sabato 29 marzo 2014

L’Unione Europea di Alessia Mosca



Per l’Italia l’Europa è stata finora in gran parte, una storia di occasioni sprecate, di opportunità che i cittadini non hanno potuto cogliere. Perché la procedura di accesso ai bandi era troppo farraginosa, perché nessuno li ha informati, o peggio perché i governanti non hanno rispettato i tempi e le procedure.
Sembra una barzelletta: da anni lamentiamo dell’insufficienza di risorse per sollevare l’Italia e della severità dell’Europa, eppure anche nel 2013 abbiamo dovuto restituire a Bruxelles 5,7 miliardi di euro non utilizzati. Senza contare i tanti fondi europei sprecati in progetti inutili. Fondi che provengono anche dal nostro bilancio, e quindi dalle tasche dei cittadini.

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giovedì 20 marzo 2014

Diego Zardini e FIAP: Al lavoro in bicicletta



Diego Zardini ha presentato una proposta di legge, sottoscritta da altri 30 parlamentari dei gruppi del Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà e Scelta Civica per l’Italia e condivisa e sostenuta dalla Fiab Federazione Italiana Amici della Bicicletta), in materia di infortunio in itinere finalizzata a riconoscere la piena tutela, comprensiva dell’indennità, a tutti coloro che si recano al lavoro in bicicletta in caso di incidente.
Per l’importanza dell’argomento è stato costituito un gruppo in Facebook Al lavoro in bicicletta che ha raccolto il consenso di circa 2.200 persone.
Inoltre, sono state promosse le seguenti iniziative che hanno bisogno del tuo sostegno:
- Petizione da sottoscrivere in change.org
http://chn.ge/N2MdGb
- Mozione da presentare ed approvare nei consigli comunali, provinciali e regionali
http://goo.gl/G2aull
Occorre una grande mobilitazione affinché la proposta di legge, la quale avrà degli effetti positivi sulla salute dei cittadini e sull’ambiente, venga discussa ed approvata dal Parlamento.
Per tale scopo è necessario sottoscrivere la petizione ed invitare i propri amici a sottoscriverla e proporre ai consigli la presentazione della mozione e la sua approvazione.

