martedì 21 giugno 2011

I giovani inattivi aumentano

La ricerca di Datagiovani per il Sole 24 Ore indica che mezzo milione di persone con meno di 35 anni sono alla ricerca del lavoro da 12 mesi e non lo trovano. I giovani che cercano lavoro inutilmente da più di un anno rappresentano il 45%.
Le punte più alte si registrano in Basilicata con il 57% ed in Campania e Sicilia con il 55%. Raddoppiano i dati della disoccupazione di lungo periodo nel Nord-Ovest: Lombardia con il 37% dei disoccupati ( 27% nel 2007); Toscana con il 41,6% (16% nel 2007)
I disoccupati di lungo periodo subiscono l’effetto scoraggiamento e ampliano la platea degli inattivi e degli autoesclusi dal mercato del lavoro.
L’elaborazione registra circa 470mila giovani entro i 34 anni che rientrano nella categoria degli inattivi: - 195mila tra i 15 e i 24 anni; - 274mila tra i 25 ed i 34 anni.
Le forme di occupazione per i giovani sono precarie e con una retribuzione che non supera gli 800 euro mensili. Tali condizioni costringono il 41,5% dei giovani a vivere in famiglia ed a ritardare di 6 anni l’età del matrimonio.
Oggi i giovani sono sostenuti dalla famiglia mentre in passato apportavano un contributo economico alla famiglia stessa.
I giovani più competenti e preparati dopo aver concluso gli studi si recano all’estero per lavorare ed i costi della formazione sostenuti dall’Italia, la quale non è in grado di offrire delle prospettive occupazionale dignitose, vanno a beneficio dei paesi esteri.
Si registra, inoltre, il calo dei consumi da parte dei giovani e la scomparsa dalle statistiche dell’Irpef nel periodo che va dal 2008 al 2009 di circa 200mila giovani che rappresentano circa il 10%.
Vi sono circa 500mila stagisti e 200mila praticanti che dopo il percorso formativo troveranno difficoltà a trovare un posto di lavoro.
Questa grave situazione sociale ed economica che coinvolge la vita dei giovani ed il loro futuro è la conseguenza dell’assenza di una politica economica che favorisca la crescita e l’occupazione.
Inoltre, occorre cambiare il sistema delle relazioni industriali e del mercato del lavoro che crea discriminazioni sociali e lavoratori precari.
Intervenire soltanto per adeguarsi ai parametri imposti dall’Europa non è una condizione sufficiente per uscire dalla crisi economica, avviare la crescita della ricchezza e realizzare il superamento del dualismo del lavoro. Occorre ripensare il sistema e costruire un futuro equo che garantisca ai giovani una vita dignitosa che permette loro di guardare avanti con speranza ed ottimismo.
Tutti i settori devono essere coinvolti in questa prospettiva di crescita: la scuola, l’università, l’impresa privata e pubblica e le pubbliche amministrazioni. Bisogna finirla con il giuoco che è sempre colpa degli altri: il sistema Italia non funziona ed occorre farlo funzionare.
Tra i giovani vince l’inattività Il Sole 24 Ore
Consumi, figli, lavoro: le rinunce dei giovani Il Sole 24 Ore
I giovani inattivi senza opportunità Corriere della Sera

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