venerdì 30 maggio 2014

Al lavoro in bicicletta: aumentano i consensi alla proposta Zardini

Aumentano i consensi degli enti locali alla proposta di legge di Diego Zardini, primo firmatario, e di altri 30 deputati che si propone di riconoscere l’infortunio in itinere a coloro che si recano al lavoro in bicicletta nel percorso di andata e ritorno.
Il consiglio provinciale di Verona nell’ultima seduta ha approvato la mozione a sostegno dell’iniziativa legislativa di Diego Zardini su proposta del capo gruppo del PD Lorenzo Dalai finalizzata ad eliminare l’uso necessitato della bicicletta per recarsi al lavoro.
La normativa attuale non riconosce in modo completo la bicicletta quale mezzo di trasporto, costringendo i ciclisti vittime di incidenti stradali nel tragitto tra casa e lavoro ad una laboriosa e sostanzialmente inutile trafila burocratica per il riconoscimento di questo diritto. Tale condizione di sostanziale discriminazione permane malgrado gli sforzi dell'Inail ad interpretare in senso estensivo le norme. Per cambiare la situazione di fatto occorre che la proposta di legge di cui è proponente il deputato veronese Diego Zardini assieme ad altri 30 colleghi, appartenenti all'Intergruppo parlamentare Mobilità sostenibile - Mobilità Nuova, venga approvata dal Parlamento. Zardini e gli altri parlamentari si sono mobilitati nei territori per costruire un vasto consenso a sostegno della proposta di legge.
“Questo atto chiude idealmente e nel migliore dei modi la mia esperienza in questo ente”, dichiara Lorenzo Dalai. “La mozione approvata in Consiglio Provinciale, conclude Lorenzo Dalai, non ha un effetto esecutivo cogente, ma è comunque un atto di indirizzo che serve a tenere alta l'attenzione su di un tema che è paradossale: chi va’ al lavoro in bicicletta anziché essere premiato, viene discriminato. Infatti chi alleggerisce il problema del traffico, contribuisce a migliorare la qualità dell'aria e così facendo contribuisce anche alla propria salute, rischia di non essere tutelato, dal punto di vista assicurativo, nel caso di infortunio in occasione dei trasferimenti verso e dal luogo di lavoro. L'iniziativa dell'On. Diego zardini servirà così a cancellare questa vistosa discrepanza legislativa e ad incentivare l'uso delle due ruote”.
Hanno provveduto ad approvare la mozione anche i comuni di Bovolone su iniziativa dei consiglieri comunali Cunico Agostino e Giuliano Pieropan e di Castel d’Azzano su proposta del consigliere comunale Sara Annechini.
“La mozione a sostegno della proposta di legge Zardini, afferma Sara Annechini, è stata approvata all'unanimità dal Consiglio Comunale, come del resto era prevedibile visti i contenuti assolutamente condivisibili dell'iniziativa. Come giurista e come cittadina di un paese particolarmente in sofferenza per il traffico veicolare, non posso che essere soddisfatta e ringraziare l'On. Zardini e gli altri deputati per le energie che hanno messo in campo per migliorare le regole esistenti sull'infortunio in itinere e sostenere la mobilità con mezzi ecologici come la bicicletta. Non posso che esortarli a continuare a sviluppare proposte di questo tipo, proseguendo il dialogo iniziato con la FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta)”.
Il consigliere comunale di Verona Damiano Fermo ha presentato la mozione, sottoscritta da tutti i consiglieri comunali del PD, finalizzata alla condivisione e sostegno della proposta di legge Zardini dalla cui approvazione dipende il miglioramento dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Il deputato veronese Diego Zardini “ringrazia tutti coloro che hanno espresso solidarietà e sostegno alla proposta di legge ed invita a continuare nell’impegno affinché il disegno di legge venga discusso ed approvato dalla Commissione competente e dal Parlamento al più presto”.
Si indicano i link utili per sostenere la proposta di legge:
Gruppo in Facebook Al lavoro in bicicletta
Petizione da sottoscrivere in ChangeOrg 
Mozione da approvare nei consigli comunali, provinciali e regionali
Si indicano le slide http://www.slideee.com/slide/al-lavoro-in

