venerdì 5 luglio 2013

PD: alcune riflessioni sulla periferia

Le ultime elezioni amministrative hanno registrato un chiaro successo del Partito Democratico. Questo avvenimento ci ha reso felici dopo un periodo di crisi del PD in relazione ai noti avvenimenti relativi alla elezione del Capo dello Stato.
A mio parere i motivi del successo sono i seguenti:
-candidature di personalità credibili (Marino a Roma);
- buona amministrazione per i sindaci riconfermati(Variati a Vicenza);
- fallimento delle amministrazioni del centro destra e fiducia nell’alternativa (Manildo a Treviso);
- il famoso zoccolo duro del PD cioè la fedeltà degli elettori che a prescindere da ogni cosa hanno confermato la loro fiducia al PD.
Occorre tenere presente che una parte dell’elettorato è mobile e non compie scelte definitive a favore di un partito e, pertanto, tali consensi vanno guadagnati di volta in volta con la buona amministrazione del territorio.
Diversi commentatori ed esponenti politici hanno parlato di radicamento del PD nel territorio. Ritengo che questo elemento vada valutato con attenzione senza facili entusiasmi altrimenti si corre il rischio di sopravalutare la qualità della presenza del PD in periferia e, quindi, di non affrontare la relativa problematica.
Occorre ricordare che il risultato delle amministrative ha confermato il consenso del PD nelle grandi città ottenuto nelle elezioni politiche del 24-25 febbraio. Tale risultato non ha consentito al centrosinistra di vincere le elezioni politiche con la conseguenza inevitabile di sostenere il governo di servizio. Pertanto, si ritiene che per vincere alle prossime elezioni politiche non sono sufficienti tali risultati ma occorre andare oltre e fare di più. Per essere sicuri di vincere occorre recuperare i consensi degli elettori che insistono nei comuni delle province in misura preminente rispetto agli altri partiti.
Per superare tale gap è necessario ripensare la presenza del PD nei comuni provinciali e lanciare una strategia di coinvolgimento e di partecipazione nelle strutture periferiche del partito (dal circolo alla federazione provinciale ed a quella regionale): non più un partito periferico rivolto a se stesso ma proiettato all’esterno, non più una gestione oligarchica del partito che considera solo i consensi interni finalizzati alla scalata del potere ma una struttura organizzativa che esprima attenzione alle problematiche delle comunità locali e si ponga al servizio dei cittadini.
La presenza di un PD nella forma piramidale, caratteristica questa dell’organizzazione tayloristica e del partito di massa, impenetrabile e magari funzionale non crea consensi. Occorre invece una classe dirigente visibile e presente nel territorio che privilegi il lavoro di gruppo e l’attenzione verso i problemi dei cittadini.
Da diverso tempo le organizzazioni più innovative nella fase di superamento del taylorismo sono impegnate a realizzare la piramide rovesciata (Jan Carlzon, 1997; G. Hamel, 2011) ed a co-creare valore con i cittadini (C. K. Prahalad e V. Ramaswamy, 2004). Il PD dovrebbe trarre insegnamento da queste esperienze e metodologie organizzative al fine di preparare un’offerta politica ai diversi livelli in sintonia con i problemi reali del paese che si fondi sul coinvolgimento dei cittadini.
Al momento è assente un processo serio di valutazione e selezione della classe dirigente che valorizzi le conoscenze e competenze da mettere al servizio del PD e del paese. La scelta viene fatta all’interno delle correnti ed è finalizzata alla loro sopravvivenza.
L’indicatore di efficacia del partito periferico è la capacità di mobilitazione: più bassa è la partecipazione dei cittadini e più alta è la necessità e l’urgenza del cambiamento del modello organizzativo del PD.
Occorre liberare i circoli dalla prospettiva del potere e riportarli alla loro funzione essenziale di interfaccia con il territorio per ampliare i consensi nella società civile.
In tale prospettiva assumono rilevanza gli uffici centrali del partito, quali per esempio Organizzazione ed Enti locali, i quali devono sopportare concretamente e rispettivamente la realizzazione di modelli organizzativi adatti e coerenti al disegno strategico di coinvolgimento delle popolazioni e l’attività amministrativa dei consiglieri, assessori comunali e sindaci. Ad esempio dopo l’approvazione della legge anticorruzione, la quale ha avuto un impatto rilevante sugli enti locali, dal dipartimento degli Enti locali non è stato inviato nessun documento ai consiglieri comunali del PD per spiegare non solo la posizione politica del partito ma anche le attività amministrative conseguenti da realizzare in ogni comune. Quindi, si procede per intuito o per approfondimenti individuali o peggio ancora non affrontando il problema: alcune volte si sbaglia ed altre si azzecca.