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martedì 18 marzo 2014

Banche dati: condivisione e integrazione

Interrogazione dei deputati Diego Zardini e Alessia Rotta
Spesse volte leggiamo le notizie che: - le pensioni dei defunti vengono riscosse dai familiari dopo la morte; - gli emolumenti corrisposti ai medici di base comprendono quelli dei soggetti che si sono trasferiti in altre città; - l’evasione fiscale non viene contrastata in modo efficace per condurla ai livelli degli paesi occidentali. Tutto questo avviene perché manca l’integrazione dei dati e l’elaborazione delle informazioni da parte della macchina statale. I dati sono presenti in qualche settore della PA e non sono conosciuti ed utilizzati dall’intero sistema. Questo stato di cose rende lo Stato, complessivamente considerato, inefficiente ed inefficace di fronte a taluni fenomeni anomali ed illeciti .
“L'utilizzo delle informazioni analitiche, affermano Diego Zardini ed Alessia Rotta parlamentari veronesi del PD, che si fondano su moderne applicazioni informatiche e del metodo dei controlli incrociati rappresentano nuove leve di vantaggio competitivo per lo Stato e sviluppano capacità distintive finalizzate a contrastare le autodichiarazioni mendaci che concorrono a erogare servizi in modo iniquo. Le informazioni in possesso da parte di alcuni settori dello Stato vanno raccolte, elaborate, organizzate ed utilizzate in modo automatico a favore dell'intero sistema di welfare”.
Diego Zardini e Alessia Rottahanno presentato un’interrogazione ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell’economia e delle finanze nella quale sottolineano che:
- “l'introduzione della Banca dati dei conti correnti e del nuovo Isee si muovono nella direzione di combattere il fenomeno della redistribuzione iniqua dei servizi a favore dei finti poveri, di sostenere l'erogazione dei benefici a favore delle persone che si trovano in condizioni disagiate e di non sprecare le scarse risorse dello Stato per finalità che non meritano alcuna attenzione;
- l'Inps, il quale è il maggior erogatore di prestazioni sociali rapportate al reddito personale e familiare, ha bisogno di verificare, tramite la predisposizione di apposite applicazioni informatiche che garantiscono la riservatezza dei dati e delle informazioni, la banca dati delle prestazioni sociali agevolate e la banca dati dei conti correnti al fine di rapportare l'importo delle prestazioni erogate alla situazione reddituale reale delle persone interessate ed eliminare sprechi ed iniquità”.
L’Inps nel definire le prestazioni effettua i controlli utilizzando l’anagrafe tributaria per i redditi assoggettabili all’Irpef. Per le prestazioni (assegno sociale, maggiorazioni sociali, prestazioni agli invalidi civili) il cui diritto dipende anche da altri redditi (redditi con ritenuta alla fonte a titolo d'imposta: interessi postali e bancari, interessi su titoli; ricoveri, con retta a parziale o totale carico di enti pubblici che incidono sull'importo dell'assegno sociale e sulle pensioni sociali) è impossibile per l’Inps verificare la veridicità delle autocertificazioni.
“Zardini e Rotta dichiarano nell’interrogazione che le persone richiedenti le prestazioni specificate, essendo a conoscenza di tale gap, non dichiarano nelle autocertificazioni le tipologie dei redditi e delle prestazioni non controllabili con la conseguenza che l'Inps eroga nel peggiore dei casi prestazioni illegittime e nel migliore dei casi prestazioni superiori all'importo che spetterebbe nel caso di dichiarazioni veritiere”.
Diego Zardini e Alessia Rotta sottolineano che “l'Inps, il quale è il maggior erogatore di prestazioni sociali rapportate al reddito personale e familiare, ha bisogno di verificare, tramite la predisposizione di apposite applicazioni informatiche che garantiscono la riservatezza dei dati e delle informazioni, la banca dati delle prestazioni sociali agevolate e la banca dati dei conti correnti al fine di rapportare l'importo delle prestazioni erogate alla situazione reddituale reale delle persone interessate ed eliminare sprechi ed iniquità. I richiedenti o titolari di assegno sociale e di maggiorazione sociale non sempre dichiarano all'Inps i redditi provenienti da un conto corrente e libretto di risparmio mentre per la Banca d'Italia il 90,1 per cento delle famiglie è titolare di un deposito bancario o postale ed il 70 per cento delle famiglie più povere ha un dossier aperto. I ricoveri con retta parziale o totale carico di enti pubblici che incidono sul livello dell'importo dell'assegno sociale e della pensione sociale possono anch'essi non essere dichiarati e controllati in quanto non sono presenti i dati e le informazioni relative a tali prestazioni”.
Per i motivi esposti i deputati Zardini e Rotta chiedono ai Ministri competenti di sapere:
- “se non ritengano necessario promuovere l'utilizzo degli strumenti previsti per l'Isee, banca dati dei conti correnti e banca dati delle prestazioni sociali agevolate, da parte dell'Inps con le modalità descritte in precedenza, nella definizione dell'assegno sociale, delle maggiorazioni sociali e delle prestazioni agli invalidi civili al fine di erogare i benefici nella misura giusta solo alle persone che si trovano in condizioni disagiate e di contrastare le autodichiarazioni non veritiere;
- se non reputino urgente istituire una revisione straordinaria da parte dell'Inps delle prestazioni sociali (assegno sociale, maggiorazioni sociali, prestazioni agli invalidi civili) in essere nel 2014, utilizzando la banca dati dei conti correnti e delle prestazioni sociali agevolate;
- se non ritengano necessario includere i ricoveri con retta a parziale o totale carico di enti pubblici nella banca dati delle prestazioni sociali agevolate e nella Tabella 1 del decreto 8 marzo 2013 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali”.