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PD: partito della nazione

Articolo di Alfredo Reichlin pubblicato su l'Unità il 28 maggio 2014
Non c’è nessuna esagerazione nel dire che il risultato del 25 maggio è un evento di grande portata che oltrepassa i limiti della cronaca politica. Esso fa molto riflettere su questo passaggio cruciale della vicenda italiana ed europea. Ci obbliga finalmente ad alzare il livello del dibattito politico e culturale uscendo da un pesante clima di sfiducia, dalla stupidità delle risse televisive e da quel micidiale senso di rassegnazione secondo cui la politica è solo un gioco di potere per cui le idee non servono a niente.
Non è vero. Il voto ci dice un’altra cosa, rivela la vitalità di un Paese che non si rassegna ma soprattutto rende molto chiara la grandezza della posta in gioco.
Ragioniamo un momento: che cos’è un voto che in certe zone, soprattutto le più avanzate, supera il 40 per cento e si avvicina alla maggioranza assoluta? Di questo si è trattato. Di qualcosa che va oltre il voto per un determinato partito ma che non può nemmeno essere assimilato a certi plebisciti per un uomo solo al comando. A me è sembrato il voto per una forza che è apparsa agli occhi di tanti italiani (anche non di sinistra) come un argine, una garanzia. Contro che cosa? Ecco ciò che ha commosso e colpito un vecchio militante della sinistra come io sono. L’aver sentito che il Partito democratico veniva percepito come la garanzia che il Paese resti in piedi, che non si sfasci, che abbia la forza e la possibilità di cambiare se stesso cambiando il mondo.
Un Paese che si europeizza ponendosi il grande compito di cambiare l’Europa.
Si è trattato di una parola d’ordine molto alta e molto difficile che è gran merito di Renzi aver posto con tanta semplicità e chiarezza. Una scelta molto grossa, davvero cruciale. Non restare sulla difensiva e respingere l’assalto sovversivo contro l’organismo nazionale e contro uno Stato (sia pure pessimo) ma che rappresenta tuttora un «ordine» (leggi, istituzioni, rapporti internazionali) che non può essere travolto da una folla inferocita senza finire nel nulla e senza travolgere gli interessi anche immediati dei lavoratori.
Grillo rappresentava questa minaccia. La protesta va capita e rispettata ma quella di Grillo non era solo un movimento antieuropeo di protesta come quella di tanti altri Paesi. Non era nemmeno come la signora Le Pen (il peggio di quella vecchia cosa che è lo sciovinismo francese). Esprimeva un oscuro sentimento di odio per la democrazia che in Italia ha radici profonde, il rifiuto dell’ordine civile, la rabbia contro tutto e tutti. Era un attentato allo stare insieme pacifico degli italiani.
Io ho sentito molto questa minaccia, forse perché sento molto la fragilità dello Stato e ormai anche della nazione italiana. Sentivo che se Grillo si permetteva questo modo di essere e di parlare non era per caso. Era perché la crisi italiana era giunta a un punto estremo. Non era solo una crisi economica e sociale. Era diventata una crisi morale, di tenuta della democrazia repubblicana e parlamentare. Questo era il tema delle elezioni. E qui io ho misurato il grande merito di Matteo Renzi. Non è vero che faceva il gioco di Grillo scendendo sul suo terreno, come qualcuno mi diceva. Egli ha avuto l’intelligenza e la forza di affrontare quella che non era affatto una sfida sui «media» e nel salotto di Vespa. Era il dilemma reale tra speranza o sfascio. Certo, ha contato moltissimo anche la singolare figura di quest’uomo di cui non spetta a me fare l’elogio. Dico però che il suo straordinario successo personale non è separabile dal fatto che Renzi si è presentato come il segretario di quel «partito della nazione» di cui discutemmo a lungo ma senza successo anni fa con Pietro Scoppola al momento della fondazione del Pd.
Il problema di adesso è che allo straordinario successo deve corrispondere la consapevolezza delle responsabilità enormi che pesano sul Pd e in particolare sulle spalle di Renzi il quale - tra l’altro - è diventato, di fatto, il leader della sinistra europea. Renzi lo sa. Egli stesso ha detto che adesso non ci sono più alibi per non fare le riforme. Ma bisogna smetterla con la vergogna di chiamare «riforme» l’austerità e il massacro dei diritti del lavoro. È il modo di essere della società italiana che va messa su nuove basi, anche sociali. Si tratta davvero di dar vita a un «nuovo inizio». So benissimo che i margini sono strettissimi e certi vincoli vanno rispettati. Ma un nuovo inizio (lo dico anche a certi amici del Partito democratico) è reso necessario dal fatto che è finita l’epoca dell’economia del debito e del mercato senza regole. Anche per l’Europa.
Il cuore della questione sta qui, sta nel fatto che la partita, oggi, si deve giocare attorno alla capacità dei sistemi socio-economici di integrare la crescita economica con un nuovo sviluppo sociale e umano. Io penso che sta qui il banco di prova dei nuovi dirigenti del Pd. Sta nella necessità di costruire un partito e non solo una organizzazione elettorale, un partito-società, un luogo dove si forma una nuova classe dirigente e dove si possa elaborare un disegno etico e ideale. Senza di che ce le scordiamo le riforme.
Io ho vissuto la catastrofe dell’8 settembre del 1943. Ho visto come allora un gruppo di politici giovani (meno di 40 anni) si rivolsero a un popolo che allora era ridotto a una massa di profughi in fuga dalla guerra e dal collasso dello Stato. Quei giovani riuscirono a unire quel popolo sotto grandi bandiere, bandiere politiche e ideali, non tecnocratiche. So bene che tutto è cambiato da allora. Ma l’Italia di oggi è ancora uno dei Paesi più ricchi del mondo e al governo ci siamo noi. Non basta sostenere il governo in Parlamento.
Occorre spingerlo verso nuove scelte di fondo partendo dal paese, dai bisogni e dalle sofferenze della gente. La prudenza, il realismo vanno benissimo, sono virtù che servono anche nelle situazioni «eccezionali». Ma non bastano. L’Italia è in un pericoloso stato di «eccezione». Il voto di domenica è consolante ma esso ci chiede un messaggio forte che dia un senso ai sacrifici e al rigore. Stiamo attenti. La crisi sta intaccando il tessuto stesso della nazione, e io uso questa grande parola quale è «nazione» perché è di questo che si tratta. Non solo dell’economia e nemmeno solo delle Istituzioni. Si tratta di un oscuramento delle ragioni dello stare insieme. Sono troppi, non solo tra i giovani, quelli che vogliono andare a vivere all’estero.
È una crisi «morale», di sfiducia nel Paese, aggravata dalla latitanza delle elite e dalla pochezza delle classi dirigenti politiche. Tutta la questione del Pd e di chi lo guiderà ruota intorno alla capacità o meno di dare una risposta a una crisi di questa gravita.

