mercoledì 4 aprile 2012

Damiano Fermo, candidato Pd al consiglio comunale di Verona

Notizie: Damiano Fermo, 29 anni, nato a Isola della Scala. Lavoro da coordinatore delle filiali di una società di consulenza del lavoro. Sono sposato da due anni. Iscritto e militante nel Pd dalla sua nascita e prima nella Sinistra Giovanile e in Generazione Democratica. Sono stato Presidente del consiglio studentesco universitario dal 2006 al 2008 e poi attivo in vari progetti dell’economia solidale veronese, principalmente nei gruppi di acquisto solidale. Sono tra i fondatori del movimento bicigialle. Oggi sono candidato Pd al consiglio comunale di Verona.
Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a candidarsi?
La politica oggi ha risposte vecchie a problemi nuovi. Non ha il coraggio affrontarli e di proporre alternative forti, di nuova cooperazione, partecipazione, condivisione, trasparenza, in politica e in tutti gli ambiti sociali. Chi fa politica deve avere la preoccupazione di ricercare e ricreare un nuovo equilibrio, non di sopravvivere alle tempeste quotidiane. Per questo proviamo a cambiare rotta con la forza di idee semplici ma rivoluzionarie.
Come giudica l’amministrazione uscente guidata da Tosi?
La propaganda è stata tanta, troppa, la classe dirigente scarsa, impreparata per occuparsi del nuovo equilibrio di cui abbiamo bisogno. Il giudizio è negativo, perché nessuno che sostenga di votare ancora per questo sindaco lo esprime con lucidità e trasporto, ma con un sentimento di rancore. Questa è la prova che questa amministrazione non ha convinto nessuno, ma formalmente resiste nelle pance di molti veronesi
Quali problemi rimangono insoluti e per quali motivi non sono stati affrontati dalla Giunta Tosi?
La giunta uscente ha perpetrato la svendita della nostra terra disponendo la costruzione di circa 8.000 appartamenti, eliminando la realizzazione di vitali spazi verdi. La Giunta Tosi non ha tenuto in considerazione che a Verona vi sono circa 15.000 appartamenti sfitti e che lo sviluppo della città non può avvenire con una cementificazione ed una espansione forsennata. Tale espansione non rispetta gli elementi caratterizzanti di Verona che la rendono attraente per il turismo e vivibile per i cittadini veronesi.
Ha evitato di occuparsi di una mobilità sostenibile e moderna, perdendo volutamente importanti finanziamenti pubblici. Si è investito nella mobilità privata su automobile, sfruttando oculatamente la politica sanzionatoria. Si sono usati gli enti economici partecipati per il controllo politico delle risorse, perdendo totalmente il focus sull’importanza degli obiettivi strategici che soggetti come Amia, Agsm, Fiera, Mercato devono avere, soprattutto in un periodo delicato come questo.
Quali sono i problemi che le stanno più a cuore e che intende risolvere? La partecipazione dei cittadini alle scelte che riguardano la costruzione del futuro di Verona. Una persona informata si sente coinvolta e partecipa attivamente e responsabilmente alla gestione della città.
Una mobilità efficace e moderna è una battaglia culturale da accelerare. Occorre realizzare insieme una città aperta ai cittadini e con una struttura organizzativa che consenta una più agevole mobilità sostenibile per l’ambiente e la salute. Un’agricoltura e un artigianato del chilometro zero che permetta il recupero e la valorizzazione delle risorse locali, oggi trascurate ma fondamentali per ritrovare un equilibrio nuovo.
Perché Verona nonostante gli eventi culturali che offre rimane una città provinciale? Verona pur salvaguardando i suoi elementi essenziali (dimensione e abitanti) deve utilizzare sempre di più i fattori immateriali e creativi (arte, cultura, musica, design) per attrarre artisti, giovani professionisti, e imprenditori innovativi al fine di avviare uno sviluppo urbano finalizzato alla creazione di nuova ricchezza sostenibile e destinazione del turismo culturale internazionale. Occorre, inoltre, investire nelle infrastrutture e migliorare la qualità dei trasporti (aeroporto, ferrovie, autostrade).
