mercoledì 28 agosto 2013

Seggiovia Prada tra polemiche e impegni

Nell’ultimo periodo si sono moltiplicate le polemiche sulla chiusura della seggiovia di Prada (VR) come se l’evento dovesse premiare una parte politica non tenendo in considerazione che due piccoli comuni, Brenzone  e San Zeno di Montagna, proprietari della struttura, potessero da soli in assenza di una politica più vasta risolvere il problema della continuità del funzionamento di tale impianto.
Bisogna apprezzare l’attuale gestione della società Prada-Costabella che ha invertito la tendenza in materia di cassa, portando le attuali disponibilità della società a circa 300.000 euro, rispetto alle precedenti gestioni (anteriori al 2011) che avevano affidato a società terze la gestione erodendo tutti i margini (vedi bilanci pubblicati sul sito della società http://www.funiviedelgarda.it/index.php.
Occorre un impegno trasparente finalizzato all’apertura degli impianti che veda vincitori il territorio ed i cittadini che si può realizzare con la collaborazione di tutti i  soggetti pubblici. Al contrario veda sconfitti i detrattori e coloro che tifano per la chiusura per lucrare i consensi nelle prossime elezioni amministrative.
Ieri si è svolta l’incontro tra il presidente della Provincia ed i Sindaci di Brenzone e San Zeno di Montagna e sembra che siano state chiarite le polemiche dell’ultimo periodo pur rimanendo ciascuno sulle proprie posizioni. Miozzi ha ribadito l’interesse della Provincia nei confronti della montagna veronese e della seggiovia di Prada. I due sindaci ed il presidente della società Prada Costabella sembrano essere rimasti soddisfatti della riunione.
Nei prossimi giorni la società di gestione inoltre chiederà formalmente alla Provincia, attraverso una lettera ufficiale, la possibilità di attivare una qualche forma di collaborazione – di cui tuttavia sono ancora da definire i dettagli – sperando nel frattempo di sfruttare i prossimi sessanta giorni per ottenere un´altra proroga dal ministero delle Infrastrutture o comunque di trovare i fondi per realizzare il progetto per i nuovi impianti. L´altra speranza degli amministratori è che il tema «funivie» entri tra gli argomenti all´ordine del giorno del Consiglio dei Ministri previsto oggi a Roma, da cui potrebbe dipendere buona parte del futuro della funivia.
I capi gruppi di minoranza in Consiglio Provinciale, Lorenzo Dalai Pd), Giuseppe Campagnari (Sel), Nicola Terilli (Udc), Sonia Milan (Idv), hanno diffuso il seguente comunicato stampa:
“A richieste concrete da parte dei territorio bisogna rispondere con proposte altrettanto concrete. Quella del project financing avanzata dal presidente Miozzi per la funivia di Prada rientra invece nel dominio delle fantasie faraoniche e irrealizzabili, più adatte ad un parco di divertimenti come Gardaland che al contesto naturalistico del Baldo-Garda. Se quattro anni fa, come tutta l'opposizione gli aveva chiesto e come stavano facendo tutti i principali soci pubblici, anche la Provincia di Verona avesse provveduto a vendere le proprie quote dell'A4, oggi ci sarebbero risorse sufficienti da impiegare anche per il rilancio della funivia. I Sindaci del territorio non chiedono sovvenzioni, chiedono semplicemente un aiuto, da parte degli enti sovraordinati, che gli consenta di metter gambe ad un progetto concreto con il quale accedere al credito bancario. Carte alla mano, la struttura ha infatti tutte le capacità per autofinanziarsi e ripagarsi negli anni gli investimenti necessari. Grave dunque è stato l'errore di Miozzi che si è tenuto in corpo per tutto questo tempo le quote dell'A4, attualmente invendibili, soltanto per assecondare strategie e bizantinismi del presidente della Provincia virtuale: il Sindaco di Verona. Un'incredibile scelta di sudditanza politica della quale oggi fanno le spese i territori. Le proroghe sull'agibilità ottenute fino ad oggi sono arrivate grazie ai parlamentari, compreso l'ordine del giorno approvato recentemente a firma dei deputati Zardini, Dal Moro, Rotta e D'Arienzo, che impegna il Governo a trovare rapidamente soluzioni per la funivia.
Le opposizioni in consiglio provinciale esigono allora che la Giunta trovi, oggi, le risorse per il rilancio della funivia. La Mozione presentata verrà discussa in Commissione la prossima settimana e andrà in consiglio ai primi di settembre”.
Nel frattempo occorre che i deputati che hanno presentato l’odg approvato dal Parlamento si attivino affinché il Governo intervenga a favore della riapertura della struttura.

