martedì 23 giugno 2015

Il lavoro ritrovato

E’ il titolo dell’ultimo libro di Pietro Ichino, Mondadori.
«Giù le mani dall'articolo 18!» si gridava, nelle piazze e non solo. Poi, quando si è capito che quella norma poteva essere davvero mandata in soffitta, la tensione è arrivata al calor bianco. Eppure tutti sanno che il sistema di protezione di cui l'articolo 18 è la chiave di volta, quello che oggi chiamiamo job property, è nato mezzo secolo fa, nel lontano 1970: da allora tutto, o quasi, è cambiato. Cinquant'anni fa non c'erano ancora i computer, non esisteva Internet, ma neppure fax e fotocopiatrici. Esisteva, invece, il «posto fisso»: si entrava in azienda a 16 anni per rimanerci fino alla pensione, fabbricando sempre gli stessi oggetti, con gli stessi strumenti. In una società dove erano ancora gli aiuti di Stato ad assicurare la continuità delle grandi strutture produttive, non era neppure pensabile che aziende come Olivetti, Fiat o Alitalia potessero ricorrere a un licenziamento collettivo o tanto meno chiudere. Mentre era pensabile che il «risarcimento» per la perdita del posto in aziende come quelle consistesse in anni e anni di Cassa integrazione, fino a un prepensionamento a 57 o 58 anni. Ma nel frattempo l'articolo 18 generava un regime di apartheid tra i garantiti e i precari, cui la grande crisi ha aggiunto gli esclusi.
In questo libro scritto con il rigore dello studioso ma con la penna agile del giornalista, Pietro Ichino, giuslavorista e senatore della Repubblica, racconta perché e come nel nostro ordinamento è stato introdotto l'articolo 18, spiega il meccanismo giudiziale che ha fatto di questa norma la fonte della job property, traccia la storia politica della riforma che va sotto il nome di Jobs Act, ne ripercorre il tormentato iter legislativo fino al varo della legge-delega del dicembre 2014 e all'entrata in vigore nel marzo 2015 dei primi due decreti attuativi, uno sul contratto a tutele crescenti e l'altro sul nuovo trattamento universale di disoccupazione e sul contratto di ricollocazione, mirati a proteggere il lavoratore nel mercato anziché dal mercato.
Attraverso una galleria di esempi reali, spiega come la soluzione di compromesso tentata con la legge Fornero è stata svuotata del suo contenuto per il modo in cui è stata applicata, ma soprattutto ci racconta la «storia segreta» del Jobs Act, il braccio di ferro sui contenuti dei primi decreti attuativi e sulla disciplina del contratto a tutele crescenti: che cosa è accaduto fin qui e che cosa deve ancora accadere.
Affinché il lavoro sognato, perduto, rivendicato sia, prima di tutto, un lavoro ritrovato.

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venerdì 19 giugno 2015

Disabili: Rotta e Zardini scrivono a Boeri

Al Presidente dell’INPS Prof. Tito Boeri
Ci rivolgiamo cortesemente a Lei per chiederle di intervenire a favore dei disabili che dovrebbero essere assunti all’INPS. Problematica questa che fino a questo momento non ha trovato soluzione nonostante le diverse interrogazioni parlamentari, un ordine del giorno approvato dal Governo ed una proposta di legge.
L'Inps con determinazione n. 438 del 2 dicembre 2011 ha disposto per il 2012 l’assunzione di n. 250 unità di disabili in area B/B1 da distribuire sul territorio nazionale, il prospetto informativo, parte integrante della determinazione, evidenzia una scopertura pari a 495 unità di disabili rispetto alle 250 assunzioni programmate, ha approvato lo schema di convenzione previsto dall'articolo 11 della legge n. 68/1999 – che stabilisce le finalità, la programmazione delle assunzioni, i criteri per la selezione dei soggetti disabili, le modalità di attuazione, la sottoscrizione del contratto individuale, la verifica dello stato di attuazione ed altro – ed autorizzato ciascun direttore regionale dell’Istituto a stipulare lo schema di convenzione con le Province.
A conclusione della procedura di selezione dei soggetti disabili, l'Inps nel mese di aprile 2012 ha comunicato e richiesto ai soggetti idonei e collocati in posizione utile nella graduatoria di assunzione la documentazione utile al fine di perfezionare l’iter di assunzione. A tale scopo i soggetti interessati all'assunzione hanno presentano la documentazione richiesta.
Le nuove disposizioni di legge (art. 21 del D. L. n. 201 del 6/12/2011 convertito, con modificazioni, dalla legge 22/12/ 2011, n. 214; art. 2 del D. L. 6/7/2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7/8/2012, n. 135, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 gennaio 2013) hanno bloccato il reclutamento delle categorie protette per le pubbliche amministrazioni che presentavano una situazione di soprannumerarietà del personale rispetto alla pianta organica. L’Inps, dopo aver rideterminato la dotazione organica e rilevato la soprannumerarietà del personale, ha sospeso cautelativamente il processo di assunzione relativo ai soggetti disabili ai sensi della legge n. 68/1999.
Gli ostacoli normativi che si frapponevano all’assunzione delle categorie protette vengono finalmente eliminati con l’approvazione del D. L. 31 agosto 2013, n. 101 convertito con modificazioni dalla L. 30 novembre 2013, n. 125, il quale prevede all’art. 7 una deroga a favore delle categorie al divieto di nuove assunzioni nel caso in cui le PA presentano una situazione di soprannumerarietà del personale rispetto alla pianta organica.
L’art. 7 del D. L. 31 agosto 2013, n. 101 convertito con modificazioni dalla L. 30 novembre 2013, n. 125 prevede una deroga a favore delle categorie al divieto di assunzioni nel caso in cui le amministrazioni pubbliche registrano una situazione di soprannumerarietà del personale rispetto alla pianta organica.
L’art 7 del D. L. n. 101/2013 al c. 6 disciplina la rideterminazione del numero di assunzioni obbligatorie delle categorie protette sulla base delle quote d'obbligo e dei criteri di computo previsti dalla normativa vigente ed al c. 7 assegna al dipartimento della funzione pubblica il compito di monitorare l'adempimento dell'obbligo da parte delle pubbliche amministrazioni.
Superati gli ostacoli normativi che si sono frapposti all’assunzione dei disabili l’Inps ha richiesto per la seconda volta all’inizio di aprile del 2014 la documentazione necessaria ai soggetti interessati all’assunzione al fine di conclude l’iter di reclutamento.Purtroppo da tale data le assunzioni non sono state effettuate e non si ha alcuna notizia riguardo alle 250 persone disabili che dovrebbero essere assunte dall’Istituto con il rischio di far decadere la convenzione e le prove di selezione.
La ringraziamo per la sua disponibilità ed interessamento nella speranza che la problematica decritta possa risolversi nel migliore dei modi per i disabili interessati dall’assunzione da parte dell’Inps.
Le chiediamo di poterla incontrare, in rapporto ai suoi impegni, per sottoporle il problema del decentramento nella Provincia di Verona.
Cordiali saluti
Alessia Rotta
Diego Zardini