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giovedì 22 maggio 2014

Matteo Renzi scrive agli elettori

Gentile amica, caro amico,
meno di sei mesi fa le primarie del Partito Democratico mi hanno consegnato il compito di guidare la nostra comunità. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, sia nella vita del PD che in quella del Governo.
Oggi l'Italia prova a ripartire concretamente con misure di sostegno al ceto medio come gli 80 euro mensili, con la diminuzione del 10% dell'Irap per le aziende, con un decreto occupazione che ha consentito di salvare migliaia di posti di lavoro a cominciare da Electrolux, con un investimento senza precedenti sulle scuole con circa diecimila cantieri che partiranno nella pausa estiva.
Dall'agricoltura al volontariato, dalla cultura alla pubblica amministrazione, dal fisco alla giustizia i progetti del Governo sono pronti, nel rispetto dei tempi previsti. E le riforme istituzionali e costituzionali stanno marciando: legge elettorale approvata alla Camera, testo base del Senato adottato in commissione, riforma delle province conclusa. Non è un caso che il prossimo 25 maggio non voteremo più per le province. Migliaia di politici in meno, grazie all'azione del PD.
L'elenco potrebbe continuare e spaziare dalla vendita delle auto blu fino alle grandi questioni internazionali, dalla nomina di Raffaele Cantone alla autorità contro la corruzione alla scelta di aprire gli archivi su alcune delle pagine più oscure della nostra storia, dall'Italicus a Piazza Bologna. Dal tetto alla retribuzione degli alti dirigenti di stato fino al recupero dell'evasione sono molti i risultati che in 80 giorni abbiamo iniziato a ottenere. E tutto ciò che vorrete condividere come idee suggerimenti o critiche è per me prezioso: matteo@governo.it
Ma vi scrivo perché il 25 maggio anche se non si vota per le provinciali, si vota per le europee. Anche per le comunali in alcuni casi. Per le Europee dovunque. Il passaggio del 25 maggio è dunque fondamentale.
Noi non dobbiamo uscire dall'Euro, ma al contrario entrare in Europa. L'Italia può e deve contare in Europa e non andare lì a farsi prendere in giro. Essere la locomotiva, non lo zimbello. Le politiche di immigrazione, sul lavoro non solo giovanile, sulle infrastrutture e le nuove tecnologie si decidono anche e soprattutto a Bruxelles. Dobbiamo incidere nelle scelte e conta chi governa, non chi urla. Conta chi realizza, non chi protesta.
Ora siamo alla stretta decisiva. I dati delle ultime ore sono straordinariamente incoraggianti. I sondaggi sono ottimi, le piazze piene di speranza, il clima decisamente positivo. Abbiamo la possibilità di rappresentare la prima delegazione dentro il gruppo del centrosinistra europeo. E questo consentirebbe di dare autorevolezza all'Italia per cambiare verso anche alle politiche europee.
Abbiamo bisogno del tuo aiuto, però. Noi non siamo proprietà privata di una persona, come altri. Noi apparteniamo a chi ci vota. E con il tuo voto alle primarie mi hai dato e ci hai dato una responsabilità. Tocca a noi, a tutti noi. Non ci salva uno da solo. Ci salviamo tutti insieme.
Per questo motivo ti chiedo di andare a votare per il PD domenica prossima. Ma ti chiedo anche di fare un gesto politico, un atto civico: convinci anche un'altra persona. Uno di quelli che vorrebbe astenersi, uno di quelli che magari è deluso dalle promesse non mantenute di Beppe Grillo o impaurito dai toni di questi ultimi giorni, uno di quelli che in passato stava con Berlusconi e ora non ci crede più, uno di quelli che era deluso dalla sinistra e ha visto nelle misure del governo segni concreti di giustizia sociale che da tempo non si vedevano. Una sola persona. Ti chiedo il tuo voto. E chiedo di portare con te al seggio un amico, un collega di lavoro, un conoscente, un condomino, un vecchio avversario politico.
Se davvero credi che l'Europa debba cambiare e che possa farlo grazie all'Italia, dacci una mano.
Uno per uno riprendiamoci la bella politica, quella fatta con passione e onestà.
Uno per uno riprendiamoci la speranza, contro gli insulti di chi scommette per il fallimento dell'Italia.
Uno per uno riprendiamoci la fiducia.
In questi ultimi giorni sto firmando molti accordi per investimenti italiani e stranieri nel nostro Paese: sono posti di lavoro che stanno ripartendo. Non buttiamo via questa occasione. Uno per uno, sono sicuro ce la faremo.
Buon lavoro, grazie
Matteo Renzi