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martedì 20 agosto 2013

Nuovo decentramento con i distretti!

di Lorenzo Dalai, capogruppo del PD al Consiglio Provinciale di Verona
In un momento come quello presente, dove si cerca, quasi disperatamente, di trovare il modo di reperire risorse pubbliche da destinare a misure sostanziali che rilancino la nostra asfittica economia, al di là della estemporaneità della vendita di tre aerei ed alcune auto blu, poche sembrano le idee costruttive.
Per fortuna l'italica fantasia, quella che ha inventato le sospensioni a ruote indipendenti delle auto o la dinamo per produrre l'elettricità (cosa sarebbe la nostra vita senza?), ogni tanto si risveglia e da Firenze, dove nacque il Rinascimento e dove da sempre si coltiva l'amore per la Geografia, la Società Geografica Italiana fa conoscere un suo studio, non una boutade vuota come spesso succede nella nostra quotidianità, ma uno studio circostanziato, che tiene presenti le componenti sociali, economiche e storiche dei nostri territori, e nel quale prospetta la possibilità di superare Province e Regioni con un nuovo ordinamento: i Distretti.
Bene ha fatto il Presidente della Provincia di Verona, Giovanni Miozzi, a dare risalto alla notizia, perché siamo ormai stanchi di sentire personaggi in cerca di visibilità politica che non hanno null'altro da proporre che l'abolizione delle Province. Sicuramente questa istituzione non è più adeguata ai tempi, visto che risalgono come concezione all'epoca napoleonica, svuotate ormai di deleghe e delegittimate da una campagna mediatica spesso distorta e confusa, ma non sono certo la causa di tutte le disfunzioni del nostro apparato statale.
Sappiamo bene quali grandi sprechi abbiano perpetrato le Regioni, istituzione purtroppo sostenuta da uno pseudo federalismo imperante e da una erronea riforma del titolo Quinto della nostra Costituzione, attuata (ahinoi) da centrosinistra nel tentativo di togliere argomenti alle controparti politiche. Si sono moltiplicati i centri di spesa ed i contenziosi e le Regioni appaiono sempre più lontane dai bisogni dei cittadini e dei territori. Ora si progettano le Città Metropolitane, ma poco si capisce di che cosa esattamente si occuperanno e con quali risorse...
La proposta della Società Geografica Italiana permetterebbe di sanare una buona parte di queste problematiche, ridando fiato alla farraginosa ed anchilosata macchina amministrativa italiana, chiudendo la pagina del neocentralismo regionale, eliminando le Province, riducendo ad un terzo del totale le Prefetture, le Camere di Commercio, le Questure e tutte le numerosissime emanazioni periferiche dello Stato.
Certo lo studio andrà ampliato ed approfondito, ma è evidente che si tratta di una novità, di un raggio di luce che potrebbe finalmente fendere la nebbia delle Pubbliche Amministrazioni, vissute ormai come una palla al piede di tutti noi, un'insieme di uffici inutili atti solo a creare problemi anziché a risolverli.
L'attenzione che sta suscitando questa nuova proposta è condivisa anche a Roma, perché i politici avveduti si rendono conto che ormai, naufragati tutti i numerosi tentativi di riforma della Pubblica Amministrazione, occorre tentare vie nuove.
Pertanto anche da parte nostra ci sarà la massima collaborazione per divulgare ed approfondire la tematica proposta.