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domenica 9 marzo 2014

Al lavoro in bicicletta su Change.org.it

L’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto per recarsi al lavoro è un’abitudine da diffondere quanto più possibile nelle nostre città. Perché rende meno caotici i nostri centri urbani, alleggerisce il problema del traffico e dell’inquinamento. E, in un ambiente più sano, aiuta chi la utilizza a mantenersi in salute.
In Italia, tuttavia, non è sempre tutto facile per i lavoratori-ciclisti. Infatti la legislazione attuale consente il riconoscimento dell’infortunio in itinere e di conseguenza la corresponsione dell’indennizzo solo nei seguenti casi: assenza o insufficienza dei mezzi pubblici di trasporto; - non percorribilità a piedi del tragitto casa e lavoro e viceversa; - incidente avvenuto solo all’interno di piste ciclabili o di zone interdette al traffico.
Le condizioni sono talmente restrittive che disincentivano l’utilizzo della bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro in quanto solo in pochissimi casi viene riconosciuto l’infortunio in itinere e la relativa indennità, penalizzando proprio il mezzo che non inquina, non congestiona i centri abitati e non rappresenta quasi alcun pericolo per gli altri utenti della strada.
E’ chiaro che la legge va cambiata perché non risponde più alle esigenze sociali ed economiche di uno Stato moderno che pone attenzione:
- all’impatto ambientale (inquinamento acustico, atmosferico ed emissione del gas serra);
- ai costi legati alla mobilità urbana (benzina, ticket parcheggio);
- alla tutela della salute dei cittadini (aspettativa di vita più lunga, riduzione dello stress);
- alla riduzione del traffico sulle strade (decongestione del traffico, riduzione degli incidenti in itinere).
Per i motivi indicati Diego Zardini ha presentato una proposta di legge, sottoscritta da 30 deputati del PD, di Sel e di Scelta Civica, finalizzata a liberare dai condizionamenti normativi l’uso della bicicletta per recarsi al lavoro. Quindi, non più l’uso necessitato della bicicletta ma una tutela assicurativa da parte dell’Inail completa nei confronti dei lavoratori che usano la bicicletta nel percorso casa e lavoro e viceversa.
I deputati che hanno condiviso e sottoscritto la proposta di legge Zardini sono: GANDOLFI Paolo; ARLOTTI Tiziano; BONOMO Francesca; BRAGA Chiara; BRATTI Alessandro; CARRA Marco; CASELLATO Floriana; CENNI Susanna; CIVATI Giuseppe; COMINELLI Miriam; DAL MORO Gian Pietro; D'ARIENZO Vincenzo; DECARO Antonio; GADDA Maria Chiara; GUERINI Giuseppe; MAESTRI Patrizia; MANZI Irene; MAURI Matteo; MOGNATO Michele; MONTRONI Daniele; NARDUOLO Giulia; PELLEGRINO Serena; QUARTAPELLE PROCOPIO Lia; RAMPI Roberto; ROTTA Alessia; RUGHETTI Angelo; SANNA Giovanna; VELO Silvia; ZANIN Giorgio; ZAPPULLA Giuseppe.
La proposta di legge ha un ampio interesse generale perché pone attenzione nei confronti dell’ambiente, della salute dei cittadini, dei centri urbani e dei lavoratori. La prospettiva è quella di migliorare la qualità della vita delle persone e, quindi, delle città e del paese. Numerose sono le esperienze effettuate nelle città europee che hanno applicato alcune misure a favore delle biciclette con il risultato di ridurre l’uso individuale della macchina e l’emissione di gas con effetto serra, dimostrando così che l’uso sfrenato dell’automobile non garantisce la mobilità della collettività e la salute dei cittadini.
Non è sufficiente aver presentato la proposta di legge, la quale può anche non essere messa in calendario e discussa nella Commissione competente e nel Parlamento così come è avvenuto nella precedente legislatura. Occorre realizzare una grande mobilitazione a sostegno della proposta di legge affinché inizi al più presto l’iter parlamentare. A tal fine si segnalano le seguenti iniziative da sostenere:
- In Facebook è nata la pagina Al lavoro in bicicletta con l’adesione di circa 2.200 persone;
- In Change-org.it è stata lanciata la petizione Al lavoro in bicicletta da sottoscrivere;
- Sempre in  Change-org.it vi è una mozione rivolta ai consiglieri provinciali e comunali da presentare ed approvare nei rispettivi consigli.
I consiglieri provinciali e comunali possono trasmettere la delibera di approvazione al seguente indirizzo: lavoroinbicicletta@gmail.com oppure staff@bici-initinere.info
Abbiamo bisogno di tutta la vostra collaborazione affinché la proposta di legge venga discussa e approvata al più presto per l’importanza che riveste per il paese.

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mercoledì 5 marzo 2014

Verona: Tosi fino a quando?