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domenica 18 maggio 2014

Dalla CiVIT all’Anac

Subito dopo l’emanazione del D. Lgs. n. 150/2009 è stata istituita la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT), alla quale sono state assegnate le funzioni previste dall’art. 13, comma 5, del medesimo decreto.
Alla CiVIT non sono stati assegnati poteri sul piano repressivo. Infatti, non può comminare sanzioni, non può effettuare controlli a campione ed indagini ispettive.
L’assenza di controlli a campione sul campo e l’impossibilità di stabilire sanzioni a carico delle PA inadempienti ha reso l’attività della CiVIT non incisiva e limitata ad un controllo formale degli atti e documenti trasmessi dalle PA. Inoltre, l’area delle autonomie locali (comuni, regioni e strutture del servizio sanitario nazionale), la quale non rientra nelle attività della CiVIT, dipende dalla “intesa tra la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’Anci, l’Upi e la Commissione” che definiscono “i protocolli di collaborazione per la realizzazione delle attività di cui ai commi 5, 6 e 8”. Questa ultima disposizione non ha funzionato per nulla perché si è limitata ad offrire alle autonomie locali delle line guida in assenza di qualsiasi tipo di sostegno e di controllo sull’attuazione dei contenuti del Decreto. Occorre ricordare che tra la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e la CiVIT non è stata sottoscritta alcune intesa e che l’Anci attraverso un proprio progetto “Performance e Merito” ha assistito i comuni aderenti all’iniziativa.
In un articolo di Enrico Marro, pubblicato sul Corriere della Sera del 24 marzo 2014, sottolinea che i dirigenti delle PA hanno conseguito per il 2012 il premio intero (parte variabile dello stipendio) per aver conseguito gli obiettivi strategici programmati e rendicontati dalle stesse PA. Questa notizia si rileva dalla “Relazione sulla performance delle amministrazioni centrali2012” redatta dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche) nel mese di febbraio 2014. Tale risultato è in contrasto con la percezione dei cittadini sull’efficienza ed efficacia dell’azione delle PA. Pertanto, assistiamo ad un paradosso rappresentato dalla scarsa fiducia dei cittadini e delle imprese nei confronti delle PA e dall’assegnazione dei premi ai dirigenti per aver conseguito gli obiettivi (riduzione della spesa, digitalizzazione dei processi, qualità dei servizi, trasparenza della performance, miglioramento organizzativo).
Ritengo che i piani delle PA non sono credibili e rapportati alle risorse umane e non e che gli obiettivi programmati sono stati stabiliti per essere conseguiti. Bisogna anche dire che i piani delle PA non sono controllati e, pertanto, non sono credibili e gli obiettivi sono predisposti per essere facilmente raggiungibili. Inoltre, si rileva che la Relazione dell’Anac è stata presentata dopo più di un anno dalla chiusura dell’esercizio 2012 e, quindi, senza poter intervenire per correggere gli errori o gli scostamenti sull’esercizio 2013.
Con l’entrata in vigore della legge del 30 ottobre 2013, n. 125, di conversione del decreto legge del 31 agosto 2013, n. 101, recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, la Commissione ha assunto la denominazione di Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (Anac). L’autorità è composta dal presidente e da quattro componenti e mantiene le sue competenze in materia di valutazione e trasparenza delle amministrazioni pubbliche.
A questo nuovo equilibrio, il quale si è affermato con le nuove disposizioni di legge, occorre fare delle osservazioni al fine di rendere produttive le attività dell’Anac.
Considerato che l’Italia rappresenta il 50% della corruzione in Europa che secondo l’Unione Europea ammonta a 120 miliardi, si è ritenuta necessaria e urgente la scelta di costituire l’Autorità anticorruzione in quanto la corruzione condiziona pesantemente la crescita economica.
Le competenze dell’Anac sono diventate molto ampie e non facilmente espletabili con efficacia.
Per rendere efficace l’attività dell’autorità occorre lasciare all’Anac le competenze relative all’anticorruzione ed alla trasparenza e liberarla dalle altre attività. Pertanto, si ritiene utile ed efficace costituire un’altra autorità alla quale assegnare le funzioni relative alla misurazione, valutazione e trasparenza della performance.
Inoltre, occorre far entrare nel gioco le autonomie locali attraverso delle norme obbligatorie, stabilite d’intesa con le diverse associazioni, al fine di realizzare il sistema di misurazione e valutazione della performance che dovrà essere trasparente e comprensibile dai cittadini, la costituzione dell’Organismo indipendente di valutazione e l’introduzione degli indicatori di performance.
Si ritiene necessario stabilire a livello centrale degli indicatori di qualità e quantità dei servizi erogati da parte dei comuni, i quali potranno essere classificati per popolazione, delle regioni e del servizio sanitario nazionale al fine di realizzare il benchmarking tra i diversi enti ed iniziare un percorso di miglioramento continuo.
Il quadro normativo va rivisitato al fine di affidare alle autorità i poteri necessari per effettuare i controlli a campione ed indagini ispettive e comminare sanzioni nei casi in cui i contenuti delle direttive non sono rispettate ed applicate concretamente.
Il decreto Brunetta ha lasciato ampi spazi di disimpegno e di adozione formale dei contenuti in assenza di una implementazione operativa.
La nomina di Raffele Cantone a presidente dell’Anac, proposta dal Governo ed approvata all’unanimità dalla commissione competente, e le condizioni poste dallo stesso, condivise dal Governo, lasciano ben sperare in una prospettiva positiva di lotta alla corruzione.
Vi è, inoltre, un altro fattore da utilizzare e realizzare: la trasparenza. L’indice di Trasparency International posiziona l’Italia al 72° posto su 174 paesi. L’opacità e la bassa trasparenza condiziona lo sviluppo del paese.
Occorre far presto per uscire al più presto dal tunnel della crisi. La velocità delle riforme è molto importante.