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martedì 13 agosto 2013

Pensioni d’oro: ricalcolo con il sistema contributivo

Lettera del senatore Pietro Ichino pubblicata sul Corriere della Sera il 13 agosto 2013
Caro Direttore,
nei giorni scorsi il Corriere ha dato conto dettagliatamente di alcuni trattamenti pensionistici davvero impressionanti: molte decine di migliaia di euro al mese. Di fronte a notizie come questa l’uomo della strada — che considera la pensione soltanto una forma di assistenza — rimane attonito e si chiede come queste pensioni possano essere state liquidate e perché esse possano essere mantenute in vita anche in un periodo di «vacche magrissime» come quello che stiamo attraversando.
La realtà è che ci sono «pensioni d’oro» di due tipi, molto diversi tra loro. Se non mettiamo a fuoco la differenza tra i due tipi, la nostra battaglia contro le rendite indebite è destinata a nuove sconfitte, come quella subita ultimamente davanti alla Corte costituzionale: la quale ha ritenuto incostituzionale il «contributo straordinario» del cinque per cento che il Governo Monti aveva imposto sulle pensioni superiori a 90.000 euro annui (dieci per cento su quelle superiori ai 150.000).
I casi — dicevo — sono due. Il primo è quello di chi percepisce una pensione molto elevata perché per tutta la propria vita lavorativa ha percepito retribuzioni molto elevate, e ha versato contributi previdenziali in proporzione. In questo caso, la «pensione d’oro» non è altro che una porzione, differita nel tempo, della «retribuzione d’oro» che l’ha generata. È sbagliato che ci siano retribuzioni d’oro? In certi casi sì (anche se esse tornano comunque subito, per metà, a beneficio di tutti i cittadini, attraverso le tasse); ma in molti altri casi no. Se il signor Rossi ha la capacità di aumentare del dieci per cento la produttività dei mille dipendenti di un’impresa, è interesse anche di questi ultimi che l’impresa stessa ingaggi il signor Rossi pagandolo un milione all’anno. Staranno meglio sia i mille dipendenti, sia gli azionisti, sia i contribuenti (il problema dell’enorme disparità di reddito che così si determina, e dell’«obbligo di restituzione» che ne deriva, non è di natura giuridica, ma di natura esclusivamente morale e riguarda soltanto il signor Rossi e la sua coscienza).
Se poi su quel milione di euro ogni anno per trent’anni vengono versati 330 mila euro di contributi all’Inps, non c'è proprio niente di male nel fatto che, quando il signor Rossi va in pensione, l’Inps calcoli sulla base di quella ingente contribuzione la parte del suo trattamento maturata in quei trent’anni: si tratta solo di una restituzione. E lo Stato? Si accontenti di prelevarne il 45 per cento a titolo di Irpef, come su tutti i redditi personali di quell’entità: questo dice la Corte costituzionale; se poi lo Stato ritiene che questa aliquota sia troppo bassa, la aumenti per tutti. Effettivamente, non si vede il motivo per cui il signor Rossi dovrebbe essere penalizzato più di chiunque altro abbia un reddito dello stesso livello, solo perché il suo è costituito da una retribuzione differita. Il discorso cambia radicalmente se il signor Rossi ha avuto la retribuzione di un milione di euro soltanto negli ultimi dieci della sua vita lavorativa, ma la sua pensione è stata calcolata per intero in proporzione alla retribuzione e contribuzione di quell’ultimo decennio. In questo caso, il signor Rossi si è effettivamente guadagnato soltanto un terzo o un quarto della pensione d’oro che gli viene erogata, mentre la parte restante è sostanzialmente regalata. Questo si chiama «sistema retributivo» di calcolo della pensione; ed è quello che è stato in vigore fino alla riforma Monti-Fornero del dicembre 2011, per tutti i fortunati che hanno incominciato a lavorare e versare contributi previdenziali prima del 1978 (cioè per la generazione di quelli che oggi hanno cinquanta o sessant’anni). Oggi la maggior parte delle pensioni d’oro nasce proprio dall’applicazione di questo vecchio e sbagliatissimo metodo di calcolo: il signor Rossi incomincia a guadagnare il super-reddito soltanto nell’ultimo periodo della sua vita lavorativa, ma si vede poi calcolata la pensione per intero in riferimento a quell’ultimo periodo. Ecco: questa è la parte della pensione non effettivamente guadagnata; la differenza tra la pensione calcolata in proporzione alle ultime retribuzioni e quella calcolata in stretta proporzione ai contributi versati nel corso di tutta la vita lavorativa. Su questa differenza può e deve applicarsi un contributo straordinario, che, applicandosi solo su questa parte, può essere determinato anche in misura molto superiore rispetto a quella del cinque o del dieci per cento fissata dal Governo Monti l’anno scorso e poi bocciata dalla Corte costituzionale. Se il contributo straordinario sarà riferito soltanto a questa differenza, la Corte non potrà non approvarlo, poiché esso non creerà una disparità di trattamento, bensì al contrario ridurrà un privilegio indebito, in un momento di straordinaria necessità. Questo è - insieme ad altre cose - il contenuto di una proposta che ho elaborato con Giuliano Cazzola e Irene Tinagli. Il Governo Letta avrebbe tutto da guadagnare nel farla propria; e nel farla camminare in fretta.