In questo quadro strategico gioca un ruolo importante la collaborazione del Comune con l’Università, la quale deve progressivamente elevare la qualità dei servizi offerti per incidere in modo positivo sulla crescita della città.
Si auspica una città provinciale dal punto di vista delle dimensione e dello sviluppo demografico ma che nello stesso tempo sappia mantenere vive le proprie risorse vitali.
Dobbiamo riscrivere il futuro di Verona, partendo dalle nostre radici: lavoro, natura, bellezza e cultura.
Quali fattori occorre utilizzare per avviare la crescita di Verona e renderla rilevante a livello Europeo ed Internazionale? La bellezza e la storia di Verona sono fattori su cui ci dobbiamo fortemente concentrare. La creatività applicata alla ricerca sono qualità su cui investire non solo formalmente. Occorre inventare progetti che risparmino risorse, sia dei singoli cittadini che della collettività nel suo complesso. Per esempio il traforo, che sembrerebbe un’opera legata alla crescita, si dimostrerebbe a breve un pozzo succhia valore. Oggi non servono mega investimenti che sprecano le risorse delle persone, ma occorre rendere la nostra città ed i cittadini sempre più liberi dal consumo. Per questo serve una tramvia di superficie, un mercato del recupero e del riciclo, tanti sistemi di condivisione dei beni e delle professionalità. Verona deve essere prima di tutto rilavante per chi la vive. Verona, come altre città europee, può acquisire un ruolo preminente a livello internazionale se sviluppa una strategia che utilizza i fattori immateriali sopra citati.
Le capacità e le intelligenze possedute dai cittadini Veronesi sono state valorizzate dalla Giunta Tosi o sono state effettuate scelte che hanno privilegiato la fedeltà al potere e non i cittadini? Evidentemente la seconda. Tutte le nomine nelle società controllate dal Comune direttamente o indirettamente hanno seguito la logica della fedeltà politica. La conseguenza è stata la perdita di credibilità di vaste fette dell’economia pubblica veronese. I cittadini perdono così fiducia nel ruolo della politica, che dovrebbe saper leggere i tempi e nutrirsi delle migliori figure professionali e civiche per gestire progetti e risorse collettive. Ma questo è un altro mondo. Non quello della destra veronese. Ora tocca a noi dimostrare il cambiamento.
Quale equilibrio occorre realizzare per ampliare la partecipazione dei cittadini alla vita politica ed amministrativa del Comune? Occorre chiamare i cittadini, informarli pienamente delle condizioni economiche e strutturali del patrimonio comunale. I cittadini devono così partecipare alle decisioni, rispettando il principio che ognuno di noi può dare alla collettività un enorme servizio. Dobbiamo mettere i veronesi in condizione di poterlo fare, tramite referendum, forum deliberativi, sondaggi.
Vuole lanciare un messaggio ai cittadini veronesi per le prossime elezioni amministrative? Credo in una politica diversa, che non parli solo a se stessa, ma che scriva con i cittadini una storia nuova, fatta di partecipazione e rispetto del bene collettivo. Vorrei vedere una città in cui le persone hanno gli strumenti per partecipare ed esprimere giudizi costruttivi. In una città che tornasse in ogni luogo a parlare con passione e competenze di politica, chi dovrà prendere le scelte finali potrà avere la convinzione e la tranquillità di fare la cosa giusta. Dobbiamo dare una chance ad un modo di fare politica trasparente e seriamente preoccupato, la politica che avremmo sempre voluto vedere. Il movimento delle bicigialle, di cui sono espressione con la mia candidatura, promuove una visione di Verona e della comunità veronese dinamica, solidale, sostenibile e collaborativa.

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