investimenti ed infrastrutture al fine di invertire la tendenza. Ritengo che una lotta seria all’evasione fiscale che ammonta a circa 120 miliardi ed al lavoro sommerso, il cui valore è compreso tra il 16,3% ed il 17,5% del PIL e tra 255 e 275 miliardi di euro, possano rappresentare una risorsa per il paese.
Inoltre, occorre intervenire con le riforme più urgenti quali: riforma fiscale equa, redistribuzione del reddito, mercato del lavoro, innovazione, sistema scolastico ed universitario. Il problema più grave è rappresentato dall’ampliamento della base occupazionale e dalla prospettiva di realizzare un’occupazione stabile per i giovani.
Alle riforme strutturali il Governo Berlusconi non ha mai pensato e si impegnato soltanto nella tenuta dei conti pubblici.
Considerata la crisi politica della maggioranza che dura da diverso tempo e la sua incapacità di realizzare riforme durante la crisi, si rende necessario prima di rivolgersi agli elettori affrontare i problemi più urgenti, compreso il ripristino delle regole democratiche senza le quali il paese non può essere gestito in modo equo ed efficace.

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