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venerdì 9 agosto 2013

Quale futuro per la seggiovia di Prada?

Un periodo difficile per la seggiovia di Prada che potrebbe chiudere l’impianto il 23 agosto per la scadenza tecnica dell’impianto. Diversi sono stati gli interventi da parte dei deputati veronesi finalizzati ad ottenere una proroga: emendamento al decreto del fare poi ritirato, appello al ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Finalmente la Camera dei Deputati approva un ODG, presentato dai deputati Gianni Dal Moro, Alessia Rotta, Diego Zardini e Vincenzo D’Arienzo, che apre le speranze agli impianti di Prada. Il Governo tramite il sottosegretario Alberto Giorgetti ha espresso parere favorevole
Ecco l’ordine del giorno approvato dalla Camera dei Deputati collegato alla conversione in legge del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia:
“La Camera,
premesso che,
il decreto legge in oggetto contiene misure urgenti per il rilancio delle infrastrutture,
considerata l’importanza che gli impianti a fune rivestono per la montagna sia dal punto di vista turistico che per il presidio dei territori,
Qui il resto del post considerata l’imminente scadenza del limite temporale fissato al paragrafo 3 delle norme regolamentari approvate con decreto del Ministro dei trasporti del 2 gennaio 1985, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 26 del 31 gennaio 1985, riguardanti la durata della vita tecnica, le revisioni speciali e le revisioni generali degli impianti di cui si prevede l’ammodernamento con i benefici statale, regionali o di enti locali, nonché quelli ricompresi  nell’elenco, di cui al decreto del Presidente della Giunta regionale del Piemonte n. 96 del 12 novembre 2002,
premesso che gli organi incaricati del controllo di idoneità al funzionamento e della sicurezza potranno effettuare le modifiche delle verifiche di loro competenza,
impegna il governo
ad adottare gli opportuni provvedimenti per prorogare il termine decorrente per ciascun impianto dalla data di scadenza del quadriennio di cui all’articolo 145, comma 46, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, come modificato dall’articolo 11-bis del decreto legge 29 dicembre, n. 216, approvato, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14 fino al 31 dicembre 2014 per consentire alle società proprietari degli impianti di eseguire le opere connesse di cui alle precedenti norme”.
Adesso occorre vigilare affinché il governo  traduca l’ODG in fatti concreti per consentire alla seggiovia di continuare a funzionare ed alla società  di avere il tempo necessario  per effettuare gli interventi necessari per l’ammodernamento degli impianti.
E’ stato fatto un ottimo lavoro di squadra tra i deputati veronesi che premia i problemi concreti del territorio ed in questo caso gli impianti di Prada.   
Gli impianti di Prada funzionano solo di estate con una media di circa 500 passaggi al giorno ed un fatturato di circa 500 mila euro. Quindi, è un impianto molto utilizzato che serve al territorio ed ai turisti.