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sabato 17 maggio 2014

Alessandra Moretti sbugiarda i 5 stelle

Intervista a Alessandra Moretti pubblicata su l’Unità il 17 maggio 2014
Mentre macina chilometri per racimolare voti nel Nordest, «circa 800 al giorno», Alessandra Moretti non stacca gli occhi dai social network. Dove si è ormai scatenato un corpo a corpo con i grillini, dai piccoli leader come Luigi Di Maio a orde di militanti che le rovesciano addosso hashtag come #Morettibugiarda e insulti vari «spesso a sfondo sessista».
Perchè ha deciso di intraprendere questa lotta con i troll a 5 stelle?
«La trasparenza o è una pratica costante oppure è solo uno spot elettorale. Io ho deciso di rendicontare i costi della mia campagna elettorale non alla fine come fanno i Cinque stelle, ma di farlo in tempo reale. Mentre i deputati M5s hanno bloccato la rendicontazione a dicembre del 2013, i bilanci del gruppo non mi risulta siano pubblici come non è pubblico il bilancio del movimento. Si tratta di risorse gestite per statuto da Grillo, da suo nipote e dal suo commercialista».
E' sicura che sia utile sfidare i grillini sul terreno dei costi della politica?
«Il Pd è l’unico partito che da anni ha un bilancio certificato da una società esterna. Non accettiamo da lezioni da chi come Grillo non pubblica i bilanci del suo partito. E a Di Maio rispondo che il nostro bilancio del 2013 è ancora in fase di approvazione e sarà pubblico ai luglio, nei tempi previsti dalla legge».
Loro però hanno rinunciato ai finanziamenti pubblici ...
«A mio parere il M5S non aveva comunque diritto ai rimborsi elettorali, visto che lo statuto non risponde ai requisiti di democrazia interna previsti dalla legge. E comunque il Pd ha proposto e votato la fine dei rimborsi elettorali, il M5S ha votato no».
Nelle sue iniziative in campagna elettorale questo tema dei costi è molto sentito?
«La gente chiede che in un momento di crisi come questo la politica sia sobria e dia il buon esempio, tagliando i privilegi e risolvendo con urgenza i problemi del Paese, come questo governo sta facendo».
Che giudizio dà del voto per l'arresto del deputato Pd Genovese?
«Ricordo che nella votazione noi eravamo presenti oltre l’80%, i grillini assai meno. Siamo sempre stati rispettosi della magistratura, oggi chiediamo che si faccia luce rapidamente. Non si può accettare che vicende come questa pregiudichino l’immagine di una politica che sta cambiando: noi rappresentiamo una nuova classe dirigente che non ha responsabilità sul passato».
Lei è stata portavoce delle primarie di Bersani. Ora è diventata una front-woman del PD renziano ...
«Facciamo tutti parte dello stesso partito, e non vorrei che qualcuno lo dimenticasse per difendere vecchie correnti. Alle ultime primarie ho votato Cuperlo, e dunque penso di poter dire credibilmente che questo governo sta dando segnali di sinistra, attaccando sacche di privilegio e facendo una seria operazione di redistribuzione della ricchezza».
E il decreto lavoro?
«Ne do un giudizio positivo. Raccoglie le istanze delle imprese e dei lavoratori, con la semplificazione dei contratti termine favorisce l’accesso dei giovani al mondo del lavoro garantendo una contribuzione adeguata e la tutela della maternità».
Perchè ha scelto di candidarsi alle europee?
«Mi è stata proposta la candidatura dal segretario Renzi e io ho ritenuto di mettermi a disposizione. Ho apprezzato l’idea di mettere in prima linea una nuova generazione. Per me è importante misurarmi con la sfida delle preferenze: lo sto facendo cercando si stringere un contatto diretto con i cittadini. Ho già fatto oltre 8mila chilometri, 110 iniziative in 80 Comuni. Alla fine il mio budget sarà intorno ai 50mila euro».
Percepisce in questa campagna un sentimento antieuropeo?
«Per troppo tempo l’Europa è stata percepita come distante e burocratica. La vera sfida è cambiare l’agenda europea degli ultimi anni, riaccendere nei cittadini una speranza di cambiamento anche verso Bruxelles».
Di solito però alle europee prevalgono motivazioni di voto di tipo nazionale...
«Sono due temi connessi. Questo è un voto fondamentale per non arrestare il cambiamento in atto in Italia, ma anche per cambiare l’Europa. E voglio ricordare che il M5S, isolato da tutte le famiglie europee, non conterà nulla nel nuovo Europarlamento».