Articolo di Lorenzo Dalai, capo gruppo PD in consiglio provinciale di Verona.
Il tema che in questi giorni sta dietro alle vicende dell'Amministrazione Comunale di Verona è molto chiaro, al di là di ogni ragionevole dubbio, cioè : fino a quando il Sindaco riuscirà a mantenersi in sella?
Per rispondere è utile fare un passo indietro. Torniamo al 2007, quando Tosi viene eletto con l'appoggio di una maggioranza eterogenea composta da PdL, Lega, UdC, Lista “Civica”intitolata a lui stesso, dove confluisce un po' di tutto...All'epoca la soluzione si rivela vincente e per cinque anni la maggioranza tiene, anche se con qualche problemino, come spesso capita. Finito il quinquennio, all'appuntamento elettorale il buon Flavio tenta l'en plein, fuori dai piedi il PdL, si appoggia solo su Lega Nord e Lista Tosi, inserendo in quest'ultima pezzi del PdL ed altro ancora, rendendo il mix ancora più eterogeneo (ne fanno parte cattolici conservatori, estremisti di destra, ex Forza Italia, neo fascisti di varia fede, integralisti lefebriani, senza famiglia, ecc.). la mossa è vincente e dovrebbe permettergli di governare la città in modo tranquillo, dal punto di vista della fedeltà dei sostenitori, e assolutamente positivo per la realizzazione del suo programma. Ha costruito un bunker politico!
A due anni dalla rielezione però cominciano ad emergere una serie di negatività : delle grandi opere promesse (riattivazione di Ca'del Bue, Filobus e Traforo delle Torricelle) non si vede neanche l'ombra, mentre cominciano ad emergere aspetti allucinanti di sette anni di gestione di potere assoluto.
I fatti sono noti, inchieste, arresti, querele preventive e non a spese dei cittadini e quasi sempre archiviate), articoli giornalistici poco lusinghieri, servizi in televisione che evidenziano un modus operandi alquanto opaco.
Nel frattempo il Sindaco tenta di portarsi alla ribalta nazionale con iniziative strampalate, come la sua Fondazione, ma da Montebello in direzione est nessuno lo ama, dopo le purghe attuate come Segretario Veneto della Lega Nord, ad ovest è tollerato, a sud del Po è praticamente uno sconosciuto!
Allora è finito? Si dimetterà a giorni?
Se la compagine della Giunta fosse quella del primo mandato, Tosi sarebbe già stato sfiduciato, ma oggi ha Assessori, Consiglieri Comunali ed Amministratori che gli devono TUTTO; senza di lui ritornerebbero nell'anonimato e qualcuno dovrebbe persino cercarsi un lavoro. Perciò manterranno fede ad un patto di sangue che non ha alternative.
Allora il Sindaco resta saldo in sella?
Di norma quando i rovesci politici e giudiziari diventano incalzanti, come per le navi che cominciano ad imbarcare acqua, iniziano i pensieri di come provvedere al proprio salvataggio; sono convinto che a giorni inizierà, ci sarà qualche distinguo, qualcuno si autodenuncerà come beneficiario di trattamenti non congrui, sperando così di auto-tutelarsi, altri, se già non l'hanno fatto, cercheranno abboccamenti con le forze politiche che lo spoil system tosiano aveva estromesso.
Certo perché questo si avveri l'azione delle opposizioni dovrà essere costante, capace di informare al meglio i cittadini veronesi, dovranno emergere tutte le modalità che finora sono restate in penombra, assunzioni nepotistiche e irregolari, malversazioni, opacità varie.
L’obiettivo è quello di ricostruire il futuro di Verona con i cittadini veronesi che deve essere edificato su alcuni fattori strategici che Tosi non ha considerato per nulla: - Trasparenza totale; - Conoscenza e competenze; - Valutazione.
Finirà così una breve parentesi in termini temporali, resteranno macerie che avranno bisogno di anni e di grandi energie e capacità per essere smaltite.
#VeronanonèTosi

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Verona: sistema delle nomine