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martedì 6 agosto 2013

Grazie Cecile e a presto

Cecile Kienge alla Festa Democratica di Quinzano (VR), con Diego Zardini e Alessia Rotta.


Una serata emozionante e di alto livello politico e sociale. Non capita tutti i giorni di avere fra di noi una donna, Cecil Kyenge, forte nei suoi valori di solidarietà ed integrazione e determinata nel perseguirli nonostante gli attacchi incivili ed ingiustificabili ricevuti.
Grazie a Cecile per la sua testimonianza indelebile.
Grazie ad Alessia che è stata capace di far esprimere a Cecile la sua sensibilità e determinazione a favore degli esclusi. Quello di Alessia Rotta è stato un ruolo difficile perché i valori e l’emozione non possono essere espressi da coloro che non li possiedono e non li perseguono.
Grazie a Diego Zardini che ha offerto con il suo impegno e con il suo intervento conclusivo la gioia e l’entusiasmo del popolo democratico veronese.
Grazie a Marco  Bolognani, segretario del Circolo, ed a tutti volontari che con il loro impegno sono riusciti ad offrire una Festa bellissima ed indimenticabile.
Ai democratici del PD rimane il compito di non dimenticare la visione comunitaria, i valori della persona e la fratellanza, valori questi fondamentali senza i quali la politica è arida, vuota e non produce frutti   

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lunedì 5 agosto 2013

Berlusconi fuori dalla politica

Editoriale di Don Antonio Sciortino pubblicato su Famiglia Cristiana il 4 gosto 2013
Dopo avergli espresso affettuosa solidarietà, fatta anche di piaggeria e sudditanza, e dopo aver elaborato il lutto, sarebbe bene che a chiedergli di fare un passo indietro - e questa volta per sempre - fossero proprio i suoi parlamentari. Dalle irruenti amazzoni, pronte a immolarsi per il capo, ai solerti capigruppo pidiellini, Schifani e Brunetta, già all’assedio del Quirinale per strappare la grazia a Napolitano per il loro padre padrone, condannato definitivamente per frode fiscale. In ballo non c’è solo il futuro politico dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ormai settantasettenne, ma la stessa sopravvivenza del Centrodestra e dei milioni di cittadini che, finora, l’hanno votato, sedotti dalle ammalianti promesse di una rivoluzione liberale che avrebbe arricchito gli italiani e reso prospero il Paese. Sogno miseramente svanito in un declino inarrestabile, come dimostrano i sei milioni di voti persi alle recenti elezioni di febbraio scorso.
Né serve, a risollevare le sorti, il patetico e nostalgico annuncio di un ritorno al passato e a una nuova “Forza Italia” con promesse già consunte prima ancora di cominciare. E’ il momento buono, invece, per dimostrare che all’ombra del padre-padrone è cresciuta una nuova classe politica di destra, matura e preparata, allontanando ogni malevola accusa d’essere dei servili cortigiani il cui destino, nel bene e nel male, è strettamente connesso alle sorti del “principe”. O, peggio, di anteporre al bene del Paese le sorti e gli interessi del loro leader, nella devastante logica del detto: “muoia Sansone e tutti i Filistei”.
Primo fra tutti, è chiamato in causa Angelino Alfano. Dopo aver espresso, con abbondanza di lacrime, fedele sudditanza al suo demiurgo e padre-padrone, come segretario del Pdl, vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, ha finalmente l’occasione di mostrare d’essere dotato di quel “quid” che molti del suo stesso partito, invece, faticano a riconoscergli, nonostante le importanti cariche ricoperte. Per non fare la fine della “trota” dopo essere stato a lungo annunciato come il “delfino”. E per scongiurare anche ogni ipotesi di successione familiare, che continuerebbe a spaccare il Paese nel nome del berlusconismo.
La tanto sbandierata responsabilità del Pdl è ora alla prova dei fatti. In un frangente così critico per le famiglie italiane e alla luce di qualche sia pur timidissimo segnale di ripresa, sarebbe delittuoso e da irresponsabili affossare un Governo al momento senza alternative, costretto a traghettare il Paese, nell’attesa di tempi migliori e di una legge elettorale che spazzi via il nefasto “porcellum” di cui non ci si vergognerà mai abbastanza. Altrimenti, prevarrà l’italico “cupio dissolvi”, il masochismo di danneggiare il Paese per interessi di parte, calcoli elettorali e qualche punto in più nei sondaggi. Sfruttando, come sempre, il vittimismo, le accuse di persecuzione giudiziaria e i ricatti politici che, finora, hanno sempre funzionato e reso voti alle elezioni.
Ma ora l’Italia sta cambiando. La recente sentenza della Cassazione ha dato inizio a un’altra pagina di storia. C’è solo da sperare che non sia il Pd a cadere nella trappola e a precipitare nel caos il Paese, per eccesso di litigiosità al suo interno, sbagliando i calcoli politici com’è abituata a fare da tempo. Infine, se agli arresti domiciliari Berlusconi preferirà l’affidamento ai servizi sociali, vorremmo sommessamente consigliargli la comunità Exodus di recupero per tossicodipendenti del Parco Lambro. Dopo aver evocato il comunismo dappertutto, s’accorgerà che neppure don Mazzi è “quel prete comunista”, come spesso l’hanno definito, ma un “prete di strada”, accanto agli ultimi e da sempre proiettato alle periferie dell’esistenza e del dolore, così come vuole papa Francesco.