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giovedì 8 maggio 2014

Diego Zardini: causa di servizio per i dipendenti pubblici

L'articolo 6 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ha disposto l'abrogazione degli istituti relativi all'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza derivanti da causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata. L'ambito di applicazione della disposizione comprende: i dipendenti civili dello Stato e i dipendenti delle altre pubbliche amministrazioni che per espresse disposizioni normative avevano diritto ai trattamenti abrogati dall'articolo 6 del decreto-legge n. 201 del 2011. Rimane confermata la tutela derivante dall'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali.
La circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 32934 del 6 giugno 2012 nel chiarire i contenuti della disposizione normativa conferma l'abrogazione dei suddetti istituti per tutti i dipendenti delle pubbliche amministrazioni. L'abrogazione degli istituti, previsti dalla normativa anteriore all'articolo 6 del decreto-legge n. 201 del 2011, continuano a trovare applicazione nei confronti del personale appartenente alle forze armate (Esercito, Marina e Aeronautica), all'Arma dei Carabinieri, alle forze di polizia ad ordinamento civile (polizia di Stato, Corpo forestale dello Stato e polizia penitenziaria) e militare (Guardia di finanza), al comparto vigili del fuoco e soccorso pubblico.
Diego Zardini, deputato del Partito Democratico, ha presentato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali una interrogazione per chiedere di “assumere ogni iniziativa di competenza e di carattere normativo per ripristinare gli istituti dell'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata”.
Diego Zardini afferma che “i cittadini, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni e le organizzazioni sindacali hanno contestato tale provvedimento ed hanno promosso la sottoscrizione di un appello rivolto al Parlamento per chiedere l'abrogazione dell'articolo 6 con il quale sono stati aboliti gli istituti sull'equo indennizzo e sulle cause di servizio. Inoltre, sono state inviate lettere di protesta alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
“I proponenti dell'appello, dichiara Diego Zardini, sottolineano che l'articolo 6 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, restringe l'area di tutela dei lavoratori pubblici al fine di effettuare dei risparmi in questo caso ingiusti senza aver messo in atto le azioni di controllo più opportune per contrastare il fenomeno delle dichiarazioni e certificazioni false finalizzate ad usufruire delle prestazioni sopra specificate”.