Michele Bertucco, capo gruppo PD in Consiglio Comunale di Verona, interviene sulle nomine nelle società partecipate del comune di Verona. “Le inchieste giudiziarie, afferma Michele Bertucco, sulla parentopoli veronese e le indagini giornalistiche su competenze e professionalità dei rappresentanti del Comune in enti e aziende partecipati suggeriscono chiaramente che il sistema delle nomine comunali va riformato in profondità perché non assicura professionalità, trasparenza né responsabilità politica. Al criterio dell'incarico fiduciario, tanto caro al Sindaco fin dai tempi dello spoil system del 2007 quando rivendicò il diritto di piazzare ovunque uomini e donne di propria fiducia, va sostituito un criterio di trasparenza con pubblicizzazione preventiva dei curriculum come ha cercato di fare il Pd quando è stato chiamato a indicare le proprie preferenze per le nomine di spettanza della minoranza. Solo la trasparenza può consentire di superare il sistema-Tosi, basato unicamente sulla fedeltà personale al leader di turno il quale però si svincola da ogni responsabilità politica quando i propri prediletti sbagliano”.
Occorre riformare il vecchio regolamento che disciplina le nomine ( approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 7 del 20 luglio 1994 e modificato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 95 del 28 novembre 2007), il quale prevede l'impossibilità dei cittadini in possesso dei requisiti richiesti di presentare la propria candidatura ed ai solo consiglieri comunali ed assessori il diritto di proporre le candidature.
L'attuale regolamento sancisce la lottizzazione di potere tra maggioranza e opposizione e l’impossibilità di presentare candidature indipendenti dal sistema dei partiti che si basino unicamente sulla conoscenza e sulle competenze. Infatti, il regolamento prevede:
- art. 1, comma 4: “Possono presentare candidature:
a) i componenti del Consiglio Comunale e gli Assessori;
b) gli Ordini professionali, limitatamente agli iscritti nei rispettivi Albi, e il Rettorato dell’Università di Verona;
c) le associazioni sindacali, professionali e di categoria aventi sede o delegazioni a Verona”.
La lettera b) e c) di fatto non si è mai verificata.
- art. 3, comma 1: “Qualora i componenti di nomina del Sindaco nelle aziende speciali, nelle istituzioni e negli organismi associativi risultino previsti in numero superiore a tre per cui è necessario assicurare la presenza di rappresentanti della minoranza, ai sensi dell’art. 63 dello Statuto comunale, tali rappresentanti devono essere scelti con le modalità previste dal presente provvedimento solamente tra i candidati proposti dai consiglieri comunali appartenenti ai gruppi consiliari della minoranza”.
La proposta di regolamento dovrà prevedere:
- una commissione di esperti indipendenti che valuti la conoscenza e le competenze dei candidati;
- un colloquio pubblico per i candidati, così come avviene negli Stati Uniti, per dare loro la possibilità di presentazione ed alla commissione di conoscere le potenzialità dei candidati. Il colloquio pubblico serve inoltre a scoraggiare la presentazione di candidature da parte di coloro che non posseggono i requisiti di conoscenza e competenza necessari per lo svolgimento dell’incarico;
- il processo di selezione dei candidati deve essere trasparente con la pubblicazione dei curriculum vitae e delle valutazioni della commissione di esperti.
Il Partito Democratico in occasione delle ultime nomine ha cercato di realizzare un sistema per le nomine che prevedeva la presentazione della candidatura e la trasparenza dei curriculum vitae. Un primo passo che è stato offuscato dalla nomina di una commissione per la valutazione delle candidature formata interamente da esponenti politici e non da esperti. Anche in questo caso ha prevalso l’appartenenza politica ad un partito o meglio l’appartenenza ad una corrente.
Il Partito Democratico dovrebbe domandarsi a cosa è servita la nomina di propri rappresentanti? Quali benefici la città ha ricevuto da tali nomine? Non sarebbe stato meglio non proporre alcuna candidatura?
Partecipando alle nomine, anche se indirettamente, il Pd ha accettato di fatto un sistema di selezione clientelare e di basso profilo aggravato dalle scelte del sindaco Tosi, accontentandosi delle briciole e non incidendo per nulla sulla gestione e sulla trasparenza delle società partecipate.
L’esempio eclatante è rappresentato dalla candidatura Zaninelli a direttore di Atv. Il processo di selezione di Atv è finalizzato alla scelta di Zaninelli non considerando le conoscenze ed il fatto che lo stesso Zaninelli è indagato dalla magistratura. Con queste regole tutte Tosiniane non si può scendere a patti ed a compromessi perché ne va della credibilità del PD.
Se non cambiano le regole (processo di selezione e valutazione serio e responsabile) occorre rimanere fuori dalle nomine e non sporcarsi le mani entrando in un sistema che non consente di progettare ed avviare un cambiamento radicale nella gestione della cosa pubblica.
Sono soddisfatto perché oggi, all’indomani delle inchieste giudiziarie veronesi, tutti parlano di trasparenza (non vorrei che fosse una moda). Occorre ricordare l'esperienza di Entitrasparenti che ha alimentato un dibattito positivo nel PD. La trasparenza è importante nell’economia, nel sistema dei partiti e nelle PA non praticarla significa tradire i cittadini, non affrontare in modo produttivo la crisi dei rapporti tra i cittadini e le istituzioni ed il sistema politico e dare copertura a tutti coloro che navigano nell’opacità per interessi personali che non possono essere messi a nudo e di cui Verona sta pagando un prezzo troppo alto.