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venerdì 2 agosto 2013

L’azienda ospedaliera pubblica le delibere

Alessia Rotta e Diego Zardini, deputati veronesi del Partito Democratico, ha portato ad un risultato positivo: finalmente le delibere dell’azienda ospedaliera vengono pubblicate sul sito istituzionale dell’ente ospedaliero di Verona. Un altro passo in avanti per realizzare la cultura della trasparenza. Il confronto serrato tra Sonia Todesco, segretaria della Funzione Pubblica Cgil di Verona, e Sandro Caffi, direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, ed
Tutto è iniziato da una lettera inviata da Sonia Todesco al direttore generale dell’azienda ospedaliera di Verona nella quale veniva constatato che le delibere e le determinazioni dell’ente non venivano pubblicate in modo completo sul sito istituzionale e sottolineato l’importanza di rendere trasparente l’azione amministrativa.
La risposta del direttore generale non si faceva attendere e, infatti, veniva risposto che l’Ente rispetta la normativa vigente ed il testo unico della privacy e che, quindi, non confermava la posizione di non pubblicare in modo completo gli atti amministrativi dell’Ente.
I deputati Alessia Rotta e Diego Zardini, non condividendo la posizione di estrema chiusura assunta dal direttore generale, intervenivano con una interrogazione al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sottolineando che la trasparenza è un grande strumento di lotta alla corruzione e di diffusione della cultura della legalità e contestando l’interpretazione giuridica dell’Ente.
Infatti, affermano i due deputati che: “- le autonomie locali, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, pubblicano sul proprio sito istituzionaleAlessia Rotta e Diego Zardini, consente ai dipendenti dell’Ente, alle Organizzazione Sindacali ed ai cittadini di conoscere le attività dell’Ente, di intervenire e di proporre nuove soluzioni nel caso in cui alcune scelte non sono condivise ed adeguate all’interesse delle comunità locali. Inoltre,l’affermazione della trasparenza consente di contrastare l’opacità della gestione pubblica e, quindi, la corruzione e l’illegalità. Più alta è la trasparenza e più basso è l’indice di corruzione nel settore pubblico e politico”.
Il direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, Sandro Caffi, bene ha fatto a cambiare posizione ed a schierarsi dalla parte della trasparenza. Benvenuto tra i sostenitori della cultura della trasparenza.

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