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domenica 14 giugno 2015

Diego Zardini: contributo alla riforma PA

E’scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti relativi al disegno di legge delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, già approvata dal Senato. Gli emendamenti presentati sono circa 2000 e tra questi ve ne sono due presentati dal deputato veronese Diego Zardini.
“La trasparenza, dichiara Diego Zardini, è un fattore di grande cambiamento per realizzare la democrazia e la partecipazione”. Per tale motivo condivido il contenuto dell’art. 6 della riforma (prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza) ed ho proposto di inserire tra le materie soggette alla trasparenza le seguenti: a)Le fasi del processo per le gare d’appalto dall’impegno di spesa alla conclusione dei lavori o delle forniture; b)Il tempo medio di attesa delle visite specialistiche di ciascuna struttura del servizio sanitario nazionale; c)Il tempo medio di pagamento relativo agli acquisti di beni, servizi e forniture, l’ammontare complessivo dei debiti e il numero delle imprese creditrici, aggiornati in tempo reale; d)Le determinazioni e le deliberazioni dell’organismo di valutazione. La trasparenza di tali materie è rilevante al fine di contrastare la corruzione ed informare i cittadini ed i ricercatori sulle attività delle pubbliche amministrazioni”.
“Per rendere tutto ciò possibile, spiega Diego Zardini, ho presentato un secondo emendamento finalizzato all’istituzione di un sistema di misurazione, valutazione e trasparenza della performance che si basi sui seguenti principi: - istituzione dell’organismo indipendente di valutazione della performance; - adozione di adeguati indicatori di efficienza ed efficacia; istituzione a livello centrale di indicatori comuni per i comuni (classificati per popolazione), le Regioni e le strutture del Servizio sanitario nazionale per realizzare il benchmarking ed attuare la strategia replicativa dei migliori processi; - riordino della materia degli incentivi al personale, premi di risultato e salario accessorio”.
Secondo l’emendamento di Diego Zardini la materia degli incentivi al personale deve essere regolata dai seguenti principi: “- Condizione necessaria per l’erogazione dei suddetti compensi sono la introduzione del sistema di misurazione e valutazione della performance e l’adozione degli indicatori di efficacia e di efficienza, i quali dovranno essere specifici, misurabili e rapportati alle risorse; - I premi di risultato sono collegati agli obiettivi programmati, stabiliti in sede di programmazione dell’ente, alle risorse utilizzate e disponibili, ed ai risultati conseguiti risultanti dal sistema di misurazione e valutazione della performance e dagli indicatori di performance”.
L’intervento di Diego Zardini è finalizzato a rendere obbligatori gli strumenti manageriali descritti dalla trasparenza al sistema di controllo dell’efficacia nelle autonomie locali (Regioni, Comuni, Strutture del servizio sanitario nazionale) che allo stato sono facoltativi. Pertanto, non tutti gli enti territoriali hanno attuato il cambiamento richiesto dai cittadini.
Ad esempio la Regione Veneto ha una gestione opaca e, pertanto, le dichiarazioni di Zaia rappresentano soltanto mera propaganda fuorviante in assenza di informazioni significative e controllabili. Purtroppo per i cittadini non è facile distinguere le dichiarazioni oneste da quelle false.
I fautori dell’opacità non comprendono che oggi la trasparenza prima o dopo si impone, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione ed alle indagini delle forze dell’ordine, e presenta il conto a coloro che operano di nascosto e non amano la trasparenza.

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