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venerdì 2 maggio 2014

Renzi e Madia scrivono ai dipendenti della PA

Vogliamo fare sul serio.
L'Italia ha potenzialità incredibili. Se finalmente riusciamo a mettere in ordine le regole del gioco (dalla politica alla burocrazia, dal fisco alla giustizia) torniamo rapidamente fra i Paesi leader del mondo. Il tempo della globalizzazione ci lascia inquieti ma è in realtà una gigantesca opportunità per l'Italia e per il suo futuro. Non possiamo perdere questa occasione.
Vogliamo fare sul serio, dobbiamo fare sul serio.
Il Governo ha scelto di dare segnali concreti. Questioni ferme da decenni si stanno finalmente dipanando. Il superamento del bicameralismo perfetto, la semplificazione del Titolo V della Costituzione e i rapporti tra Stato e Regioni, l'abolizione degli enti inutili, la previsione del ballottaggio per assicurare un vincitore certo alle elezioni, l'investimento sull'edilizia scolastica e sul dissesto idrogeologico, il nuovo piano di spesa dei fondi europei, la restituzione di 80 euro netti mensili a chi guadagna poco, la vendita delle auto blu, i primi provvedimenti per il rilancio del lavoro, la riduzione dell'IRAP per le imprese. Sono tutti tasselli di un mosaico molto chiaro: vogliamo ricostruire un'Italia più semplice e più giusta. Dove ci siano meno politici e più occupazione giovanile, meno burocratese e più trasparenza. In tutti i campi, in tutti i sensi.
Fare sul serio richiede dunque un investimento straordinario sulla Pubblica Amministrazione. Diverso dal passato, nel metodo e nel merito.
Nel metodo: non si fanno le riforme della Pubblica Amministrazione insultando i lavoratori pubblici. Che nel pubblico ci siano anche i fannulloni è fatto noto. Meno nota è la presenza di tantissime persone di qualità che fino ad oggi non sono mai state coinvolte nei processi di riforma. Persone orgogliose di servire la comunità e che fanno bene il proprio lavoro.
Compito di chi governa non è lamentarsi, ma cambiare le cose. Per questo noi, anziché cullarci nella facile denuncia, sfidiamo in positivo le lavoratrici e i lavoratori volenterosi. Siete protagonisti della riforma della Pubblica Amministrazione.
Nel merito: abbiamo maturato alcune idee concrete. Prima di portarle in Parlamento le offriamo per un mese alla discussione dei soggetti sociali protagonisti e di chiunque avrà suggerimenti, critiche, proposte e alternative. Abbiamo le idee e siamo pronti a intervenire. Ma non siamo arroganti e quindi ci confronteremo volentieri, dando certezza dei tempi.
Le nostre linee guida sono tre.
1. Il cambiamento comincia dalle persone. Abbiamo bisogno di innovazioni strutturali: programmazione strategica dei fabbisogni; ricambio generazionale, maggiore mobilità, mercato del lavoro della dirigenza, misurazione reale dei risultati, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, asili nido nelle amministrazioni.
2. Tagli agli sprechi e riorganizzazione dell'Amministrazione. Non possiamo più permetterci nuovi tagli orizzontali, senza avere chiari obiettivi di riorganizzazione. Ma dobbiamo cancellare i doppioni, abolendo enti che non servono più e che sono stati pensati più per dare una poltrona agli amici degli amici che per reali esigenze dei cittadini. O che sono semplicemente non più efficienti come nel passato.
3. Gli Open Data come strumento di trasparenza. Semplificazione e digitalizzazione dei servizi. Possiamo utilizzare le nuove tecnologie per rendere pubblici e comprensibili i dati di spesa e di processo di tutte le amministrazioni centrali e territoriali, ma anche semplificare la vita del cittadini: mai più code per i certificati, mai più file per pagare una multa, mai più moduli diversi per le diverse amministrazioni.
Ciascuna di queste tre linee guida richiede provvedimenti concreti.
Ne indichiamo alcuni su cui il Governo intende ascoltare la voce diretta dei protagonisti a cominciare dai dipendenti pubblici e dai loro veri datori di lavoro: i cittadini.
Il cambiamento comincia dalle persone
1) abrogazione dell'istituto del trattenimento in servizio, sono oltre 10.000 posti in più per giovani nella p.a., a costo zero
2) modifica dell'istituto della mobilità volontaria e obbligatoria
3) introduzione dell'esonero dal servizio
4) agevolazione del part-time
5) applicazione rigorosa delle norme sui limiti ai compensi che un singolo può percepire dalla pubblica amministrazione, compreso il cumulo con il reddito da pensione
6) possibilità di affidare mansioni assimilabili quale alternativa opzionale per il lavoratore in esubero
7) semplificazione e maggiore flessibilità delle regole sul turn over fermo restando il vincolo sulle risorse per tutte le amministrazioni
8) riduzione del 50% del monte ore dei permessi sindacali nel pubblico impiego
9) introduzione del ruolo unico della dirigenza
10) abolizione delle fasce per la dirigenza, carriera basata su incarichi a termine
11) possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico, oltre un termine
12) valutazione dei risultati fatta seriamente e retribuzione di risultato erogata anche in funzione dell'andamento dell'economia
13) abolizione della figura del segretario comunale
14) rendere più rigoroso il sistema di incompatibilità dei magistrati amministrativi
15) conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, asili nido nelle amministrazioni
Tagli agli sprechi e riorganizzazione dell'Amministrazione
16) riorganizzazione strategica della ricerca pubblica, aggregando gli oltre 20 enti che svolgono funzioni simili, per dare vita a centri di eccellenza
17) gestione associata dei servizi di supporto per le amministrazioni centrali e locali (ufficio per il personale, per la contabilità, per gli acquisti, ecc.)
18) riorganizzazione del sistema delle autorità indipendenti
19) soppressione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione e attribuzione delle funzioni alla Banca d'Italia
20) centrale unica per gli acquisti per tutte le forze di polizia
21) abolizione del concerto e dei pareri tra ministeri, un solo rappresentante dello Stato nelle conferenze di servizi, con tempi certi
22) leggi auto-applicative; decreti attuativi, da emanare entro tempi certi, solo se strettamente necessari
23) controllo della Ragioneria generale dello Stato solo sui profili di spesa
24) divieto di sospendere il procedimento amministrativo e di chiedere pareri facoltativi salvo casi gravi, sanzioni per i funzionari che lo violano
25) censimento di tutti gli enti pubblici
26) una sola scuola nazionale dell'Amministrazione
27) accorpamento di Aci, Pra e Motorizzazione civile
28) riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio (es. ragionerie provinciali e sedi regionali Istat) e riduzione delle Prefetture a non più di 40 (nei capoluoghi di regione e nelle zone più strategiche per la criminalità organizzata)
29) eliminazione dell'obbligo di iscrizione alle camere di commercio
30) accorpamento delle sovrintendenze e gestione manageriale dei poli museali
31) razionalizzazione delle autorità portuali
32) modifica del codice degli appalti pubblici
33) inasprimento delle sanzioni, nelle controversie amministrative, a carico dei ricorrenti e degli avvocati per le liti temerarie
34) modifica alla disciplina della sospensione cautelare nel processo amministrativo, udienza di merito entro 30 giorni in caso di sospensione cautelare negli appalti pubblici, condanna automatica alle spese nel giudizio cautelare se il ricorso non è accolto
35) riforma delle funzioni e degli onorari dell'Avvocatura generale dello Stato
36) riduzione delle aziende municipalizzate
Gli Open Data come strumento di trasparenza. Semplificazione e digitalizzazione dei servizi
37) introduzione del Pin del cittadino: dobbiamo garantire a tutti l'accesso a qualsiasi servizio pubblico attraverso un'unica identità digitale
38) trasparenza nell'uso delle risorse pubbliche: il sistema Siope diventa "open data"
39) unificazione e standardizzazione della modulistica in materia di edilizia ed ambiente
40) concreta attuazione del sistema della fatturazione elettronica per tutte le amministrazioni
41) unificazione e interoperabilità delle banche dati (es. società partecipate)
42) dematerializzazione dei documenti amministrativi e loro pubblicazione in formato aperto
43) accelerazione della riforma fiscale e delle relative misure di semplificazione
44) obbligo di trasparenza da parte dei sindacati: ogni spesa online
Sarà per noi importante leggere le Vostre considerazioni, le Vostre proposte, i Vostri suggerimenti. Scriveteci all'indirizzo: rivoluzione@governo.it
La consultazione sarà aperta dal 30 aprile al 30 maggio. Nei giorni successivi il Governo predisporrà le misure che saranno approvate dal Consiglio dei Ministri venerdì 13 giugno 2014.
Grazie di cuore e, naturalmente, buon lavoro.
Matteo Renzi Marianna Madia

