domenica 13 agosto 2017

Dipartimenti nel Partito Democratico?

Il termine dipartimento è stato usato per la prima volta per indicare all'interno di uno Stato una circoscrizione territoriale intermedia tra il livello regionale e quello regionale. Successivamente il termine è stato ampliato nel suo significato ed utilizzato per indicare un modello di una organizzazione. Infatti, il dipartimento è adoperato nella sanità, nella scuola e nei ministeri ed in alcuni casi nelle aziende.
L’organizzazione dipartimentale è la struttura formata dall'aggregazione di attività e funzioni omogenee, affini e complementari volta a dare risposte unitarie, tempestive e complete al fine di conseguire obiettivi comuni. Pertanto, viene superata la divisione del lavoro e delle attività per realizzare una strategia comune in ogni dipartimento.
Il Partito Democratico ha ufficializzato la costituzione di 40 dipartimenti che “affiancheranno il segretario e la segretaria nazionale per affrontare al meglio le sfide dei prossimi mesi”.
In definitiva il PD ha frammentato le attività del partito che invece avrebbero bisogno di essere ricomposte e gestite in aree omogenee con obiettivi comuni ed una strategia comune. Tali incarichi non possono essere definiti dipartimenti in quanto le attività del PD sono state frantumate in 40 incarichi specifici. Come si può operare in modo unitario e strategico se mancano forme organizzative che aggregano le attività omogenee, affini e complementari. Per esempio i seguenti incarichi circoli, città metropolitane, mamme ecc. come possono operare se non sono aggregate rispettivamente nei dipartimenti organizzazione, autonomie locali e welfare.
Per ovviare a tale errore occorre costituire circa una decina di dipartimenti con un responsabile che svolge compiti di coordinamento, direzione e controllo e riaggregare gli incarichi che sono stati conferiti.
Inoltre, occorre concludere al più presto il lavoro svolto dalla commissione Forma-Partito per dare nuova linfa all'organizzazione del partito. Il documento finale afferma che “non è più eludibile la necessità di sperimentare nuove forme organizzative per la costruzione di una comunità che sappia interagire con le caratteristiche che contraddistinguono quello che abbiamo chiamato l’arcipelago della militanza”.
La riforma del partito deve considerare i cambiamenti avvenuti nelle organizzazioni e replicare quei modelli che più si adattano alla vita di un partito democratico e popolare: semplificazione degli organi che attualmente sono elefantiaci, velocità delle decisioni con organi snelli e capacità decisionali, abbandono della struttura piramidale, la istituzione di veri dipartimenti che aggregano le persone e le attività complementari e similari, reinventare la presenza del PD nel territorio, la quale è offuscata dagli interessi di potere, costituire a livello periferico delle comunità spontanee di passione o di entusiasmo focalizzate su un argomento specifico scelto dai membri ed altro.
Ci sono tante cose da realizzare peccato che si sia iniziato dai falsi dipartimenti dividendo le persone e le attività. E’ impensabile che il cambiamento del Partito Democratico parta dalla divisione del lavoro e delle attività.