Occorre realizzare una rete di collaborazione e di aggregazione tra gli uffici centrali e gli organi regionali e provinciali del partito al servizio dei circoli e degli amministratori locali. Molte iniziative promosse dal PD sono generaliste mentre invece occorre sostenere in modo costante e concreto le attività politiche ed amministrative dei comuni della province per creare fiducia e consensi a favore del PD (modelli organizzativi delle strutture periferiche del PD e politiche amministrative).
E’assente un processo di valutazione costante ed attento delle strutture periferiche del partito e delle realtà territoriali per stabilire quali interventi puntuali occorre effettuare per realizzare il miglioramento continuo ed il cambiamento. Complementare a tale processo è la politica del fare nei comuni delle province dove è assente un management degli enti locali all’altezza dei problemi e, quindi, è necessario sopportare l’attività dei nostri consiglieri comunali. Nelle grandi città il problema si pone relativamente in quanto vi è un personale politico ed un management capace ed innovativo.
Occorre ripensare i circoli per eliminare i limiti, di cui se ne indicano alcuni tra i più importanti, che si frappongono ad una gestione libera, democratica ed efficace dei circoli stessi: - La ricerca costante di consensi all’interno del Partito; - L’obiettivo di lavorare per la propria sopravvivenza ed ascesa politica; - L’interferenza delle correnti nella vita del circolo. Al contrario è urgente lavorare nel territorio con gli altri e per gli altri.
Per superare tali limiti occorre cambiare le regole dei congressi territoriali a livello provinciale e prevedere la presentazione di liste di circoscrizioni che rappresentino almeno il 20% o 25% dei comuni o dei circoli. Le attuali regole di partecipazione diretta dei circoli creano dei problemi in quanto la competizione si trasforma in divisione stabile tra i quadri dei circoli al fine di conservare ed aumentare i consensi interni al partito. La rappresentanza circoscrizionale favorisce la collaborazione e la presenza in un territorio più ampio del circolo.
Il superamento della frammentazione e l’aggregazione circoscrizionale della rappresentanza favorisce una presenza politica dei circoli che si basi sui seguenti fattori: - Unità all’interno del circolo; - Cultura della trasparenza; - Visione comunitaria; - Sistema aperto che opera con progetti bottom-up.
Nel territorio possono essere previste delle comunità di passione che operano con una propria organizzazione non gerarchica in modo autonomo ed in collaborazione con i circoli per il conseguimento di finalità specifiche stabilite dai membri delle comunità (G. Hamel, 2011). Occorre sperimentare nuove forme di partecipazione democratica affinché i cittadini non si sentano estranei al sistema politico.
Inoltre, è necessario che le federazioni provinciali e regionali svolgano un ruolo attivo e produttivo nei territori di ciascuna provincia al fianco dei circoli e dei consiglieri comunali, i quali molto spesso si trovano ad affrontare in solitudine problemi molto seri che interessano le popolazioni.
In questo momento l’attenzione dei leaders del PD sembra rivolta esclusivamente alle regole del congresso: partito degli iscritti o degli elettori, leadership separata o meno dalla premiership. Una polemica non credibile perché si svolge alla vigilia del congresso e, quindi, esposta a critiche, a posizioni di parte e ad errori considerato il poco tempo disponibile per confrontarsi e decidere.
Senza entrare nel merito delle questioni penso che le regole del congresso devono essere stabilite molto tempo prima dello svolgimento dell’assise o in sede congressuale o subito dopo il congresso.
Si parla poco o niente delle strutture periferiche del PD ed è un grande errore perché i consensi si guadagnano in periferia, nel territorio e nei piccoli Ritengo che occorre prestare molta attenzione alla periferia del PD perché non sono sufficienti i proclami centrali per innovare le strutture periferiche, spezzare il rapporto di diffidenza e sfiducia verso il PD ed aumentare i consensi elettorali.

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