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sabato 1 marzo 2014

Verona: l’opacità delle scelte

Quando viene reclutato il personale ed i dirigenti di una azienda occorre stabilire a priori un processo di selezione che richieda conoscenze (titoli di studio, master, specializzazioni e altro) e verifichi le competenze (competenze acquisite durante lo svolgimento delle attività lavorative). Ai titoli posseduti viene dato un punteggio. Inoltre viene sostenuto un colloquio per approfondire il valore degli aspiranti all’incarico rispetto al curriculum vitae, alla qualifica da ricoprire ed al ruolo da svolgere nel settore in cui si colloca l’azienda.
Il processo di valutazione per essere efficace viene gestito da una commissione di esperti e non soggetta alle valutazioni da parte degli organi comunali o delle società partecipate o controllate, le quali sono spesso condizionate da pressioni ed interferenze finalizzate a scegliere il candidato a prescindere dai requisiti posseduti.
Il processo di selezione e valutazione oggettivo ed efficace è assente nel comune di Verona e nelle società controllate sia per il reclutamento dei lavoratori dipendenti sia per la scelta degli amministratori delle società.
Oggi Tosi asserisce che per essere ottimi candidati non bisogna possedere la laurea e gli altri titoli che confermano la conoscenza e gli studi effettuati dai candidati. Ritengo che oltre alla conoscenza i candidati devono possedere le competenze per svolgere il lavoro oggetto del bando. Inoltre, si ritiene che occorra possedere un’altra qualità collegata alle prime due: l’indipendenza e l’autonomia rispetto alla politica perché i condizionamenti influiscono negativamente sulle scelte giuste e strategiche che le persone devono effettuare nell’interesse della città.
Purtroppo il sistema Tosi non prevede delle regole oggettive per la scelta delle persone, le quali vengono adattate e sottoposte alle esigenze politiche. Vedi il bando di concorso effettuato per il posto di direttore di Atv. Qualunque azienda avrebbe richiesto come minimo la laurea in Ingegneria e non qualunque laurea come per esempio quella triennale posseduta dal candidato Zaninelli.
Quella di Tosi e degli organi di Atv sono una testimonianza pessima per i giovani che studiano per creare il loro futuro in quanto testimoniano che non occorre allargare le proprie conoscenze e competenze ma avere un amico al posto giusto e nel momento giusto. Tali comportamenti sono diseducativi perché ribaltano i valori della società, la quale si deve fondare sull’onesta e non sulle furbizie e sulla partecipazione al mondo del lavoro in base alla conoscenza ed alle competenze. Tale metodo non produce effetti positivi per la società veronese, la quale anziché essere beneficiaria di una gestione efficiente dei servizi è strumentalizzata dalle scelte effettuate dalla Giunta Tosi, la quale utilizza le risorse finanziarie delle società partecipate per coprire la cattiva gestione del comune. Tali risorse andrebbero utilizzate per rendere le società controllate più competitive con investimenti adeguati, per ridurre gli oneri finanziari relativi all’indebitamento ed per diminuire le tariffe dei servizi.
Nel comune di Verona non vi è un’adeguata trasparenza in coerenza alle disposizioni dettate dal D. Lgs. n. 33 del 2013. Si naviga nel torbido e nella opacità e, pertanto, i cittadini non conoscono quello che avviene e non possono intervenire.
Occorre un grande impegno per fare emergere in modo chiaro ed inequivocabile le manovre e le scelte occulte di questa amministrazione. La trasparenza è il primo obiettivo da realizzare ricorrendo anche agli organi titolari del controllo sull’applicazione del D. Lgs. n. 33/2013.
Purtroppo nel nostro paese gli imbrogli ed il malaffare emergono solo nel caso in cui intervengono gli organi giudiziari. La trasparenza viene rispettata dal punto di vista formale e non sostanziale. Questo è un limite che bisogna rimuovere al più presto con l’impegno delle forze politiche democratiche e costituzionali. A Verona un grande lavoro in tal senso è stato svolto dal Partito Democratico che con i suoi consiglieri comunali ed il suo capo gruppo, Michele Bertucco, hanno faticosamente fatto emergere le contraddizioni e le scelte di potere contro la città effettuate dalla Giunta Tosi.

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