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venerdì 11 agosto 2017

Nomine nelle aziende partecipate veronesi

Niente di sorprendente sulle nomine nelle aziende partecipate del comune di Verona. Tutto procede con le regole dell’antiquato regolamento che disciplina le nomine negli enti.
Dopo le lezioni comunali tutte le forze politiche hanno dimenticato gli impegni assunti con gli elettori ed in particolar modo il Sindaco Sboarina che non ha perso tempo nel procedere nell'iter delle nomine. Sboarina non ha trascurato gli impegni assunti con coloro che lo hanno sostenuto nel ballottaggio, i quali hanno preteso incarichi di primo livello nelle partecipate comunali. I cosiddetti migranti economici sembra che abbiano avuto la meglio e sicuramente vedranno esauditi i loro desideri di occupazione del potere.
Le forze politiche di minoranza non hanno espresso alcune posizione pubblica per contrastare il disegno arcaico di Sboarina.
Dopo la campagna elettorale poche voci si sono alzate per contestare e proporre nuovi metodi per le nomine che privilegiassero la trasparenza e le competenze e non certamente l’appartenenza politica, la fedeltà personale ad un esponente politico e gli interessi di parte.
Si ricordano le seguenti posizioni contrarie all'attuale sistema delle nomine espresse dopo i risultati elettorali:
- Un gruppo di professionisti hanno rilevato, in una lettera aperta al Sindaco ed un’altra ai capi gruppo delle forze politiche presenti in consiglio comunale, che nell'attuale regolamento sono assenti i criteri adottati da altre città finalizzati a migliorare il sistema delle nomine ed a privilegiare la trasparenza e le competenze;
- La dichiarazione dell’on.le Diego Zardini, il quale ha dichiarato che “la questione delle nomine vada affrontata in discontinuità con le precedenti amministrazioni comunali. L'appello di alcuni professionisti veronesi appare assolutamente condivisibile e deve essere sostenuto da tutte le forze politiche. Per fare questo occorre intervenire sul vigente regolamento comunale che disciplina le nomine ed introdurre finalmente criteri per la valutazione delle competenze oggettivamente verificabili e processi per la trasparenza, con la pubblicazione nel sito comunale degli atti e dei documenti che incidono sulle nomine (bando pubblico, pubblicazione dei c.v. dei candidati e della decisione finale del sindaco)".
- L’ordine del giorno presentato dal neo consigliere comunale Tommaso Ferrari che chiede la modifica del regolamento comunale affinché le nomine “siano attuate previa pubblicazione sul sito del Comune dei curriculum vitae di tutti i candidati; la decisione relativa alla singola nomina sia data per iscritto e resa pubblica sul sito del Comune, oltre a contenere una comparazione critica tra i vari candidati”.
Le minoranze hanno fatto diversi errori tra i quali: 1) Non aver richiesto la convocazione del consiglio comunale per modificare il regolamento che disciplina le nomine; 2) Aver accettato senza reazioni pubbliche che le nomine venissero effettuate con il vecchio sistema che garantisce la lottizzazione del potere; 3) Non aver espresso condivisione pubblica alle proposte presentare dal gruppo di professionisti.
Probabilmente alle minoranze sta a cuore partecipare alla lottizzazione del potere, trascurando gli interessi generali della comunità veronese.
Il regolamento vigente che disciplina le nomine nelle aziende partecipate assegna ai componenti del consiglio comunale ed agli assessori il potere di presentare le candidature, escludendo i cittadini in possesso dei requisiti professionali di presentare la candidatura.
La sottoscrizione delle candidature da parte dei consiglieri comunali e degli assessori permette di identificare l’appartenenza politica dei candidati e, quindi, di realizzare la lottizzazione del potere.
Non si conoscono i criteri oggettivi adottati dalle forze politiche, presenti in consiglio comunale, nella presentazione delle candidature. Dai nominativi che sono emersi si evince che le competenze e l’incumulabilità delle cariche politiche con quelle negli enti non sono state tenute in considerazione.
Le minoranze per dimostrare con ritardo la loro sensibilità dovrebbero richiedere la convocazione del consiglio comunale per modificare l’attuale regolamento che disciplina le nomine nelle aziende partecipate del comune. Le sole autocritiche postume se non accompagnate da azioni operative non servono a nulla.
Per allineare il comune di Verona alle best practice in materia di nomine occorre che nelle modifiche del regolamento vengano inseriti i seguenti fattori:
- Trasparenza:
- Bando pubblico per le posizioni da ricoprire negli enti partecipati con l’indicazione dei requisiti che occorre possedere;
- Pubblicazione nel sito del comune dei curriculum vitae presentati dai candidati e delle valutazioni della commissione degli esperti;
- Pubblicazione della motivazione finale del sindaco rispetto alle scelte effettuate.
- Competenze
- Nomina di una commissione di esperti indipendenti che valuti la conoscenza e le competenze dei candidati;
- Presentazione da parte dei candidati dei curriculum vitae e di una nota illustrativa (scritta o durante il colloquio) che illustri gli obiettivi che la società dovrebbe conseguire;
- Istituzione di un colloquio pubblico per i candidati per dare loro la possibilità di presentazione ed alla commissione di conoscere le potenzialità dei candidati attraverso la valutazione del c.v., della nota illustrativa e del colloquio stesso.
Pertanto, con il presente articolo si lancia un appello alle minoranze affinché intervengano per migliorare il regolamento che disciplina le nomine, superando qualunque posizione di parte e nell'interesse dei cittadini veronesi.

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