domenica 10 marzo 2013

Reddito di cittadinanza e minimo garantito

Articolo di Tito Boeri e Roberto Perotti pubblicato su lavoce.info
Il reddito di cittadinanza è un programma di contrasto alla povertà di tipo universalistico in cui la concessione del sussidio non è subordinata a un accertamento delle condizioni economiche e patrimoniali dell’individuo. Il suo punto di forza è che non ha effetti distorsivi sulla decisione di lavorare. Supponiamo che lo Stato garantisca un reddito di 1000 euro al mese a chi non ha lavoro. Nessuno lavorerà per meno di 1000 euro. Ma difficilmente qualcuno accetterà un lavoro anche per 1200 euro: il guadagno netto sarebbe solo di 200 euro, perché dovrebbe rinunciare al sussidio di disoccupazione di 1000 euro. Il reddito di cittadinanza evita questo problema, perché viene assicurato a tutti indipendentemente dalla condizione lavorativa e dal reddito. Ma proprio per questo è economicamente infattibile. Con un calcolo approssimativo si può mostrare perché. Si consideri un reddito di cittadinanza che garantisca a ogni individuo un trasferimento mensile, indipendentemente dal reddito e dalla situazione lavorativa, di 500 euro al mese (un importo chiaramente prudenziale); si supponga che venga corrisposto ai circa 50 milioni di individui con più di 18 anni. Il totale della spesa per questo programma sarebbe di 300 miliardi di euro, quasi il 20 per cento del Pil. Sarebbe anche probabilmente un programma politicamente ingestibile: come giustificare agli elettori che ogni membro della famiglia Agnelli o Berlusconi percepisce un reddito garantito ogni mese?
Un programma per tutti ma selettivo




Il reddito minimo garantito (Rmg) è un programma universale e selettivo al tempo stesso, nel senso che è basato su regole uguali per tutti (non limitato ad alcune categorie di lavoratori come nella tradizione italiana), che subordinano la concessione del sussidio ad accertamenti su reddito e patrimonio di chi lo domanda. Questo è uno schema oggi esistente, pur in forme molto diverse, in tutti i paesi dell’Unione Europea a 15 (e in diversi nuovi stati membri). Il reddito minimo garantito dovrebbe sostituire e riordinare molti schemi preesistenti, riducendo sprechi ed evitando la compresenza di tanti strumenti presenti. Dovrebbe infatti sostituire le pensioni sociali e le integrazioni al minimo nonché tutte le prestazioni di indennità civile: assegno di assistenza, indennità di frequenza minori, pensioni di inabilità, e indennità di accompagnamento. Questi sono programmi con obiettivi meritevoli, ma sviluppati in modo non coordinato. Andrebbero perciò riunificati all’interno del Rmg, prevedendo maggiorazioni per ciascuna tipologia di beneficiari. In questo modo, le maggiorazioni per invalidi, soggetti non deambulanti e soggetti non autosufficienti sarebbero condizionate alla prova dei mezzi. Nello specifico, il Rmg dovrebbe prevedere maggiorazioni per i figli a carico (in base all’età e al numero), i familiari disabili e le famiglie monogenitore. Inoltre dovrebbe essere progettato in modo tale da non scoraggiare il lavoro part-time e il lavoro occasionale.
RMG: quanto costa e chi paga
Il Rmg dovrebbe essere finanziato a livello nazionale con cofinanziamento a livello locale (nell’ordine del 10 per cento) delle prestazioni pecuniarie e in natura. Inoltre, bisognerebbe creare incentivi monetari alle amministrazioni locali affinché monitorino le loro prestazioni: ad esempio, si potrebbero assegnare in via preferenziale risorse alle amministrazioni locali che registrano le migliori performance nella riduzione del numero di errori sia del primo tipo (famiglie eleggibili che non sono raggiunte dall’assistenza) sia del secondo tipo (famiglie non eleggibili che hanno accesso all’assistenza), nonché nell’implementazione delle strategie di attivazione.
Ma quanto potrebbe costare il Rmg? È possibile fornire stime prudenziali (probabilmente in eccesso) secondo diverse ipotesi relativamente al suo ammontare e alle tipologie di redditi da considerare nel selezionare la platea dei beneficiari. Il Rmg andrebbe inizialmente introdotto a un livello abbastanza basso e poi incrementato anche come riconoscimento di un miglioramento nell’amministrazione dello strumento. Ad esempio, un Rmg da 500 euro potrebbe costare tra 8 e 10 miliardi di euro. Il livello più alto si raggiunge ipotizzando che, a causa dell’evasione fiscale, si riesca ad accertare solo l’85 per cento del reddito dei lavoratori autonomi e il 95 per cento di quello dei lavoratori dipendenti.

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