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giovedì 1 maggio 2014

Angelo Rughetti a Sommacampagna

Il sottosegretario alla semplificazione ed alla pubblica amministrazione Angelo Rughetti parteciperà all’incontro che si terrà a Sommacampagna sabato 3 maggio alle ore 11 presso la sala consiliare di Sommacampagna. L’incontro è stato organizzato dalla lista “Manzato Sindaco” e sarà l’occasione per un confronto con i rappresentanti degli enti locali ed i cittadini.
All’incontro interverranno Graziella Manzato, candidata a sindaco per il comune di Sommacampagna, Anna Maria Bigon, sindaco di Povegliano Veronese, e Gianluigi Mazzi, sindaco di Sona.
L’incontro avviene il giorno dopo la presentazione da parte del premier e del ministro competente Marianna Madia della riforma della Pubblica Amministrazione che si fonda su: “Capitale umano, Innovazione e Tagli alle strutture non necessarie”.
Da parte del sottosegretario Rughetti ci si aspetta un intervento diretto a chiarire ulteriormente i contenuti della riforma ed a dare risposte alle problematiche che sicuramente verranno rappresentate nell’incontro.
“Sarà un’occasione per presentare al sottosegretario le nostre esigenze in merito alla semplificazione normativa negli enti locali. E’ un incontro che abbiamo fortemente voluto perché, come lista civica, abbiamo fatto della semplificazione amministrativa uno dei pilastri del nostro programma” afferma Graziella Manzato. “Dagli incontri con i cittadini e con le associazioni, nella preparazione della campagna elettorale, emerge l’esigenza di uno sforzo di snellimento delle pratiche burocratiche da parte degli uffici comunali. Di fronte però, spesso, alcune leggi sovracomunali costringono a tortuosi passaggi amministrativi che, in molti casi, si rivelano inadeguati alle esigenze di risposta delle imprese e dei cittadini. Sarà quindi l’occasione per manifestare questa nostra volontà e ascoltare, da parte di uno dei principali attori, la proposta di riforma della pubblica amministrazione proposta dal Governo.”
Ritengo che gli enti locali per le materie di competenza dovranno non solo chiedere semplificazione del sistema normativo ma anche ripensare i processi di produzione dei servizi veloci ed efficienti, eliminando le fasi di lavorazione inutili che non creano valore e gli sprechi.
Il fallimento del decreto Brunetta è dovuto al fatto che le autonomie locali sono state destinatarie di poche norme obbligatorie sulla trasparenza e molte disposizioni facoltative che hanno consentito alla maggior parte degli enti territoriali di mantenere lo status quo, evitando così di introdurre nei comuni gli strumenti manageriali previsti dal performance management: Sistema di misurazione e valutazione della performance, Ciclo di gestione della performance, Organismo di valutazione della performance, Indicatori di qualità e quantità dei servizi erogati.
La proposta di legge presentata da Diego Zardini, deputato del Partito Democratico, e sottoscritta da altri 15 deputati si muove nella direzione di valorizzare gli enti locali e di metterli nelle condizioni di utilizzare gli strumenti manageriali necessari per una gestione efficace ed efficiente della cosa pubblica.
Sicuramente si parlerà dell’amministrazione uscente del Comune di Sommacampagna che non ha certamente brillato in materia di innovazione.
Occorre ricordare che il sindaco uscente Gianluigi Soardo (Lega Nord) è stato condannato in secondo grado per l’inchiesta di Atv, sospeso dal prefetto Perla Stancari e dimessosi nell’autunno scorso.

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