mercoledì 5 gennaio 2011

L’economia del mutuo soccorso

Estratti da “Pop Economy – L’economia del mutuo soccorso” di Loretta Napoleoni - Wired Dicembre 2010
Pop Economy, una vera rivoluzione sociale, la prima che dal dopoguerra ridisegna i comportamenti economici e sociali occidentali.
Un solo esempio: il bike sharing è diventato il mezzo di trasporto globale che si espande di più: nel 2010, i nuovi servizi dovrebbero crescere del 200 per cento. E tutto ciò avviene senza che a ispirarla sia stata una teoria economica, al contrario questo cambiamento proviene dal basso e si sviluppa nel quotidiano. Postulati e principi dell’economia partecipativa, questo il nome del nuovo fenomeno, sono il prodotto dell’interazione della generazione millennium, quella nata a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, la stessa che all’indomani della crisi del credito ha voltato le spalle all’individualismo neo-liberista.
I millennium sono consapevoli di essere cresciuti in un’economia disfunzionale e proprio per questo non possiedono tutte le caratteristiche dell’homo economicus classico: gli manca l’egoismo, il bisogno di possesso e l’individualismo dei genitori. Spontaneità, improvvisazione e fi ducia nel prossimo ne descrivono i comportamenti, aggettivi che condividono con gli hippy d’America ed i “capelloni” europei. Ma intorno a questi valori i millennium stanno costruendo un’economia alternativa piuttosto che la contestazione giovanile.
Lo scambio e la condivisione rimpiazzano il consumismo sfrenato degli ultimi vent’anni scardinando così un’economia per la quale si è solo e sempre un soggetto passivo: un consumatore. «La condivisione ci fa sentire parte attiva della società, non è più il mercato a stabilire i termini dello scambio e noi a subirli, siamo noi stessi che contrattiamo»
L’economia partecipativa è dunque la risposta intelligente e allo stesso tempo naturale di una generazione relegata ai margini o al di fuori dell’economia tradizionale, che per contrastare questa esclusione si è organizzata virtualmente dando vita a comportamenti economici e sociali radicali. E dato che i millennium appartengono alla moltitudine virtuale, l’applicazione di questi nuovi modelli sta dando vita a movimenti di massa che minacciano di ridisegnare l’economia capitalista.
Le parole chiave della nuova dottrina economica sono: condivisione, partecipazione e niente sprechi, principi che prendono forma grazie a Web2. Vuoi viaggiare ma non hai molti soldi? Registrati a Couchsurfi ng e gira il mondo dormendo sul divano letto di giovani come te. Hai bisogno di qualcuno che ti faccia la web ma non puoi pagare? Entra a far parte di una banca del tempo e off ri qualcosa che sai fare in cambio. Sei sensibile ai problemi ecologici del pianeta? Salta su una macchina dei carpool offerti in Rete e condividi il tragitto con altra gente.
Consumatori di tutto il mondo unitevi e scambiatevi i beni di consumo!
Questo il mantra che da un paio d’anni rimbomba in Rete.
Perché comprare libri e accatastarli nelle librerie quando posso scaricarli da Amazon e leggerli comodamente sul mio iPad o sul Kindle? Perché acquistare una macchina, pagare l’assicurazione, il bollo, il parcheggio se quando mi serve posso usare quella del vicino grazie a RelayRides o affi ttare dal comune una bici in strada come succede a Parigi e Londra? Potenzialmente la condivisione dei beni è un concetto rivoluzionario tanto quanto lo è stato due secoli fa la nascita del sindacato.
Uno dei principi regolatori dell’economia capitalista è l’esclusione, che è l’altra faccia della medaglia del possesso: l’operaio non può accedere ai mezzi di produzione perché sono di proprietà dell’industriale. Marx ha dedicato tutta una vita a spiegare come abbattere questa barriera; Lenin, Mao e una schiera interminabile di intellettuali di sinistra hanno fatto altrettanto con scarsissimi risultati, la rivoluzione dell’economia partecipativa e Web2 l’hanno buttata giù con un clic del mouse.
A picconare le fondamenta del capitalismo non è stato il marxismo sovietico né quello cinese ma un cocktail rivoluzionario dove l’esclusione generazionale va a braccetto con l’innovazione tecnologica e i problemi ambientali.
Come gli operai del XIX secolo, accompagnati dalle note degli inni al socialismo, lottavano contro gli industriali per migliorare le condizioni del lavoro in fabbrica, che gli accorciava la vita, i millennium si scontrano con il consumismo per un pianeta migliore dove brilli ogni giorno il sole, incontaminato, dell’avvenire.
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